GLI ULTIMI GIORNI DELLA POMPEI DEMOPARLAMENTARE

Si lamenta, Michele Ainis, che siamo alla “Fine silenziosa del referendum” (Corriere della Sera, editoriale 15 luglio). Si aspettava qualche impulso al futuro, cioè alla democrazia diretta selettiva, da parte di un Demiurgo fiorentino il quale -ove riesca- salverà il sistema del passato, dunque della Casta capeggiata dal monarca del Colle? La maggior parte delle persone raziocinanti si augurano che Matteo Renzi non fallisca; con loro c’è anche chi scrive, anche se meno benpensante di loro. Ma l’auspicato successo di Renzi non sfiorerà nemmeno l’ambito della democrazia diretta e del referendum, visto che allontanerà di un tempo X la fine della delega elettorale ai grassatori della Cleptocrazia.

“Le Costituzioni, scrive Ainis, invecchiano come le persone. Però a differenza di noialtri possono ringiovanire (…)  C’è nella gente voglia di decidere. Di qui la crisi delle assemblee parlamentari è un fenomeno mondiale, non solo italiano. Negli USA Benjamin Barber propone di rimpiazzarle con i sindaci. La Primavera araba le ha sostituite con le piazze. In Europa il ritiro della delega si esprime con la diserzione delle urne e con la domanda di Democrazia Diretta. Ecco perché ovunque si moltiplicano le consultazioni online dei cittadini, sugli argomenti più svariati. Ed ecco perché i referendum sono in auge dappertutto”.

In proposito il costituzionalista dell’università Roma3 fornisce notizie significative. “Fino al 1900 nel mondo vennero celebrati 71 referendum. Nel mezzo secolo successivo se ne aggiunsero 197; 531 dal 1951 al 1993; ormai non basta il pallottoliere per contarli”. Tuttavia -è sempre Ainis- “su questo versante la riforma nega un’iniezione di gioventù alla nostra Carta. Gli unici due strumenti di democrazia diretta introdotti dai Costituenti furono le leggi popolari e il referendum abrogativo. Senonché le prime si sono rivelate altrettante suppliche al sovrano, che non le ha mai degnate di uno sguardo. Il secondo, è stato generato con 22 anni di ritardo, senza mai diventare adulto”.

Lasci perdere, Ainis. Non invochi più “qualche correzione” da parte del governo. Smetta di confidare nelle Istituzioni. Il sovrano ‘che non degna di uno sguardo le leggi popolari’ è da noi una classe politica camorristica. La democrazia rappresentativa vive dovunque una vecchiaia estrema. In Italia appare resistere, pur in vari segni di catalessi: infatti i cleptocrati saccheggiano più che mai, uno scandalo al dì. Ma il coma del parlamentarismo si avvicina anche altrove. Gli immensi balzi in avanti della tecnologia rendono logica e agevole come mai nella storia la chiamata di molti cittadini a condurre la Polis in proprio.

A.M.C.