CON UN CANCELLIERE NIENTE CAPO DELLO STATO MA UN PRIMO CITTADINO CERIMONIALE

Un capo dello Stato che, appena eletto, non chiude il Quirinale come propria sede è un cattivo capo dello Stato. Dovrà compiere grandi cose, Sergio Mattarella, opere straordinarie non richieste ai suoi predecessori, per mondarsi della colpa di cui parliamo. Da qualche tempo la riprovazione per il cattivo esempio che viene dal Colle si è allargata fino a diventare prevalente. Tanta reggia e tanta spesa per un’ istituzione discutibile, finiranno per configurarsi come reati da impeachment.

Se invece a Mattarella non accadrà d’essere confrontato da sfide gravi, egli rafforzerà i dubbi sull’utilità di un presidente della repubblica in un ordinamento non presidenziale. Perlomeno, a non voler passare al presidenzialismo, egli farà crescere la pressione per ridimensionare il ruolo e il costo del capo nominale dello Stato. Il ruolo non dovrà in alcun caso essere superiore a quello attuale del Bundespraesident germanico, che è inferiore a quello di Ebert e di Hindenburg nella Repubblica di Weimar. Il secondo non seppe opporsi all’avvento di Hitler, anzi lo favorì. Per Ebert come per il feldmaresciallo è lecito chiederci a che servirono.

E a che servirono molti sommi personaggi della III e IV repubblica francese? Per Georges Clemenceau, il ‘Tigre” che vinse per il suo paese la Grande Guerra, l’uomo dell’Eliseo era inutile; chi scrive non ricorda se disse questo prima o dopo la propria candidatura, fallita, a fare il presidente della repubblica. Senza dubbio gli uomini che pervennero all’Eliseo non contennero i mali del parlamentarismo. Tra il gennaio 1876 e lo scoppio della Grande Guerra la Francia ebbe 49 governi, durata media 9 mesi e 13 giorni. Nel ventennio 1919-39 i primi ministri furono 15, molti dei quali con rimpasti multipli, difficili da numerare. Ciascuno dei politici più importanti capeggiò vari governi: Briand 11, Poincaré 5 (e in uno dei cinque metà dei ministri erano stati premier). Tra il ritiro di Poincaré (luglio 1929) e le elezioni del 1932 i governi furono sette, dei quali alcuni durarono poche settimane. Nei 20 mesi tra il quarto gabinetto Briand e il ministero Paul-Boncour si contarono sei governi. Nel 1894 Casimir-Perier si dimise dopo sei mesi all’Eliseo.

Abbiamo anche da chiederci a che servirono i tre presidenti delle due sventurate repubbliche di Spagna. La prima durò un anno, nel 1873; la seconda perdette metà del territorio nel luglio 1936, infine fu spenta per la disfatta nella Guerra civile. Il primo dei tre presidenti, un professore dell’università di Granada, dovette fare posto a Alfonso XII di Borbone, reinsediato sul trono. Il terzo, Manuel Azagna, dopo essere stato cofondatore della repubblica e brillante ministro, appena assurto a capo dello Stato (1936) andò perdendo la presa sulla politica repubblicana. Verso la fine del mandato curava le rose del palazzo ex- reale e ridisegnava le uniformi della sua Guardia. Altri decidevano: specialmente il primo ministro Juan Negrin, appoggiato dal partito comunista, e gli emissari di Stalin. Alla fine della Repubblica Azagna dovè riparare in Francia, a piedi, tra centinaia di migliaia di fuggiaschi.

Di vari capi dello Stato la nostra repubblica avrebbe potuto fare a meno senza danno. Ma tutti, anche gli inutili, occuparono il Quirinale, ossia la più sfarzosa delle regge, Buckingham compresa. Forse erano stati ancora più esorbitanti i palazzi dello Zar a Pietroburgo, ma nel l917 essi ebbero altre destinazioni. Molto più indegna è la storia del Quirinale. Costruito dai peggiori e i meno cristiani tra i papi del Rinascimento, esigette l’investimento di ricchezze immense, distolte dalle attività caritatevoli della Chiesa. Fu fatto splendido dal denaro destinato ai poveri da chi voleva salvare l’anima dalle pene eterne.

L’Italia potrà decidere di non imitare Francia e USA, che concentrano il potere in un capo dell’Esecutivo eletto dal popolo e non dai parlamentari. Non potrà ignorare la logica e la saldezza dell’ordinamento costituzionale tedesco. In esso il potere è attribuito al cancelliere, laddove il capo dello Stato ha funzioni subordinate e rappresentative. Una congiuntura sostanzialmente “tedesca” ha prodotto l’elezione di Mattarella. A meno di un’improvvisa interruzione o liquidazione dell’esperienza Renzi, cerimoniale e marginale è destinato a restare l’ufficio del nostro Primo Cittadino. Sarà una ragione in più per porre fine alla contraddizione attuale, in cui un dignitario da deposizione di corone, in tutto sottomesso ai padroni dei partiti e delle urne, riceve come l’ultimo imperatore cinese la finta sottomissione dei veri governanti, signori della guerra e prominenti.

Solo una situazione malata giustificherà che il Quirinale coi suoi corazzieri e palafrenieri resti la sede di un similmonarca. Il Quirinale, secondo quanto da più parti si è proposto, deve essere svuotato di cortigiani, burocrati e lacché; deve diventare il museo più imponente al mondo, produttore di reddito. Mattarella, che a questo è contrario, crede di far bene ad allargare alquanto le visite del pubblico. Sbaglia e conferma d’essere un dignitario come gli altri.

Un giorno il presidente nominale/cerimoniale, ossia Primo Cittadino, sarà scelto per sorteggio, in presenza di alcuni requisiti, tra cittadini più qualificati di altri. Non perché i suoi compiti siano particolarmente ardui, ma così, per ridurre il numero dei sorteggiabili. E certo siederà in una modesta palazzina, non al Quirinale. Se essa non sarà idonea ai ricevimenti di 200 ambasciatori, si aboliranno i ricevimenti o li si terranno in palestra o al cinema. Al limite, si aboliranno anche gli ambasciatori.

A.M.C.