“Dovremo cambiare stili di vita”. L’imperativo aleggia, come sulle acque lo spirito del Signore, nei cieli delle società industrializzate divoratrici di risorse, oltraggiatrici dell’ambiente, idolatrici costernate di uno sviluppo fuori tempo massimo. Tuttavia: non sarà tanto per le intimazioni ecologistiche che occorrerà cambiare strada, vivere in modi quasi opposti. Sarà soprattutto per le prepotenze del Mercato, ben nota Deità liberista, implacabile come, sotto la regina Vittoria, l’indifferenza degli agiati di fronte alla ‘potato famine’ degli irlandesi. Il Mercato vincerà ancora, beffardo nei confronti dei suoi adoratori delle Borse Valori.
Eppure, vedremo, sarà il mercato a rilanciare in Occidente il collettivismo parasocialista. Tutte le velleità di lotta del sinistrismo tradizionale buono- a – niente saranno schiacciate, i sindacati chiuderanno, ma i ceti privilegiati dimenticheranno la douceur de vivre.
Già trenta e più anni fa un plotone di economisti un po’ futurologi avvertivano dagli Stati Uniti che la Cina avrebbe prodotto “tutto per tutto il mondo”. Avrebbero dovuto precisare ‘non una ma molte Cine, d’Asia d’Africa d’America latina’. E’ sicuro che si ingigantirà il potenziale produttivo dei paesi di nuova o futura industrializzazione.
I dominatori delle nostre analisi congiunturali, i sapienti e gli aruspici delle macroeconomie confuteranno autorevolmente; ma molte altre Ilve spegneranno gli altiforni, altri capannoni di ex-operai in gamba marciranno, di molte boutiques e shopping centers ci libereremo.
La disoccupazione esploderà. Nello Stivale e altrove occorrerà assicurare un assegno (modesto) di sopravvivenza ad alcune decine di milioni senza reddito. Le risorse non ci saranno, le patrimoniali non basteranno: subentrerà la finanza eccezionale, da economia di guerra.
Un paese come il nostro, che nei millenni seppe essere laboratorio e opificio di innovazioni temerarie, anche scellerate, dovrà sperimentare, dare l’esempio, disobbedire in letizia all’Europa, ai Fondi monetari, alle corti planetarie di giustizia. Lo Stivale dovrà essere primo a cancellare i bilanci militari imposti dalla Nato, a umiliare le esigenze delle Istituzioni, a ridurre a quasi niente i costi della diplomazia (certificata superflua e anche un po’ comica nell’età delle avanzate prodigiose).
Il Quirinale sarà il caso limite: dovrà finire la mascalzonata di ex-regge e palazzi monumentali per i capobonzi e i simil-sommi del Vecchiume; sobrie ville un po’ così basteranno. Persino il Santo Welfare dovrà patire, persino la scuola dovrà rinunciare a conquiste come i viaggi dei liceali negli alberghi con stelle e nei treni veloci. All’educazione sessuale penserà la vita.
Le vacche grasse risulteranno finite.
Tuttavia si attuerà il paradosso: le Deità del Mercato passeranno da dispensatrici di consumi superflui e di edonismi a buon mercato ad operatrici del bene, a giustiziere amiche dei poveri, a carnefici dell’inessenziale. Il Mercato che in Occidente mutilerà l’occupazione sarà lo stesso che imperativamente ridurrà i divari sociali, accorcerà le smisurate distanze tra i redditi e le condizioni. Il Mercato farà ciò cui le varie sinistre hanno mancato, tanto sono state e resteranno irrilevanti.
Se una società come la nostra non accetterà la cancellazione attraverso il fisco dei beni e dei privilegi ereditati, se non avocherà la ricchezza non guadagnata o guadagnata male, essa società non sfamerà le moltitudini che non saprà condannare a perire. La ricchezza sarà colpita dove è raggiungibile, nelle classi alte. Esse cercheranno certamente di opporsi espatriando i capitali e le persone, ingaggiando gli avvocati più iniqui, manovrando tra Borse e pozzanghere internazionali. Ma gli assetti giuridici e i codici si potranno squassare a buon titolo: troppi milioni senza lavoro.
I diritti di proprietà saranno sacrificati, anche grazie al ripudio di costituzioni pretenziose e menzognere come la nostra.
Non gemeranno solo i ceti superiori. I doppi redditi rinunceranno alle crociere elitarie. I lavoratori e i pensionati faranno le vacanze alla buona, presso i parenti in campagna, non nei resort di Dalmazia e Mar Rosso.
Più ancora, gli ex-operai risparmieranno sulle partite di calcio, sulle biciclette iperleggere, sugli smartphone, sulle villette a schiera.
A nessun livello le sofferenze e le mortificazioni saranno assassine, quando le varie Cine doppieranno le nostre futili ‘eccellenze’ quali moda e questa o quella disciplina tennistica. Vivere a livelli più bassi non sarà tragico: salvo per i fomentatori dei consumi superflui e dei costumi paraporcini.
Antonio Massimo Calderazzi