LE NOSTRE OPZIONI: DRACONE (NON RENZI), LA PALUDE CIOE’ I LADRI, POI SALAZAR

I benpensanti/legittimisti temono l’antipolitica come fosse la calata degli Unni (Attila ne divenne il capo assassinando il fratello Bleda). Ma i benpensanti/legittimisti sbagliano. Lo Stivale non avrà salvezza se le Istituzioni della malarepubblica non crolleranno come le mura di Gerico.

Coi suoi difetti, Matteo Renzi è l’unica chance di qualsivoglia prospettiva di semiriformismo gradualista e legalitario. Ma egli sarà sconfitto: dalla palude, dalle sabbie mobili, dalla sua stessa furbizia, dal proprio atlantismo. Non dai lillipuziani che lo combattono. Quando egli cadrà, quel po’ di iniziativa che aveva suscitato si spegnerà e il gioco tornerà al doroteismo deteriore. Dietro la facciata forse perbene di uno o più Mattarellidi, governerà un malaffare reso più imbattibile dal fatto di allearsi con spezzoni liberi di nuovismo 5Stelle, di Podemos e simili,

Per i cambiamenti veri ma indolori non esiste alcuna possibilità. Si prenda, per dirne una, la burocrazia medio-alta che fa cerniera coi cleptocrati del potere. Quando tradisce -lo fa spesso- essa è lercia quanto la nostra politica. Ma, blindata dai diritti acquisiti, dai Tar, dai sindacati, dalle prassi, solo un Terrore alla 1793 (o alla bolscevica o alla purga staliniana) potrà sgominarla. Ora si è messa a proteggerla anche la Corte costituzionale: solo per il suo ingiungere allo Stato di fare bancarotta in pro dei burocrati la Corte andrebbe abolita; ma c’è tanto altro a suo carico. La repubblica del Malaugurio non sarebbe tanto pessima se a farla oppressiva non ci fosse la Carta stesa dai giuristi del padronato partitico. Il Quirinale poi non scherza come bastione della Casta. Mattarella si ricordi: presiede uno Stato-canaglia. Potrà costringersi a restare personalmente integerrimo: ma è proprio di un prestanome integerrimo che il Milieu marsigliese ha bisogno.

La Carta dell’impostura recita che la repubblica è fondata sul lavoro. Menzogna, è fondata sulle tangenti e sulla rapina, gestita da un monopartito di regime che, parafrasando la formula del giornalista Fabio Martini, va chiamato Partito Nazionale Unico del Furto (PNF). Ormai è dimostrato che il Settantennio ha un solo vanto rispetto al Ventennio: non muove guerre di conquista o di follia (come quella dichiarata 75 anni fa, questi giorni di giugno). Non si spinge oltre il militarismo mercenario al servizio del Pentagono. Non delinque oltre la servilità atlantista. Per tutto il resto occorre la lente d’ingrandimento, anzi il microscopio elettronico, per individuare una superiorità rispetto all’andazzo sotto Mussolini. Potevamo risparmiarci gli eroismi e gli assassinii della Guerra civile.

Questa repubblica è un organismo che non ha più anticorpi contro la corruzione. E’ come uno Zarevic emofiliaco: la Zarina può sperare solo nel fosco monaco Rasputin. Di qui la convinzione di molti: ci avviciniamo al limite estremo del declino politico. Basterà che le voci di ripresa si dimostrino fandonie perché un uomo di fegato più coerente e più duro di Renzi si faccia il nuovo Salazar: lo Stivale acclamerà, persino più che il Portogallo del 1933. Quel regime finì solo quarantuno anni dopo, e lo abbatté una congiura di ufficiali al comando effettivo di unità armate. Peggio per Renzi se non studierà il metodo Salazar.

Chi abbia orrore dei rimedi poco liberali -sennò non sarebbero giustizialisti- alle malattie dell’Italia, si convinca che le riforme allegrone di Renzi sono asini che volano. La sola alternativa al giustizialismo per le spicce è, non proprio Pol Pot ma Dracone, il governante che nel VII secolo a.C. aprì la strada alla legislazione razionalizzatrice di Clistene, l’alcmeonide che precedette il grande parente Pericle. Dracone rappresentò l’uomo della severità implacabile. Oggi Egli cancellerebbe in toto ciò che ci affligge, cominciando dal mestiere del politico, dalle assemblee elettive, dalle elezioni che confermano al potere il Partito Unico Nazionale del Furto.

Quanto ai burocrati, così facili a tradire la collettività che dovrebbero servire, per loro ci vorrà un’incruenta decimazione: uno ogni dieci, scelto dal sorteggio, vada senza processo destituito ed espropriato di quanto possiede. Così gli altri capiranno. Sarà riabilitato solo in caso di eventuale assoluzione definitiva in un processo tassativamente successivo alla decimazione. Ricorsi sabotatori al Tar o altrove, zero.

Il fatale Dracone non avrà speranze se non farà la mezza rivoluzione cui è tenuto: niente Consulta, niente Carta usbergo della cleptocrazia, niente garantismi. Non volendo Dracone tenetevi la palude, infestata dai coccodrilli e dai ranocchi della democrazia rappresentativa: Scalfari, Rodotà, Rosy Bindi, persino quel tot bamba dei 5Stelle che punta quasi tutto sul parlamento; su una legalità repubblicana che sarebbe molto piaciuta a quel nostro compaesano, Al Capone.

A.M.Calderazzi