Si levano di nuovo gli annunci di mobilitazione contro l’Infedele. Mille anni fa i capostipiti dei banditori crociati furono Pietro di Amiens e papa Urbano II; la loro Prima crociata andò discretamente, e le atrocità non furono eccessive. Seguirono altre sei crociate ufficiali, più alcuni conati minori. Andò tutto abbastanza male.
Da qualche settimana ogni paese occidentale, o simpatizzante, o satellite di Washington, viene esortato a prendere le armi: anche se è certo che esse massacreranno più bambini che tagliagole. I bandi di mobilitazione riguardano prevalentemente il fronte della lotta all’Isis. Però, se obbedissero alla logica, i banditori crociati dovrebbero additare vari altri scacchieri. Non agiscono terroristi un po’ dovunque, dai Boko Haram ai talebani, ai sacrileghi che tentano di prendere le terre del petrolio, agli altri che sobillano i quartieri etnici in Gran Bretagna, in Francia e non solo? Bei tempi quando il nemico era solo in Terrasanta. Oggi è dappertutto; stanarlo imporrà costi schiaccianti: non poche spedizioni saranno sciolte prima ancora di partire.
A casa nostra l’appello alle armi più recente, 17 novembre 2014, è di Angelo Panebianco. Il suo corrusco editoriale ruota attorno all’intimazione: la minaccia del Califfato ‘isseremo la bandiera nera a Roma’ non è una sbruffonata, non va presa sottogamba. Che fare? Per Panebianco, serve la risposta bellica, con tutto l’arsenale che occorre. Panebianco lo sa, ma non lo dice: il nemico è dovunque sul pianeta, la crociata fallirà.
La soluzione è un’altra. Gli amici degli Stati Uniti, nonché quegli americani che sono dotati di raziocinio invece che devastati dalla ferocia patriottica, costringano la Casa Bianca a ripudiare il bellicismo. Le spedizioni militari, dalla Corea e dall’Indocina ad oggi, i superbombardieri e il napalm, hanno fatto degli USA la nazione più odiata della storia. Forse furono odiati ancora di più Vandali e Unni, però nelle terre dove sterminarono e devastarono. Invece gli USA sono detestati sul pianeta intero, con intensità variabili.
Il giorno che alla Casa Bianca andrà un presidente dalla mente e dal cuore all’opposto di Roosevelt e di Kennedy, di Johnson e di Obama, egli riconoscerà le colpe e gli errori degli USA e il mondo deporrà gradualmente il sentimento antiamericano. Specialmente se i bilanci ridicolmente mostruosi del Pentagono e della Cia saranno tagliati, onde dare pane alle immense plebi che oggi si aspettano redenzione dal fondamentalismo, e da esso ricevono provvidenze materiali e la forza di ritrovare l’orgoglio. Prima delle imprese yankee nel Golfo, nell’Irak, nell’Afghanistan l’antiamericanismo nell’Islam era poca cosa rispetto a oggi. Il ravvedimento e la svolta antimilitarista sono le sole armi dell’Occidente.
L’Ottava crociata bandita da Panebianco e da altri, se partirà, finirà come la Settima. Mossa da Aigues Mortes nel 1270, la Settima si fermò a Tunisi, perché il condottiero supremo, Luigi IX re di Francia, morì di peste; l’impresa finì. Quel sovrano fatto santo da un papa efferato (Bonifacio VIII) aveva capeggiato la crociata precedente, la Sesta. Sconfitto ad al-Mansura, il re era caduto prigioniero. Liberato dietro riscatto, restò altri quattro anni in Terrasanta a tentare di riorganizzare i resti dell’esercito crociato. Risultato, a suo tempo gli Ottomani espugneranno Costantinopoli e assedieranno Vienna.
Oggi, un sessantennio dalla mezza sconfitta in Corea, dopo l’immensa tragedia del Vietnam e dell’anima americana, dopo gli insuccessi disonorevoli che seguirono, non è verosimile che l’eventuale crociata di Obama e Panebianco abbia un esito migliore. Un tempo gli Stati Uniti si credevano invitti, dunque invincibili. Invece dopo la vittoria del 1945, conseguita non da soli e contro nemici sfiniti dall’inferiorità materiale, gli americani non hanno collezionato che umiliazioni. Anche perché la loro efficienza guerriera è infima: quante bombe sganciarono sul Vietnam, per finire sconfitti nella vergogna?
Avrebbero trionfato -come il capitalismo trionfò sul comunismo- se avessero investito una parte dei loro forsennati bilanci militari nella lotta alla povertà dei popoli che invocano Allah.
E’ ciò cheWashington dovrà fare in un avvenire non troppo lontano: ma costerà molto di più. E il disonore non si cancellerà; il passato non si cancella. L’America era la fidanzata del mondo. Con le sue crociate, tutte scadenti, è diventata un paese accanitamente militarista, il più odiato di tutti.
A.M.C.