Fede dolorosa di un Papa

“Grido a Dio: non permettere mai più una cosa simile!”. Papa Ratzinger è stato importante teologo, oltre che forse il testimone più intenso della tragedia vissuta da quei pontefici di tutti i tempi che hanno tentato di redimere le sconfitte della fede. E’ sconvolgente che il 28 maggio 2006 egli abbia urlato contro Dio. Egli grande teologo sa che il Dio Perfezione e il Dio Onnipotenza non può permettere Auschwitz nemmeno un volta. Se una volta ha permesso, il papa non può assolvere Dio.

E’ vero che Ratzinger si rifà alle tante invettive contro Dio nel Vecchio Testamento, per far risultare che non esiste fede senza accuse al Nume: “Dove era Dio in quei giorni?” ha scandito il papa nel Lager. “Perché ha taciuto? Come potè tollerare questo trionfo del male? Ci vengono in mente le parole del Salmo 44, il lamento dell’Israele sofferente: Svegliati, perché dormi, Signore?”.
Ad Auschwitz Ratzinger si avvalse del diritto di rivendicare che né egli, né alcun capo di alcuna fede possiede gli argomenti a difesa del Dio ‘onnipotente e perfettamente giusto’. Lo smarrimento del Sommo Pontefice è quello dell’ultimo dei fedeli.

Ad Auschwitz il papa germanico non poté non proclamare ‘sono qui come figlio del popolo tedesco’, così come non poté non difendere quel popolo annientato dalla ferocia: “Su quel popolo un gruppo di criminali raggiunse il potere mediante promesse bugiarde, a nome di prospettive di grandezza, di recupero dell’onore, di benessere: e anche mediante il terrore e l’intimidazione; cosicché il nostro popolo poté essere usato come strumento della loro smania di distruzione”.

Inevitabilmente, le volte che andò a quel Lager -nel 1979 e nel 1980, prima che nel 2006- dovette riconoscere : ‘Non possiamo scrutare il segreto di Dio: vediamo solo frammenti e ci sbagliamo a farci giudici di Dio e della storia…dobbiamo rimanere con l’umile ma insistente grido verso Dio “Svegliati! Non dimenticare la tua creatura, l’uomo”. In questa occasione papa Benedetto XVI affermò che “il Dio nel quale crediamo è un Dio della ragione”. Ma fece anche proprie le parole terribili del Salmo 40:”Siamo messi a morte, come pecore da macello”.

Ratzinger disse ancora altre parole di verità: “Con la distruzione di Israele, con la Shoa, volevano strappare anche la radice su cui si basa la fede cristiana… Volevano far scomparire un intero popolo (i nomadi) classificato come ‘lebensunwertes Leben’, una vita indegna d’essere vissuta”; e che i soldati russi “sacrificarono sì un immenso numero di vite per liberare i popoli da una dittatura, ma anche sottomettendo gli stessi popoli ad una nuova dittatura, quella di Stalin e dell’ideologia comunista”.

Quando Benedetto XVI fece la gran rinuncia, di scendere dal Soglio, si addussero varie spiegazioni , ciascuna delle quali in sé convincente: la stanchezza umana, l’indebolirsi delle forze, le sordità, le fazioni e le ferocie all’interno della Curia. Forse occorreva chiederci anche se egli non concluse di non potere più restare il capo dei cattolici, laddove nemmeno lui sperava di “scrutare il mistero di Dio”.
Nelle sue parole -ripetiamo, ad Auschwitz- “Dove era Dio in quei giorni?” Nelle parole del Salmo, lamento dell’Israele sofferente: “Signore, perché nascondi il tuo volto?”.

La fede è immortale?