Il 3 luglio di quest’anno il britannico qualsiasi, né amico né nemico dell’Europa unita, festeggia quella che fu la manifestazione più impressionante della durezza nazionale: Mers-el-Kebir.
Il 18 giugno 1940 la Francia annientata dal Terzo Reich aveva accettato la disfatta e firmato la resa. Il premier britannico Winston Churchill, non solo guerrafondaio ma anche invasato di ogni prodezza militare, non indugiò a compiangere l’alleata di due conflitti mondiali. Ordinò alla Royal Navy di impedire a qualsiasi prezzo che la flotta francese cadesse alla Germania. Il trattato d’armistizio escludeva tassativamente questa ulteriore umiliazione di Parigi, ma Churchill decise di non fidarsi. Fece ingiungere non allo sconfitto governo di Parigi, bensì all’ammiraglio Marcel Gensoul, comandante della grande squadra francese del Mediterraneo, alla fonda a Mars-el-Kebir, di consegnarsi alla Gran Bretagna o agli Stati Uniti, oppure di autoaffondarsi entro 6 ore.
Come scrisse nel 2012 l’autore britannico Antony Beevor in “La seconda guerra mondiale”, Churchill “aveva bisogno di dimostrare agli Stati Uniti e al mondo che era intenzionato a resistere senza alcun tentennamento; per dimostrare anche d’essere pronto alla spietatezza.
“Prima dell’alba del 3 luglio le navi da guerra francesi nei porti dell’Inghilterra meridionale vennero catturate da squadre di abbordaggio armate; con alcuni morti. Ad Alessandria d’Egitto l’ammiraglio britannico Cunningham adottò un approccio meno violento: bloccò nel porto le navi francesi. La grande tragedia si sarebbe consumata a Mers-el-Kebir, vicino ad Orano”.
“L’ammiraglio francese respinse per fierezza l’ingiunzione britannica. Alla scadenza dell’ultimatum, fissata alle 15, l’ammiraglio britannico Somerville ordinò ai biplani Swordfish di sganciare mine magnetiche all’imboccatura del porto. La scadenza dell’ultimatum venne allungata alle 15,30, momento nel quale le corazzate “Valiant” e “Resolution”, più l’incrociatore da battaglia “Hood” aprirono il fuoco coi loro cannoni da 375. Morirono 1297 francesi e la loro superba squadra, comprendente quattro corazzate, fu distrutta. La Royal Navy considerò con ogni ragione l’operazione come il compito più ignobile che le fosse mai stato ordinato”.
Tanto più, osserviamo noi, che la Francia non era solo l’alleata di due settimane prima. Era il paese che era entrato in guerra nel 1939 in quanto succube diplomatica di Londra. A differenza che nel 1914, Parigi e la nazione non avevano motivi per combattere. Però non avevano trovato la determinazione di sottrarsi all’egemonia britannica; di rifiutarsi ad un conflitto che avrebbe annientato la vincitrice francese della Grande Guerra e dato alla Germania il maggiore trionfo della storia fino a quel momento.
Mers-el-Kebir è il capolavoro del bellicismo di Winston Churchill, il campione della grandezza britannica e dell’intangibilità dell’impero. Egli è anche, sul piano personale, uno degli statisti più istintivamente vocati alla guerra, invasati di militarismo attivo. Da giovanissimo studia a Sandhurst, la grande accademia dell’esercito, invece che all’università. Da primo ministro veste con gusto le uniformi delle varie armi. Esordìsce intrepidamente da ufficiale in India e in Africa. Fatto prigioniero dai Boeri, riusce ad evadere. Nel 1914 ha gia fatto tutta la carriera che in un contesto oligarchico spetta al membro di una grande famiglia: discende da John Churchill duca di Marlborough, il vincitore di Blenheim col principe Eugenio. Nella Grande Guerra il Nostro è Primo Lord dell’Ammiragliato, poi ministro della Marina allora prima al mondo, poi ministro delle Munizioni, infine della Guerra.
Contro il parere dei suoi ammiragli e generali, nel 1915 riesce a realizzare l’impresa dei Dardanelli per la conquista di Costantinopoli. Dopo un anno di massacro essa si risolve in un grave insuccesso. Nel 1944, all’apice della sua gloria -lo sbarco in Normandia- tenta di prendervi parte non come sommo comandante alleato (c’è Eisenhower e ci sono vari altri condottieri) ma come semplice ufficiale di un’unità combattente. In altre parole è un guerriero nato che alla fine, arrivato al vertice politico, riesce a superare le vittorie dell’avo Marlborogh.
Mers-el-Kebir fu la possente e feroce consacrazione del Churchill guerriero. Tuttavia fu un’infamia in ultima analisi inutile. Alla guerra che egli volle fortissimamente non sopravvissero né l’impero né la grandezza nazionale. Per alcuni anni fu estromesso dal potere, per poi ritornarvi per cedere il passo a Eden. Nel settantennio seguito alla grande vittoria sulla Germania, la Gran Bretagna non ha fatto che decadere da grande potenza e ridurre l’arsenale bellico. In particolare la Royal Navy non è che un pallido ricordo della possente forza di prima del 1939 e di Mers-el-Kebir. David Cameron, come gli altri Premier conservatori, Thatcher compresa, non hanno fatto che adeguare la politica internazionale e l’apparato militare alle ridotte possibilità della potenza media, forse medio-leggera, che è oggi il Regno Unito.
La tempra guerriera di Winston Churchill è stata leonina, ma il suo effetto netto è stato l’arretramento grave della nazione. L’illustre antenato Marborough, discusso come lui, non perdette mai una battaglia o una guerra, laddove Sir Winston ha cancellato la grandezza della patria. Sir Winston sarebbe costato assai meno al suo paese, fosse stato uomo di pace, mite come una colomba, invece che quasi-dio del combattimento.
A.M.C.