AFFRANCARCI DAL PENSIERO UNICO COME STURM UND DRANG FECE CONTRO I LUMI

Quando nel 1895 Gabriele d’Annunzio approdò in Grecia in piena esplosione creativa -ne scaturì “Maia”, prima delle straordinarie Laudi che gli dettero fama mondiale, poi gli guadagnarono il sodalizio alla pari col sommo Debussy per ‘Le Martyre de Saint Sébastien’- il prodigioso ventiduenne mitizzò che i lidi e le selve degli Elleni echeggiassero del grido numinoso ‘il Grande Pan è tornato’.

Ben altro urlo -‘Sturm und Drang!’- si era levato in terra tedesca quando nello scorcio del Settecento (1799) un manipolo di tedeschi animosi (tra essi Goethe e Schiller molto giovani, poi Novalis e i fratelli Schlegel), annunciarono vicino il sorgere del Romanticismo nazionale generato dallo Sturm und Drang, quest’ultimo dura reazione del Geist tedesco all’Illuminismo e all’egemonia anche militare della Francia.
In quel momento il Romanticismo fu un grande sisma, fu il rovesciamento dei cieli. Fu tra l’altro la riproposta del Medioevo di popolo contro il Rinascimento dei colti agiati che a tavola si parlavano in francese.
Fu la risposta della Germania giovane ma geniale alla rassegnazione dei più al Pensiero Unico enciclopedista.

Oltre due secoli sono passati e la storia si ripete. Nel ventennio che è seguito al Novecento si inabissano i miti e le conquiste delle lotte, il comunismo, la fede nella democrazia, il 1945, il congegno liberal-parlamentare, il mercato elargitore di benessere, il semiprogressismo ragionevole ceto medio, la contestazione giovanile, la laicità, il SacroWelfare, i diritti. In odio a tutto ciò troneggiano Trump, Putin, Orban, Bolsonaro e altri, molto benvoluti dall’uomo della strada, criminalizzati dai radical chic. Nell’Europa ‘liberata dall’Armata rossa’ si accarezza il sogno di servire nelle cucine e toilettes della NATO; sarà duro unificare il Vecchio Continente all’insegna di un PIL social-liberale che aggradi agli assennati e ai circospetti. Tutto ciò non assomiglia alla morta gora germanica dei Due-Trecento Signori parziali che riconoscevano la primazia del razionalismo aggiornato e edificavano residenze alla francese?

Se il Romanticismo fu la veemente, forse convulsa reazione al conformismo sottomesso, ai philosophes, al settarismo ‘moderno’ e di necessità miscredente, all’Encyclopédie che non sbagliava, oggi non ripercorriamo quasi gli stessi sentieri? I dogmi novecenteschi ci sono uggiosi, rinneghiamo i voti e le osservanze che avevamo pronunciato per ingenuità, aneliamo ad altro. Non a un semplice dietrofront letterario, non a una voga più attraente. Ma a un Nuovo Romanticismo ‘germanico’, che non si faccia intimidire dai sarcasmi in inglese di ‘Repubblica’, che derida la mestizia di vedove e prèfiche del sinistrismo, che consideri congeniale e amico degli ormoni il lamento sulla morte di una mezza dozzina di deità democratiche.

Probabilmente viviamo e pensiamo in una fase senza nuove idee-forza, ma le nuove idee verranno, quelle vecchie imputridiranno. Per ora non tediateci coi quaresimali sulla Resistenza che ha completato il Risorgimento, sui balzi in avanti della Prima Repubblica, sulla saggezza delle Istituzioni, sul Badante del Regime che al Quirinale, fasciato di cilicio, medica foruncoli e lebbre della democrazia. Non tediateci coll’ottimismo della bonaria volontà, della funzione salvifica dei corpi intermedi, dell’utilità dei messaggi quirinalizi di Capodanno, sui meriti che ci guadagnamo comprando F35 e vendendo intimo griffato. Per i Cazzulli come per i Benigni le cose vanno abbastanza bene, e se reciteremo le novene di un tempo lo Stellone raddrizzerà le nostre vie. No. No. Servirebbe un bagno lustrale, una catarsi cattiva, uno scossone. Non siamo come le inette tribù beduine prima dell’apparizione di Maometto?

Ricapitoliamo. Possiamo non prendere sul serio lo Sturm und Drang. Però siamo stufi di pensare dal 1945 allo stesso modo filisteo (=borghese parasinistristo, studi al MIT, tennista con terza casa) in tutte le plaghe dell’Impero del PIL democratico. Andrebbe bene uno spasimo, un’esperienza dissennata, un fiotto di passione. Non fu queste cose lo Sturm und Drang precursore del Romanticismo scalpitante?

Antonio Massimo Calderazzi