La scorsa mattina ‘Repubblica’, il Volkischer Beobachter della cleptocrazia nata dalla Resistenza, si scopre nauseata, anzi desolata, di un fatto tutto considerato quasi marginale: i vitalizi agli ex-consiglieri regionali, compresi o no altri bricconi, ci costano 170 milioni l’anno; ma la cosa peggiorerà, per un meccanismo fatevelo spiegare dal Beobachter.
Volessimo contare le altre espressioni di sdegno stampate o recitate nello Stivale, solo a partire da Mani Pulite, sarebbe come numerare le stelle del cielo o i granelli di sabbia del mare. I luoghi e le occasioni della malvivenza dei politici sono sterminati: dalle migliaia di miliardi elargite in settant’anni per dare voti ai partiti grandi e minimi, alle spese immorali per il Quirinale e per non una ma tre dimore presidenziali extra (San Rossore, Castelporziano, villa Rosebery).
Le prospettive dell’etica pubblica e della salvezza della Polis sono fecali. ‘Repubblica’ ci dirà chi farà la Liberazione dai ladri, ben più sacrosanta di quella di 69 anni fa? Matteo Renzi? Ma per gli orbaci del Regime, Renzi è una specie di Dillinger, un Pericolo pubblico numero Uno, perdipiù appestato di ebola. Nella logica delle Istituzioni e con la loro omertà troveranno modo di liquidarlo.
Esiste un altro protagonista da cui attenderci qualcosa? Non a destra; a sinistra c’è una combutta di conservatori tetragoni, perfettamente congeniali alla teologia di “Repubblica”, che è progressista solo quando si tratti di dissacrare costumi millenari, p.e. le nozze riproduttive, e di difendere i privilegi medio-altoborghesi.
‘Repubblica’ non sa vergognarsi del regime alla cui cupola appartiene: e questo è logico. Non è logico che non additi una via di fuga dalla palude mefitica in cui siamo. Se la sente ‘Repubblica’ di proporre un’ulteriore apertura di credito a favore dei Proci che gozzovigliano? Nessun paese civile è stato governato così a lungo dai ladri. ‘Repubblica’ finge di non sapere che il nostro assetto di sistema è stato fissato in modi che lo fanno immodificabile. La Costituzione, le Istituzioni, la Consulta, le garanzie, le prassi, i diritti acquisiti, le logiche delle corporazioni, le varie sottosovranità, imprigionano tutto in una manomorta invincibile.
‘Repubblica’ è capozelota della demoplutocrazia dei partiti. Come tale è impossibilitata a vedere le altre realtà e le altre opzioni cui molti nel mondo guardano. La più minacciosa è, inevitabilmente, uno Stato autoritario sì ma meno lordato dalla corruzione, più esattamente dal denaro. Un’altra, destinata a vincere un giorno, è il passaggio a questa o quella formula di democrazia diretta, una che azzeri il meccanismo della rappresentanza, quella delega ai politici che spoglia i cittadini e perpetua l’usurpazione.
‘Repubblica’ è incapace di capire che non le riforme ‘possibili’ ma la bonifica integrale e le demolizioni nette redimeranno la nostra politica. Le riforme sono un mantra scadente, ormai svuotato di efficacia. Da qualche tempo il più alto dei bonzi del tempio proclama indispensabili le innovazioni. Per una volta dice giusto: ma quasi nessuno lo prende sul serio. Questa repubblica è un edificio da abbattere, per ricostruirlo tutto diverso.
A.M.C.