Come stanno le cose, Solo al Comando è quanto di meglio per lo Stivale: purché egli accetti i doveri che gravavano sui tyrannoi ellenici. Tra il secolo VII e la conquista romana le tirannidi greche furono talmente numerose da configurarsi come una necessità politica. E’ significativo che gli ordinamenti monocratici più antichi sorsero nella Jonia, le colonie greche dell’Asia minore: l’Ellade allora più progredita. Il ruolo dei tiranni fu quasi sempre di abbattere le oligarchie succedute alle monarchie arcaiche. In più essi prepararono i successivi reggimenti democratici, ossia favorirono la nascita della Democrazia Diretta.
In genere, scrivono gli storici, i tiranni erano dei nobili, qualche volta dei capi carismatici di nascita umile, che si mettevano a capo delle classi oppresse e rovesciavano gli ottimati che avevano gestito le poleis oligarchicamente. Coll’andar del tempo le tirannidi erano fatte per essere soppiantate da formule più o meno vigorose di democrazia diretta. Questo dovrà fare il renzismo, se davvero si farà autocratico.
A partire dal quinto secolo, l’era di Clistene e di Pericle, le tirannidi dunque generarono le democrazie, subentrando ad esse quando erano squassate dagli scontri di fazione e dalle lotte sociali. In altre parole, l’Ellade realizzò la democrazia soprattutto attraverso l’eversione degli ordinamenti legali. Nel nostro tempo sarà logico e giusto se le oligarchie peggiori -la nostra in primis- verranno liquidate da violazioni della legalità. La legalità non può che essere conservazione.
L’esperienza ellenica insegna che per durare il governante unico, rottamatore delle oligarchie, deve mantenere il consenso delle classi più numerose. In tempi di One per Cent queste ultime sono quelle dei redditi bassi. Ciò pone limiti alla confluenza tra le scelte del governante monocratico e quelle delle oligarchie amiche dei ricchi.
Il Solo al Comando fiorentino fa benissimo a rottamare quel segmento dell’oligarchia soi-disant progressista, il cui operare nella nostra epoca è risultato il grave allargamento dei divari sociali. Egli fa la cosa giusta a vilipendere gli imperativi sinistristi e le categorie della lotta di classe. E’ benemerito il suo disdegno per la piovra sindacale. Che sia accusato di fare le cose di Berlusconi è il prezzo che non può non pagare per allargare il consenso al cosiddetto partito della nazione. Ora però decida di voltare pagina, di colpire i privilegiati. Cominci ad avocare i supercompensi e le ricchezze ereditate, oltre una certa soglia. Tagli le pensioni d’oro, in aperto disprezzo per i diritti acquisiti e per i dettami della Consulta. Confischi e venda sul mercato internazionale le barche importanti. Affronti molte altre opere di giustizia, si faccia giustizialista.
Settanta anni di egemonia culturale del sinistrismo hanno fatto più ricchi i ricchi. Renzi dimostri nelle cose che l’umiliazione del settarismo marxista giova agli svantaggiati. Come facevano i tyrannoi, parteggi per il popolo. Studi e imiti due importanti esperienze iberiche. Prima, la dittatura amica del popolo di Miguel Primo de Rivera. Generale, marchese e Grande di Spagna, tra il 1923 e il ’30 scelse e privilegiò il solo partito socialista, allora una cosa pulita, come alleato per aiutare in vari modi i proletari, cominciando da un avviamento di Welfare e da grandi opere pubbliche che davano lavoro. Logicamente, a Grande Despressione iniziata, fu abbattuto: non da un referendum come lo sarà de Gaulle, ma dai duchi latifondisti e dai banchieri che contavano a Corte nell’ultimo anno di Alfonso XIII. Seconda esperienza, in Portogallo la sollevazione degli ufficiali (Rivoluzione dei garofani) del 1974 non si limitò a cancellare gli avanzi di salazarismo ma, appoggiata dai comunisti, forzò la modernizzazione dell’assetto generale e irrobustì le provvidenze sociali. Anche qui fu necessaria l’eversione della legalità.
Un ottantennio dopo il corso filosocialista del ‘Dictador’ Primo de Rivera, un quarantennio dopo la Rivoluzione dei garofani, i tempi sono maturi perchè Solo al Comando riprenda l’opera di un tyrannos andaluso che amava i lavoratori, nonché l’attacco alla legalità compiuto dagli ufficiali lusitani.
A.M.C.