LETTERA AD ALDO CHE ANNUNCIA IL RIMPATRIO DAGLI STATES

Oh commensale degli Dei,

mi avessero letto il tuo fax di ieri mentre ero al volante, per la felicità avrei perso il controllo del veicolo ex-US Army, sarei precipitato; mentre facevo il cardiochirurgo, mi sarei confuso al punto di amputare un braccio; mentre rubavo e mentivo (essendo un politico italiano), tramortito dalla Grazia sarei diventato onesto! Altri prodigi sarebbero stati operati da un fax così somigliante a un fiat di Jahvé!

Mettiti nei miei panni: non ti avrebbe inebriato quell’elogio ‘Vogel Prophet’, tu che nella Sala da Musica cadevi in trance ai gorgheggi dell’omonimo uccello schumaniano? E non ti travolgerebbe l’orgoglio, a venire assimilato a un ‘oscuro agente del Destino’? Peggio peggissimo, non sbigottiresti se ti dessero del vate, sia pure per scherzo? Grazie comunque per avermi riammesso, dopo decenni di cittadinanza USA, ai tuoi giochi mentali. Il senso ludico è un dono di Prometeo -il partigiano degli uomini contro gli Dei- più prezioso del fuoco che egli ci donò.

Ciò che da ieri essi Dei beati ci promettono, prima di chiamarci al tavolo del loro tressette senza fine, è di avvicinarci di più di un oceano, in modo da vivere gli ultimi (parecchi) decenni in un interminabile dialogare, Laelius de amicitia, mangiando cicerifritti. Dipenderà da te, tanto più transcontinentale di me, tanto più ammantato di credit cards, tanto più agiato grazie alle annuities di un ricco fondo dell’American Medical Association! Promettimi, per essermi più vicino, di stabilirti nel Vorarlberg, o a Danzica, o ancor meglio nella rossa Albi sul fiume Tarn, non lontano da Prades dove regnò il violoncello di Pablo Casals. Io ti visiterei spesso spessissimo, una settimana sì una no, con le bisacce colme di cacioricotte, pago strafelice di un tavolato 3×6 piedi per il mio sleeping bag.

Lo uso da innumerevoli estati, pellegrino attraverso l’Europa. Alla sera dormiamo nei caravanserragli, oggi chiamati camping. Le migliori dormite: voivodati polacchi, Aquitanie, quasi sangiaccati. Quando eravamo farmer su una sponda dell’Ontario imparammo la superfluità di quasi tutto vada oltre il più stretto francescano; oltre la botte e la ciotola di Diogene il Cinico.

Non ti rimprovero di abitare una casa hollywoodiana; ti ricordo solo che il puro indispensabile costa un trentesimo di quanto esige la benpensanza; e che nulla macht frei quanto la miniaturizzazione dei bisogni. In un villaggio moravo dove ti troverei casa vivresti delle sole royalties delle prolusioni accademiche. Quasi tutti i contorni del vivere, cominciando dai pomeriggi del fauno debussiano, sarebbero amabili nelle contrade nascoste dove converremmo spesso.

La posta ti consegnerà a giorni uno scrittarello dove cerco di annunciare, come tu dici per scherzo, un evo metapolitico. Com’è inetta e fraudolenta questa democrazia. Nulla potranno gli uomini senza un ritorno del Numinoso! Può darsi, oh sodale e condomino di Apollo, che litigheremo paonazzi sulla fallita democrazia e sul richiamo in trono del dio-re Saturno. Ma ci divertiremo, e in più ci salveremo dai principi mefitici delle Nazioni Unite, brainchild di quel patrizio briccone di Franklin Delano. Evviva quel suo cugino Theodore (anche su questo sbraiteremo, centellinando vino primitivo).

Per tua curiosità: ho tentato senza il menomo successo di congetturare che l’Occidente dovrà, nel terzo ventennio del secolo, cancellare il sistema rappresentativo, dunque le elezioni. La delega ai politici va revocata per sempre. Le differenze tra loro e tra i partiti sono imposture. Troppi i misfatti del suffragio universale. Finisca male, come a Itaca, il banchetto dei Proci. Vada al potere il Pericle elettronico.

Un computer collettivo scelga a sorte i membri pro tempore (pochi mesi) di una piccola Polis dei migliori, metti 500.000 supercittadini. Non nomi qualsiasi dell’anagrafe, sul presupposto dell’eguale e falso diritto di tutti. Al contrario, si escluda dal sorteggio chi non rappresenta niente; si ammetta solo chi ha vanti autentici: volontariato, esperienza lavorativa, cultura molto qualificata e simili. Solo tra costoro il computer sovrano estragga i supercittadini trimestrali o quadrimestrali, e tra loro sorteggi in secondo terzo quarto grado i gestori a turno del popolo. I quali governino sotto la minaccia della spada collerica di Dracone.

Ne discuteremo in Moravia. O ad Albi, all’ombra della Cathédrale fortifiée.

Tuo Massimo, arconte per un giorno