La sfortuna, per noi che sogneremmo la disfatta del Cav, è che i nemici più implacabili del berlusconismo sono gli intellettuali di sinistra. Dove sono passati, non cresce più l’erba. Il sentimento anti-giustizialista, invece, non fa che crescere.
Andò così, in termini molto più drammatici, nella Guerra Civile spagnola. Si inebriarono per la Repubblica -prima di color cangiante, poi decisamente rossa- i più bei nomi del firmamento letterario planetario. Tifarono per il Frente Popular un centinaio di scrittori e artisti di fama. Per Franco, quanto le dita di una o due mani. Negli USA, paese anticomunista quanto nessun’altro, furono per la Madrid pararivoluzionaria il 98% dei “chierici”. A guerra finita l’inglese John Osborne (Ricorda con rabbia) lamentò : “La nostra generazione non è più capace di morire per una causa come la generazione della guerra civile di Spagna”. Da come sono andate le cose, i sudditi di Re Juan Carlos non sembrano rimpiangere di non essere morti.
Alcuni apologisti del Caudillo non mancarono. Manuel Machado, fratello del grande bardo rosso Antonio, lodò Francisco Franco: “Sabe vencer y sabe sonreir (sorridere)”. Ma gli apologisti lirici furono a destra abbastanza pochi per produrre un eccesso di sciocchezze (Franco fu incapace di misericordia e di veri sorrisi).
Infinitamente più brillante l’esaltazione andata agli eroi della sinistra No pasaran. L’iconaAntonio Machado arrivò a rivolgersi così a Enrique Lister, gran comandante di truppe comuniste: “Si ma pluma valiera tu pistola/ de capitan, contento morirìa”. Se non bastava questo atto di sottomissione della Poesia di fronte al marziale maneggio di “tu pistola”, apprendiamo che per il Vate il pugno chiuso del saluto bolscevico era in realtà “una mano abierta y generosa, que se equipara con el cristianismo autentico”. José Bergamìn y Gutierrez cantò le particolari mani di Stalin: “blancas y puras, manos de nieve silenciosa“. Ridete pure, ma per gli storici “las manos de nieve silenciosa” fecero morire a vario titolo molti milioni di persone. Invece la Musa da trincea Maria Teresa Leon assicurò che Stalin era “nuestro padre querido”. Il ribrezzo non vi strozzi. Tra l’altro il “querido” liquidò fisicamente non pochi degli emissari e agenti che aveva mandato in Spagna (Togliatti no).
Con questi precedenti è sicuro: con o senza il Lubrico da Arcore, il berlusconismo non morirà finché esisteranno gli intellettuali di sinistra, apoplettici e menagrami quanto i ditirambisti di Lister e Stalin. Il berlusconismo potrà perdere questa o quella elezione, essere ammaccato da questa o quella sentenza penale, ma la fiamma azzurronerastra non si spegnerà. Le sue Vestali saranno gli intellettuali democratici.
Essi non sono mai riusciti a dimostrare la loro utilità. Non hanno mai elargito pacchi-dono ai poveri, come invece fanno le aristocratiche della San Vincenzo, e più ancora le miti volontarie delle mense. Quando sono stati al governo gli ex-rivoluzionari non hanno contrastato l’impennata dei redditi dell’One per cent. Se questo volessero davvero tentare, quasi nessuno li crederebbe sinceri. Minacciano sfracelli guerriglieri alla greca, oppure opere di giustizia che non sanno compiere. Fanno come il loro padre nobile, Giorgio Partenopeo: allocuzioni su allocuzioni dalla parte dei disoccupati e dei suicidi per disperazione, ma il fasto della mia reggia non si tocca.
Eppure i falsi annunci e le analisi insipide della cultura impegnata impauriscono la gente d’ordine più piccola e sprovveduta. Il risultato, imposto quasi da una legge fisica, è che il conservatorismo forzista, disposto ad ogni bassezza, si arrocca in difesa. Prova persino a volgere a suo favore la pura e semplice energia cinetica di un fiorentino che si annuncia Cola di Rienzo o capo dei Ciompi.
Beati i popoli con meno intellettuali marxisti in quiescenza.
Porfirio