Gioacchino da Fiora fu il solo profeta della storia italiana, e le sue profezie non furono facili da decifrare. Rinascesse oggi, come potrebbe tacere sul destino, così scuro, della fede e della società cristiane? Azzardo ciò che dirà quando rinascerà, dopo otto secoli.
Dirà che, proprio a causa delle novità scompigliatrici dei tempi moderni, il potenziale d’azione del massimo capo religioso è aumentato, invece di scemare a causa della scristianizzazione. Oggi nè la politica, nè il pensiero laico sono capaci di generare novità grosse. Il Papa sì, alla pari con un ipotetico grande leader di altre fedi. Sia il Papa, sia tale leader saprebbero coinvolgere e condurre le società intere. J.M. Bergoglio era apparso il papa rigeneratore. Ora sappiamo che non lo è. Al meglio, è incatenato a una tradizione infausta, come Prometeo a una roccia del Caucaso.
Per essere creduto, un papa rigeneratore non dovrà assomigliare ad alcun altro pontefice, anzi non dovrà temere di apparire un apostata. Smetterà di canonizzare frotte di nuovi santi e tacerà rispettosamente sui troppi che già esistono, e vegetano nell’irrilevanza. Accantonerà largamente il passato magistero della Chiesa, tanto spesso immeritevole d’essere né Mater né Magistra. Cancellerà i precetti menzogneri, per primo quello contro il controllo delle nascite (la Provvidenza provvede sempre meno; la sovrapopolazione infierisce sempre più). Cancellerà i dettami perfettamente illogici, e risibili, quali il divieto del sacerdozio alle donne. Negherà ogni rispetto a tradizioni assassine, tipo il patriottismo che per millenni ha costretto a morire e a uccidere per il feticcio della Nazione o per quello ancora più mostruoso dell’obbedienza al re, anzi ai governanti.
Soprattutto il Papa demolitore e ricostruttore, amputatore delle cancrene e delle ossificazioni, agirà sulle realtà quotidiane, se perpetuano il male invece di combatterlo. Per dare un esempio capace di traumatizzare, per dare vera testimonianza al suo ideale. Egli abbandonerà Roma e, con una Curia ristretta all’indispensabile, metterà la sua sede in un monastero. Al miglior offerente venderà il Vaticano e i tesori artistici della Chiesa a favore dei miseri del pianeta. Additerà al disprezzo generale quei capi di stato -cominciando dal nostro, dimorante nella reggia voluta dai papi atei del Rinascimento, dai sovrani sabaudi e dai vituperevoli trionfatori della guerra civile – che non faranno la stessa scelta. Il Papa giustiziere abolirà i cardinali e quei vescovi che si faranno chiamare eccellenza: se vorranno rifarsi agli Apostoli e a Cristo, non dovranno assomigliare agli alti prelati del passato. Il Papa profetico indebolirà fortemente il culto di Maria e di quei Santi che non siano stati eroi autentici della carità.
Queste e molte altre rotture ammonteranno finalmente ad una rivoluzione rigeneratrice, unica nell’Occidente dopo quella sciagurata del 1917. Il mondo ne sarà impressionato al punto da riconoscere al Papa della profezia il ruolo di solo innovatore del pianeta. Le nuove realtà da lui generate risulteranno così ardite da rompere l’immobilismo seguito al trionfo del capitalismo, del consumismo, dell’edonismo; i quali tutti hanno dato al denaro la vittoria sui sentimenti e sugli ideali. In quanto conosciuto da tutti gli uomini, un Papa assolutamente diverso sarà accettato come guida e maestro da grandi masse: oltre che di cattolici, di uomini di altre confessioni cristiane e di quei non-credenti che aspirano alla liberazione dal materialismo triviale. La volontà e la forza di innovare drasticamente sono talmente rare che non saranno molti coloro che rifiuteranno un mondo migliore. Nessun capo di imperi sarà pari a Lui se farà le cose grandi, se si sarà rivelato come riformatore più coraggioso di Martin Lutero.
Inevitabilmente, questo papa mai comparso prima agirà innanzitutto sugli italiani per distoglierli dal paganesimo consumista. Con la credibilità di chi avrà abbandonato i palazzi del Vaticano e messo la Chiesa su un cammino opposto a una tradizione morente, egli proporrà agli italiani d’essere l’avanguardia di un mondo conquistato a ideali più alti. Farà vedere agli italiani che loro spetta il primato di avere nei millenni inventato tante novità, anche cattive: dall’impero romano al Rinascimento, all’opera lirica, persino al fascismo, per qualche lustro imitato in mezza Europa e altrove. Il papa della tempesta creatrice proporrà agli italiani d’essere come i beduini e i cammellieri di Maometto, i quali improvvisamente costruirono l’Islam e un impero che andava da al-Andalus all’Asia più remota. Il papa della profezia di Gioacchino da Fiora convincerà gli italiani a tornare primi, come furono a lungo. A sbarazzarsi dell’impostura demoplutocratica, dominata da valori ripugnanti. A guarire dalla lebbra del consumismo. A detestare l’adorazione del troppo benessere e ad arrossire delle sue porcine delizie. A rifiutarsi a tutte le promesse ingannevoli, quali la perennità della crescita.
Persino il lavoro dovrà smettere d’essere un imperativo categorico. Un paese sovrapopolato non conseguirà più il pieno impiego: oltre all’immigrazione delle masse fameliche ci sono le avanzate tecnologiche a fare impossibile il lavoro per tutti: si lavorerà quando possibile. Ma la sopravvivenza delle famiglie più umili e il soccorso al mondo dei miseri dovranno assicurarli la redistribuzione dei redditi e l’arretramento del benessere. Le realtà inferiori quali il lusso, la moda e gli sport corruttori andranno mortificate. Per queste ed altre novità ardue, molti odieranno il Papa che insegnerà e agirà da un monastero di campagna. Ma l’odio vorrà dire che Egli non sarà stato inutile come quasi tutti i suoi predecessori.
A.M. Calderazzi