IMPOVERIRCI PER FERMARE LE NUOVE INVASIONI BARBARICHE

Sbagliano gravemente le capitali europee a scegliere l’inazione. Sbagliano gravemente i ciambellani che hanno insediato a Bruxelles, a giudicare esigua e non catastrofica per i nostri proletari l’invasione umana dal mondo della miseria. Credendo di scegliere il male minore, o di arricchirci di lavoratori sottopagabili, o addirittura di compensare il calo delle nascite, i vari Renzi ragionano come quei governanti romani che, confrontati dalle prime invasioni barbariche, nel 375 autorizzarono uno stanziamento di Unni nella Mesia al di qua del ‘limes’ danubiano. A Roma non si immaginò che i barbari avrebbero trionfato. Che avrebbero ereditato l’impero.

I reggitori europei si comportano come si comportano perché hanno deciso che subire una serie di successi dei migranti d’attacco abbia oneri politico-economici inferiori ai duri costi della soluzione radicale, quella che un giorno si imporrà inesorabilmente: spartire in grande coi miseri la nostra ricchezza esorbitante. Accettare cioè il ritorno a come eravamo: non straccioni ma relativamente poveri, avvezzi agli stenti. Decidere di non abbassare bensì aggravare le tasse.

Decidere oggi il nostro impoverimento per combattere gli eccessi di povertà altrui significherebbe il suicidio delle attuali classi di potere. Meno traumatico, anzi accettabile -così credono- fare concessioni parziali, ammettere invasioni diluite, tollerare vittorie dell’ illegalità. Tutto fuorché proclamare alto e forte che le nostre società dovranno regredire alla parsimonia di prima dei miracoli economici post-bellici.

I governanti si sbagliano. Spartire coi poveri di altri continenti perché non arrivino, a moltiplicare i problemi della convivenza (la società multietnica è una chimera: l’America di Obama insegni) sarà inevitabile. Meglio governare il processo. Se l’Europa è sovrapopolata, se si cementifica e inquina ogni giorno di più, se gli europei non gradiscono di ammettere a decine di milioni i sottoproletari di colore, le prospettive e le ragioni dell’integrazione sono inesistenti. Zero. A non volere, com’è sacrosanto, respingere le orde coi cannoni, a non voler affondare i barconi e mitragliare le turbe che sfondano le frontiere blindate, non resta che istituire in Europa una supertassa abbastanza pesante da cancellare un terzo della miseria del mondo. Non resta che dire addio al benessere diffuso, non resta che avocare non solo l’ultraricchezza dell’One per cent ma anche il superfluo dei ceti medio-alti. Beninteso, anche il Nord America, l’Australia, la Nuova Zelanda, le oasi di ricchezza dell’Asia e del Sud America, dovranno fare come l’Europa, a costi umani pressapoco uguali.

Però la metà donatrice del mondo dovrà contestualmente imporre la limitazione delle nascite. L’esplosione demografica annullerebbe il senso dei nostri sacrifici. La Chiesa cattolica finirà col ripudiare in toto la fandonia secondo cui ogni nascita è un dono di Dio. Non lo è: l’impero religioso più vittorioso della storia dovrà rinnegare se stesso. Una volta che l’Occidente avrà accettato di sradicare la miseria altrui, la Chiesa dovrà smettere di ricattarlo con gli sterili imperativi dell’accoglienza, con le imposture dell’integrazione felice e della fiducia nella Provvidenza.

In pratica occorrerà un aggregato di piani Marshall a ns/ carico: per fermare a breve i nuovi arrivi; per imporre o incentivare i rimpatri; per soccorrere i respinti; soprattutto per avviare nei paesi poveri cantieri e iniziative economiche mammuth, tipo sfruttare il sole per generare elettricità che estragga acqua dagli strati profondi delle terre aride. Quasi mai si dovranno affidare risorse ai governi locali: saranno protette fisicamente le nostre iniziative dirette. Resistenze e suscettibilità dei governi dei paesi assistiti andranno respinte. La verità essendo che la decolonizzazione ha ingrossato la miseria -gli eritrei sarebbero prosperi se fossero rimasti con noi- le accuse di neocolonialismo meriteranno noncuranza.

Sul breve termine bisognerà trascurare non solo la ‘sovranità’ delle nazioni sciagurate e degli Stati-canaglia, anche quella di un’ONU catastroficamente dilapidatrice e inutile. Per esempio, la distruzione della flotta dei natanti negrieri nei porti andrà fatta subito, senza chiedere autorizzazioni, indennizzando i pescatori veri, non i proprietari di yacht. Costringendosi ad impoverirsi per condividere, l’Occidente acquisterà diritti e dovrà esercitarli. Per esempio, ove manchino localmente tecnici e lavoratori qualificati, imporrà i propri.

Ciò mitigherà alquanto (poco) le resistenze disperate dei nostri contribuenti/elettori.

A.M.C.