Un libro di Aldo Cazzullo, il bardo del volenteroso ottimismo da Centocinquantesimo anniversario, si intitola “Viva l’Italia”.
Fin qui, non molto da obiettare (a parte che molti di noi riluttiamo a inneggiare con l’Autore: assai discussa è la reputazione della Saturnia Tellus) . Però, sotto il titolo figura la seguente asserzione: “Risorgimento e Resistenza, perché dobbiamo essere orgogliosi della Nostra Nazione”.
E’ d’obbligo la confutazione: il Risorgimento è una cosa, la Resistenza è un’altra, di fatto opposta. La Resistenza fu la guerra voluta da una fazione contro tedeschi e fascisti. Una guerra in più, dopo i criminali bellicismi del nostro secolo XX: Vittorio Emanuele III, Salandra, Sonnino, Cadorna, Mussolini, persino Giolitti per la Libia. Una guerra in più, dopo che le decine di milioni di caduti di due conflitti mondiali ci avevano forzati a non volere più alcuna guerra. Nessuna in assoluto. Avevamo capito: no alle motivazioni ideologiche, no ad ogni altra motivazione, patriottismo compreso.
Le patrie erano costate in un secolo molte decine di milioni di caduti.
Allora la Resistenza, in quanto una guerra in più, è da rifiutare in toto.
Chi volle la Resistenza volle innumerevoli nuovi morti e nuovi drammi, dopo quelli del 1914-45. Non si osi più dichiarare efferati i crimini dei germanici e dei repubblichini, legittimi e sacrosanti i crimini della guerriglia. Questi ultimi furono atti di una guerra mossa da una schiera bellicista. Le rappresaglie tedesche furono sempre provocate da attentati ed esecuzioni dei partigiani. Non ci furono rappresaglie dove mancarono gli attentati e le esecuzioni.
Tutti gli eserciti occupatori della storia ricorsero a rappresaglie per difendersi da guerriglieri che si confondevano nelle popolazioni e se ne facevano scudo, mai offrendo se stessi per risparmiare gli innocenti.
Gli attentatori di via Rasella si misero in salvo e incassarono premi; pagarono i massacrati delle Fosse Ardeatine.
Si guardarono efficacemente dai guerriglieri solo i vincitori del passato molto lontano -tra gli altri, i vincitori dell’Antico Testamento- i quali a volte spegnevano TUTTI i vinti.
Il “Viva l’Italia” di Aldo Cazzullo è, tra le altre cose, un lungo elenco di eroismi partigiani; nessun accenno ai mitra e al tritolo di una parte di tali eroi.
Ipotizzo che nel foro della sua coscienza il Nostro si vergogni di tale omissione integrale, oggi che le ideologie istigatrici della guerriglia partigiana sono rovinosamente fallite (l’ispirazione comunista), oppure sono in caduta libera (l’ispirazione liberaldemocratica, parlamentarista e/o patriottarda dei partigiani non comunisti).
Il fascismo che volle le sue guerre fu esecrabile e vergognoso.
Per la guerra supplementare del 1944-45 l’antifascismo fu altrettanto esecrabile e vergognoso.
Quanto al precetto d’essere ‘orgogliosi della nostra Nazione’, come non ricordare che le istituzioni e le prassi del Settantaquattrennio -malate di corruzione, malcostume e partitocrazia- hanno composto un regime tra i più disonorevoli del mondo occidentale?
Per tacere sul dettaglio che la repubblica nata sinistroide è sempre asservita a Washington. E che i suoi bonzi più alti non si vergognano di tenere corte sontuosa nella reggia costruita col denaro dei poveri dai papi meno cristiani della storia. Poi abitarono il Quirinale, prima dei nostri presidenti, quei sovrani sabaudi che la Resistenza fu supposta di combattere.
Muoia l’Italia che entusiasma Cazzullo.
Antonio Massimo Calderazzi