Infuria nelle conventicole dei letterati e nei retrobottega dei librai la zuffa, a chi spetti tra i Grandi dei generi burlesco, satirico, rozzamente fescennino, di celebrare in versi il gran fatto ìlare dell’ultima quindicina dell’anno: il cardinale Tarcisio Bertone dona centocinquantamila ducati all’Ospedale Bambin Gesù, il polo d’eccellenza della pediatria, insidiato sì dalle ruberie però salvato dalla munifica donazione. Spetterà di poetare a Plauto o a Giovenale, al Berni, a Folgore di San Gimignano che in forme vernacolari si esprimeva su toni bassi? Piuttosto a Boccaccio, al Ruzzante, al Pietro Aretino del Dialogo delle Cortigiane? All’erede di tutti, Dario Fo?
La quale munifica donazione avviene, come tutti sanno, in quanto il porporato non si era accorto che, a Sua insaputa, somma equivalente era stata trasferita dal c/c del Polo d’eccellenza alla ristrutturazione della francescana porziuncola di Sua Eminenza. Rubare a favore di Bertone corrisponde, in circostanze cambiate, al largheggiare del Cinquecento per il Quirinale e per le principesche fortune dei parenti, figli compresi, di plotoni di papi . Tutti, allora come oggi, rubarono a Cristo cioè ai poveri.
Tuttavia le potenzialità di grottesco della generosa donazione non attengono tanto ai problemi di coscienza del principe della Chiesa. Errare è umano, restituire è ammirevole. Le potenzialità carnascialesche prorompono dalle modalità della donazione: “a rate e dai miei risparmi”! A riflettere, non sarebbe stato meglio se l’Eminenenza avesse confessato e basta? ‘Dai miei risparmi’ è enorme! Se il successore di un apostolo straccione ha risparmi, vuol dire che ottiene redditi eccedenti quanto occorre per sostenersi ai livelli di sobrietà intimati dal papa argentino. Sono redditi leciti a norma di Vangelo, oppure l’arrivo di Francesco ha solo increspato in superficie le acque stagnanti della Chiesa? Il pontefice che si era annunciato come rivoluzionario, quando cancellerà il trattamento sfarzoso dei sommi prelati? Quando amputerà il benessere dei gerarchi di Curia, quando li costringerà a cristiane ristrettezze? Infine, quando lascerà Roma col suo complessivo retaggio di infamie?
Più probabilmente, il ‘nuovo corso’ di Bergoglio andrà avanti per formule vuote e per esortazioni che scorrono come acqua sul marmo. I promotori di giustizia vaticani perseguiranno solo i giornalisti sicofanti e questo o quello dei malfattori talari? non chiederanno mai conto allo stesso sovrano del male di produrre parole invece che fatti? Oggi la Chiesa storica vanta numeri mirabolanti di fedeli che fotografano coi telefonini e pregano/salmodiano in centinaia di “lingue della Cristianità” (‘dallo svahili all’idioma del
Kerala’ si compiace Aldo Cazzullo). Tuttavia c’è una minoranza di cattolici semiprotestanti, cioè ecumenici sul serio, i quali si castigano nell’attesa di una nuova Pentecoste (attesa assente dai tripudi di piazza San Pietro); ecumenici che si fanno coraggio nella ricerca di un divino ignoto e negli struggimenti della liturgia. Questa minoranza meriterebbe qualche segnale di speranza. Invece questo papa parla solo agli innocenti inconsapevoli, alle badanti, ai consumatori di prodotti mediatici, ai bisognosi di messaggi ingannevoli, tipo “Abbandoniamo ogni forma di paura perché non si addice a chi è amato”.
Cosa sanno le grandi firme atee, che quasi danno del tu al Papa ma entrano in chiesa solo per affreschi; cosa sanno i miscredenti e gli ultralaici, che vociano anzi declamano nel momentaneo inneggiare al Giubileo e al suo Promotore (così in gamba nell’abbellire il look pubblico); cosa sanno i corifei, dell’invocazione drammatica Vieni Gesù nei canti giovani d’oggi?
La realtà colpirà duro la trovata di far passare le formule per parole di vita. La Chiesa come pugno di discepoli del Nazareno sta morendo. Si mantiene in salute la Mala Ecclesia che piace agli inviati speciali, ai paparazzi, ai laudatori senza coscienza. Quando anche Bergoglio passerà, inutile come tutti i predecessori dell’ultimo paio di secoli (pur tanto migliori di quelli del Rinascimento e del Medioevo di ferro), quando anche Bergoglio sarà passato invano, irromperà lo sgomento cattolico. Si spegnerà l’illusione che sia l’Istituzione romana, con le sue gerarchie e le sue prassi proterve, a portare la Luce.
Antonio Massimo Calderazzi