Chi altro poteva schiacciare i tentativi di tagliare sugli odiati F35, sulle nuove fregate, sui supplementari sommergibili d’attacco, sugli altri programmi bellici, se non il presidente della repubblica, della casta e del military-industrial complex (quest’ultimo deplorato a suo tempo per gli USA da Ike Eisenhower, che era un generalissimo vittorioso)? Tra i capi di Stato del momento il Nostro risulta quello che più prende sul serio il ruolo di Comandante Supremo. In quanto tale, ha inflitto una bella umiliazione a Renzi, che con Cottarelli aveva complottato per dimezzare l’acquisto di apparati bellici, persino per vendere la portaerei ‘Garibaldi’. Un complotto temerario, cioè sciocco, perché tutto era chiaro prima ancora che il 19 marzo si pronunciasse il corrusco Consiglio Supremo di Difesa.
Tutto era chiaro dal giugno 2013, quando il Parlamento aveva deliberato di sospendere le ordinazioni belliche fino alla conclusione di una propria inchiesta ai sensi della legge 244, che assegnava al potere legislativo un maggiore controllo sugli acquisti di sistemi d’arma. Passarono pochi giorni e il Signore della Guerra stroncò: la legge 244 è piena di criticità. Non può permettere alle Camere facoltà di interferire nelle valutazioni dell’Esecutivo, segnatamente nelle prerogative del Capo dello Stato e dei vertici militari.
Il 19 marzo ilConsiglio Supremo ha dato per respinti sia il conato del Parlamento, sia quello del presidente del Consiglio. Ha ribadito seccamente che le minacce militari alla patria sono reali, rese più acute dalle turbolenze dello scacchiere mediterraneo. Ha additato la strada da percorrere: niente colpi di testa alla Rottamatore, nessun ascolto all’opinione pubblica, bensì un Libro Bianco sulle strategie di guerra, da redigere con calma. Risponderà alle domande fatali: vogliamo un’aeronautica? Vogliamo contare nelle decisioni tra Potenze? Nell’ultima Festa delle Forze Armate il War President aveva tagliato corto (con due audaci innovazioni lessicali): “Non bisogna indulgere a semplicismi e propagandismi sulle dotazioni indispensabili alle nostre forze armate”. Il non detto: se Renzi si è esposto troppo con gli impegni di spesa, si tolga dalla testa di lesinare sugli armamenti.
E’ da compiangere la povera Bundesrepublik, per dirne una, che non ha Marte a capo dello stato. Da noi invece il Primo Cittadino, rieletto a furor di politicanti che temevano per il seggio, detta la legge marziale dalla tolda di comando: si vis pacem para bellum. Il Consiglio Supremo sa ben meglio di noi le minacce che incombono. Non dice da dove incombono, ma gli italiani gente sveglia si sforzino di immaginarle. Intanto il fosco Putin, uomo del KGB. Poi una coalizione Tripoli Tirana Asmara Mogadiscio Addis Abeba Dodecanneso potrebbe volerci punire per le nostre sopraffazioni colonialiste, dal micropossedimento della compagnia di navigazione Rubattino sul Mar Rosso all’incoronazione di Vittorio Emanuele III a re d’Albania, passando per il trionfo di Giolitti sul Sultano ottomano e per la sottomissione dell’Etiopia.
Ma il pianeta è vasto, pullula di potenziali aggressori. I Talebani, che abbiamo domato dalle parti di Kabul, sono più pericolosi di quel che appaiono. I vietnamiti umiliarono ripetutamente gli USA, che pure per strappare ai giapponesi l’isola di Kiushu spiegarono quasi 70 tra sole portaerei e corazzate; se, per deridere i nostri padroni yankee, ci attaccassero improvvisamente, che faremmo noi con la sola portaerei Cavour, una volta venduta la Garibaldi come voleva quel pazzo di Renzi? Ancora. Chi può escludere che gli italoamericani oriundi del Regno delle Due Sicilie ci facciano aggredire dai Navy Seals per rappresaglia della spedizione dei Mille? La squadra asburgica dell’ammiraglio von Tegetthoff, che nel 1866 ce le dette di santa ragione a Lissa, non potrebbe infierire sugli stabilimenti balneari del Salento, ove non ci dotassimo di sommergibili idonei alla navigazione polare?
A farla breve, il War President ha ragione: mettiamoci in grado di colpire first strike Addis Abeba. Se poi Al Qaeda, o qualsiasi altro nemico della democrazia e dell’emancipazione della donna, ce l’avrà con noi, il Quirinale Supremo dovrà disporre della giusta panoplia di armi di ritorsione.
Il Rottamatore stava per soccombere alla follia suicida di risparmiare sui droni vettori di atomiche tattiche. L’ha trattenuto in tempo la mano ferma di Partenopeo. Avremo stormi di F35 per proteggerci. Onde risparmiare sul combustibile, convertiamoli a metano o a GPL (alla propulsione nucleare, solo se quel farabutto di Putin ci chiude i gasdotti dalla Crimea e non ci fa sciare a Sochi).
I feldmarescialli del Consiglio Supremo si sarebbero piegati al Rottamatore, non fosse stato per il Guerriero campano, ammogliato con donna Clio. Egli è un caso più unico che raro di autoredenzione. Era un portaborse di Togliatti, uno stalinista che aveva giustificato le ferocie partigiane e l’invasione dell’Ungheria, che aveva insolentito la Nato: ebbene si è convertito all’atlantismo con le sue sole risorse mentali. Oggi guarda fisso verso il Pentagono come l’ago della bussola è attratto dal Nord. Avesse trent’anni di meno, l’ex regista delle campagne comuniste per la pace farebbe il segretario generale della Nato.
Dice l’amico intimo Emanuele Macaluso che Partenopeo lascerà la presidenza entro l’anno (con la fierezza, siamo certi, di avere salvato le FF.AA. che salvano noi). Diciamolo alto e forte: perderlo sarebbe un peccato. E se imitasse Ratzinger a Santa Marta: se restasse a vita nei giardini del Quirinale, in una grande tenda da campagna/combattimento, come capo emerito del Consiglio Supremo di Difesa?
Porfirio