“We need a military that will be so strong that we won’t have to use it. Right now we are in bad shape militarily. We’re decreasing the size of our forces, and we’re not giving them the best equipment. Recruiting the best people has fallen off. There are a lot of questions about the state of nuclear weapons. It’s no wonder nobody respects us. It’s no surprise that we never win”.
We never win: in effetti dopo il 1945 gli US non hanno più vinto un confronto armato. Il trionfo del Nostro sulla coalizione del perbenismo liberal-progressista ha avuto le sue ragioni. La gente si è rivoltata contro un’egemonia del ‘politically correct’ che durava dal 1960, quando John Kennedy fece credere nelle vuote promesse della Nuova Frontiera. Tuttavia, se davvero Trump riuscirà a coartare il Congresso e l’opinione pubblica -in circostanze internazionali non minacciose- ad aggiungere molti miliardi al più iperbolico bilancio militare di tutti i tempi, l’America potrà diventare l’Impero canaglia del nostro tempo. Innanzitutto per la corsa agli armamenti che promuoverà. Solo un miracolo scongiurerà che Mosca, Pechino, Pyongyang e qualche altra capitale ingigantiscano i loro apparati bellici. L’Europa è stata già messa in mora perché lo faccia. Difficilmente si scongiureranno ritocchi in aumento nella generalità delle nazioni, quelle lillipuziane comprese. Malta, la mezza Cipro ed altre affermeranno il diritto a rafforzare la loro ‘sovranità’.
Preparandosi a lasciare la Casa Bianca, Dwight Eisenhower, tecnicamente il generale americano che conseguì più vittorie di George Washington, indirizzò al paese un monito grave: rischiamo di consegnarci a un “military-industrial complex” al momento non abbastanza forte. Il pericolo si materializzò presto: John Kennedy, il successore del presidente Eisenhower, fu condizionato dal military-industrial complex non solo a vagheggiare la conquista di Cuba, ma a compromettere gli Stati Uniti in Indocina, dove la Francia era stata scacciata e umiliata, e dove l’America avrebbe conosciuto la più vergognosa delle disfatte. Furono necessari un presidente repubblicano (Nixon) e un premio Nobel oriundo tedesco (Kissinger) per mitigare la sciagura d’Indocina, provocata da Kennedy e aggravata dal suo successore liberal, Lyndon B. Johnson. Il presidente della New Frontier aveva reiterato il misfatto bellicista dei suoi maestri democratici, Woodrow Wilson e Franklin Delano Roosevelt: i Due costrinsero a combattere una nazione americana essenzialmente isolazionista, in quanto fedele alle consegne di George Washington e di Thomas Jefferson.
Coll’intervento nella Grande Guerra, in assenza di alcuna minaccia reale per l’America, Wilson gettò le fondamenta dell’impero statunitense. Con la scelta di campo a fianco del bellicista Churchill e del generalissimo Stalin, Roosevelt edificò l’impero stesso. Inevitabilmente il fatto d’essere primo tra i colossi mondiali condizionò l’America a diventare la società più militarista della storia.
Peraltro il presidente che vuole aggravare il condizionamento temuto da Eisenhower risulta contraddetto dalle realtà degli ultimi settantadue anni. La strapotenza militare non è bastata a debellare gli avversari dell’America: nemmeno quando non erano temibili come i maoisti che conquistarono la Cina o come i Vietcong. E’ improbabile che l’estremismo riarmistico progettato da Trump neutralizzi i nemici odierni dell’ordine occidentale. Ancora una volta il military-industrial complex prova a dettare la linea alla politica statunitense, pur dominata al momento da un capo assertivo anzi dirompente. Per fare sterminata la superiorità bellica USA il Commander in chief dovrà tagliare duramente la spesa federale.
La più pericolosa delle decisioni non sarà la rinuncia ad avvicinare i livelli del Welfare americano a quelli europei. La valutazione veramente grave sarà: i paesi ricchi, USA in testa, non sono in grado di lanciare un super-Piano Marshall a favore del pianeta povero. Le cose stanno dimostrando che nel contrasto tradizionale il terrorismo è invincibile, l’invasione dei clandestini è inarrestabile. Un tot di portaerei e di droni in più non fermerà gli attentatori che sconvolgono metropoli e aeroporti, meno che mai distoglierà i miserabili dall’infrangere divieti e frontiere.
Invece un programma anti-miseria talmente gigantesco da riscattare direttamente vaste masse di tre continenti indebolirebbe sul serio gli antagonisti dell’ordine capitalistico. Qualunque cosa di pace cheTrump farà nel mondo per contrappesare gli eccessi del suo ‘America First’ non sarà abbastanza ingente, e ciò per gli extra costi del militarismo. Sarà il più storico degli errori. Le nuove super-armi saranno altrettanto inutili quanto il potere di ‘overkill’ detenuto dal Pentagono dal 1945.
a.m.calderazzi