E’ quasi certo che tutti gli altri quirinabili sarebbero stati peggiori, per questo o quel motivo. Tuttavia taluni indizi che al momento si profilano a carico del successore del Partenopeo non sono lievi.
Fino a poche ore fa era giudice costituzionale e, con un emolumento vicino al mezzo milione -la Democrazia tratta signorilmente i suoi ciambellani- non risulta avesse imbarazzo ad abitare nella foresteria della Consulta (foresteria che non dovrebbe esistere). Saremo felici di ritrattare questo minore addebito, se emergerà che Egli pagava per l’alloggio al livello di uno degli indirizzi più costosi al mondo.
Ancora più felici se confidenti e cortigiani testimonieranno in fede che lo angustiava farsi ricompensare tanto da un consesso -la Corte, usbergo della Casta- che sarebbe giusto soppiantare con una sezione specializzata della Cassazione. Ovviamente non sarà soppiantato, con tutti i vanti del Rottamatore e gli aneliti umanitari di Mattarella, visto che è baluardo a difesa dei privilegi e vitalizi acquisiti, nonché uno dei fronti di saccheggio del contribuente.
Indizio numero Due, le cerimonie di insediamento, con voli dei cacciabombardieri e esibizioni dei corazzieri sabaudi. Le esibizioni erano superflue, i voli erano asserzioni militaristiche. Sembra difficile sostenere che il cattolico Mattarella abbia inteso ispirarsi alla semplicità della R4 di Bergoglio. I simboli contano molto, sono sostanza. E’ strabico, il Nostro?
C’è di peggio. Una delle veline passate ai media dalla segreteria generale della Presidenza -forse la più vorace e parassita tra le nostre burocrazie- annunciava che il capo dello Stato risiederà al Quirinale. Egli ha autorizzato? Si riserva di decidere e di traslocare? Alla consapevolezza cui siamo arrivati, dopo settant’anni di errori, abitare al Quirinale è tutt’altro che innocente. E’ una malazione, giustifica un processo di impeachment. Forse sono già maggioranza gli italiani raziocinanti per i quali il Quirinale andrà voltato a museo, o a qualcos’altro che meriti. Si stima che potrà diventare il maggiore museo al mondo, con dieci e più milioni di visitatori paganti. Quale turista rinuncerà a entrare nella reggia dei papi più peccatori della storia, nonché di re Umberto I che faceva sparare coll’artiglieria sui popolani affamati, però l’anarchico Bresci lo fece secco? Questo a non tener conto dell’attrattiva delle millanta opere d’arte oggi non viste da alcuno per mancanza di spazi museali. La Cina istituirà speciali linee aeree e marittime per portare turisti a milioni sul solo Colle Più Alto.
Lo sfarzo del Quirinale ha dannato all’inferno turbe di papi e una manciata di monarchi, tutti, dal primo all’ultimo, ladri del denaro dei poveri. Ora la reggia del disonore deve smettere di costare 236 milioni l’anno. Deve produrre redditi adeguati a valori immobiliari e simbolici ingentissimi; oppure va venduto all’acquirente che paga di più. Coll’infamia plurisecolare che rappresenta, se diventasse il maggiore albergo a ore del pianeta non dissacrerebbe alcunché. I più tra i sudditi dei papi e dei re vivevano in miseria, tisi e pellagra, anche per lo sfarzo del Quirinale. Fu mostruoso insozzare moralmente la Repubblica con gli arazzi dei papi-anticristo del Cinquecento e dei gentiluomini di corte sabaudi.
Coll’occasione riferiamo che il titolo ufficiale di Louis Godart, uno dei sommi mandarini del Palazzo, è consigliere per la conservazione del patrimonio artistico “del Presidente”. Credevamo che il patrimonio fosse degli italiani, non del Presidente. E non sapevamo che la sicurezza di Sua Maestà richiedesse 765 guerrieri. Non è sicuro che ne abbia tanti la Rocca di Gibilterra.
Recentemente varie voci si sono levate a chiedere che il palazzo malfamato venga chiuso e messo a frutto. Il ‘Corriere della Sera’ ha aperto un’autentica campagna, con editoriali di G.A.Stella, E.Galli della Loggia e Paolo Conti, forse con altri interventi e denunce. L’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, ha apprestato un progetto museale importante. E’ stata proposta un’immediata task force. Il direttore di ‘Libero’ ha attaccato frontalmente il silenzio del nuovo capo dello Stato sui tagli alla spesa del palazzo e della politica.
La soluzione non sarà affatto l’ammissione di visite guidate a talune sale, o ai giardini di Ippolito d’Este figlio di Lucrezia Borgia santa donna. Sarà il trasferimento della presidenza in una palazzina o villa da 80 stanze invece di milleduecento, nessun corazziere (vadano a dirigere il traffico, saranno fotografatissimi dalle turiste), un centinaio di dipendenti invece di 1.636, paghe allineate alle Poste e sussidi di disoccupazione uguali per tutti-700 al mese- per donne delle pulizie, cortigiani, maggiordomi, palafrenieri, consiglieri segreti.
Tra l’altro: le riforme costituzionali di Renzi non dovrebbero ridurre il ruolo del capo dello Stato a quello del Bundespraesident germanico (a non voler passare alla repubblica presidenziale)? L’obbligo di chiudere in ogni caso il Quirinale spetta anche a Matteo Renzi: ma egli, se ha tempra da vendere, è un politicante rotto a tutti i compromessi e tutti i patteggiamenti; non il sacerdote delle virtù civiche quale il Primo Cittadino viene descritto.
Sia Mattarella a dare tra breve l’annuncio del trasloco. Altrimenti sarà continuità con la monarchia da strapazzo del Partenopeo e dei marpioni che lo precedettero. Per esempio: l’infatuazione militarista, anzi bellicista, ha segnato indelebilmente la presidenza dell’Ex Stalinista, il quale non si faceva fotografare senza un feldmaresciallo al fianco e non ha negato a nessuno F35 e spedizioni all’estero. Dio non voglia che questo accada ancora: Sergio dimentichi d’essere il comandante supremo di tutti gli eserciti.
Speriamo di risultare cattivi profeti. E tanto più ci vergogneremo d’avere sospettato, se il Nostro somiglierà davvero al santo che è stato agiografato nei suoi primi due giorni.
A.M.C.