Per la sfida del terrorismo odierno, assai più estesa e più minacciosa che prima delle possenti spedizioni crociate di G W Bush, “esiste una sola soluzione definitiva. Se si destineranno agli aiuti per lo sviluppo buona parte delle spese militari del mondo industrializzato, i popoli poveri ripudieranno l’estremismo, ameranno gli americani e i loro scudieri”. Questa soluzione additata da Internauta sotto il titolo La guerra obbligatoria non esiste più potrà apparire apodittica.
Allora la dimostrazione dialettica cerchiamola in uno scritto di Emanuele Severino (Corriere della Sera, “Ma l’Occidente non ha perso”, 10 gennaio): “Al centro dei fenomeni del nostro tempo c’è la fame. Fortemente cresciuta rispetto al passato: sia per il modo in cui viene distribuita la ricchezza prodotta, sia per la crescita smisurata della popolazione mondiale. Inevitabile quindi la pressione degli affamati su chi riesce a sopravvivere. Inevitabile, anche, che si facciano avanti le forze che progettano di sfruttare a proprio vantaggio la volontà degli affamati di godere anch’essi dei beni esistenti sulla terra. Ieri la maggiore di queste forze era l’Unione Sovietica. Quel progetto è stato ereditato dall’Islam, che vede nel capitalismo e nella cultura dell’Occidente il male assoluto”.
Se il nostro filosofo ha ragione, se al centro di tutto c’è la fame, ecco argomentata la tesi di Internauta: non le guerre di G W Bush e di Obama, né quelle da ridere della ministra Pinotti, ci difenderanno dalla minaccia terroristica. E qui avanziamo un’altra asserzione apodittica: la crociata vagheggiata dalla politicante ligure (una ‘signora delle tessere’ che l’Imperioso fiorentino ha voluto al comando delle nostre temibili armate) sarebbe non più ma meno ridicola da quella che i giornalisti d’attacco esigerebbero da Obama. Infatti le guerre irakene e afghane hanno mostrato che l’Iperpotenza planetaria può fare sciocchezze tali da riabilitare un po’ una colonnella del Pd. La Casa Bianca, pur avendo ben altre responsabilità e ben altri doveri che la Pinotti, e pur avendo assai più da perdere, non fa che sbagliare dal tempo della guerra di Corea, 65 anni fa, quando cominciò a fidarsi troppo dei suoi arsenali bellici. Oggi le spedizioni di conquista USA, disumanità a parte, fanno ridere come la Pinotti non riuscirebbe.
Gli oneri, innanzitutto economici, di contrastare il terrorismo erede del ruolo antagonistico che fu dell’Urss, sono incalcolabili. I costi di capovolgere la nostra strategia, di spendere in assistenza allo sviluppo invece che in cannoni, sono invece facilmente calcolabili. Vanno conteggiati algebricamente, al netto dei lutti, dei rimorsi e degli spasmodici apprestamenti difensivi che l’Occidente ricerca di continuo, sempre più futilmente.
I combattenti fondamentalisti sono spesso feroci e anche, a volte, sprezzanti della loro stessa vita. Quanti di loro direbbero no non solo a un reddito pacifico, anche alla soddisfazione di avere costretto l’Occidente a ripudiare le Crociate?
Le migliaia di miliardi che si distogliessero dai nuovi armamenti farebbero, grazie alle tecnologie più avanzate, verdeggiare i deserti che predominano nei paesi africani ed asiatici, i paesi dell’Islam. Chi di noi saprebbe dimostrare che gli attuali nostri arsenali bellici -già costruiti, già pagati, sempre utilizzabili- sarebbero inadeguati a difenderci dai più allucinati tra gli estremisti, pratici di coltellacci e di semplici mitra, non di grandi armamenti che esigano contro-panoplie atlantiche o statunitensi sempre più costose?
A.M.C.