Dovesse la malarepubblica nata tra il 1945 e il ’48 morire -come non sarebbe poi tanto male -è sicuro che per essa ci sarebbe posto nel cimitero delle repubbliche? Esiste il cimitero degli elefanti e c’è quello delle repubbliche. Quelle nate e morte in Europa negli ultimi 220 anni sono un paio di dozzine: alcune importantissime, altre assai meno. Prima a nascere, poi a morire più volte, fu la Repubblica francese: comparve nel 1792, nel 1848, nel 1944-45, nel 1958.
La più compianta tra le repubbliche fu quella detta di Weimar, che non fu mai a Weimar bensì a Berlino. Fu proclamata da Philipp Scheidemann il 9 novembre 1918; due ore dopo Karl Liebknecht ne proclamò un’altra, ispirata alla Russia dei Soviet. Weimar fu assassinata da Hitler, appena eletto a termini di Costituzione presidente del Reich (30 gennaio 1933).
Un’altra scomparsa grossa, amaramente rimpianta dai suoi partigiani, fu quella della Seconda repubblica spagnola, nata nel 1931 e attaccata frontalmente il 18 luglio 1936 (scoppio della Guerra Civile). La Prima repubblica di Spagna era durata ancora meno mesi, dal 1873 al 1875; vi pose fine la restaurazione dei Borboni e l’alternanza al governo dei due maggiori partiti costituzionali, il conservatore e il liberale. Poco distinguibili tra loro, entrambi coalizioni di notabili, si succedettero regolarmente al potere. Furono liquidati nel 1923 dalla dittatura razionalizzatrice ed efficiente del gen.Miguel Primo de Rivera.
La Repubblica d’Austria durò dal 1919 all’Anschluss del 1938; anche lì, come in Ungheria, in Baviera, in Sassonia sorse un’effimera repubblica rivoluzionaria. Anche la Germania comunista (DDR) fu organizzata in repubblica, dall’ottobre 1949 alla caduta del Muro di Berlino. La riunificazione germanica fu proclamata nell’ottobre 1990; diciamo che la DDR non fu mai uno Stato sovrano.
Molto sofferte le vicende della Repubblica polacca. In quella nazione le lotte risorgimentali erano andate avanti buona parte dell’Ottocento, finché verso il 1890 gli scontri di fazione videro l’emergere di Pilsudski, che avrebbe dominato la Polonia fino alla morte nel 1935. Egli figura nella storia come un generale, ma era stato militante rivoluzionario, a lungo confinato in Siberia, cofondatore del partito socialista. Nel 1919 primo capo dello Stato indipendente, tra il 1920 e il ’21 portò la guerra contro il neonato Stato sovietico. Avverso alla Costituzione del 1921 che limitava le sue prerogative, nel 1926 prese tutto il potere nelle sue mani. La Repubblica di Polonia non venne meno prima del 1939 (invasione germanica-sovietica), tuttavia la posizione di Pilsudski fu talmente forte da configurare un regime non assimilabile a un normale ordinamento repubblicano d’Occidente. Nel 1916 le Potenze centrali avevano addirittura organizzato una Polonia indipendente retta da un monarca.
Le Repubbliche baltiche sorsero nel 1918 (l’Estonia alcuni mesi prima) e furono spazzate via dall’invasione sovietica. L’Islanda acquistò la completa sovranità repubblicana nel 1944. Vissero una stagione abbastanza significativa, come potenze medio-piccole non allineate né coll’Ovest né coll’Est la Iugoslavia e l’Egitto. Quest’ultimo è perfettamente vivo, anche se schiacciato dall’eccesso di popolazione; è un osso duro anche per gli USA, che al momento vi esercitano l’egemonia. Tra il 1958 e il ’61, assieme a Siria e a Yemen, l’Egitto tentò di erigere la Repubblica Araba Unita.
Pure la Cecoslovacchia subì l’aggressività della Germania ma delle sciagure della nazione furono responsabili anche i governanti di Praga, resi troppo sicuri di sé dai favori dei vincitori della Conferenza di Versailles. Quanto alla Jugoslavia, essa fu ingannata dai detti vincitori al punto di credere di potere riprendere le annessioni della Grande Guerra.
Infine la Grecia. Sorta nel 1830 come regno, nel 1924 era diventata repubblica, per tornare al re nel 1946. Nella guerra civile del secondo dopoguerra la normalità istituzionale era stata dilaniata, con un governo partigiano comunista, capeggiato da Marcos Vafiadis, e una monarchia combattuta con le armi. Quest’ultima fu definitavamente abolita nel 1973.
Se l’Italia raggiungerà il luogo dove riposano le repubbliche defunte nel Novecento, soffrirà di scarsità di spazio cemeteriale. Ma non è detto che debba andare al camposanto: forse le nostre istituzioni riusciranno ad emendarsi. Oppure qualcuno troverà il modo per correggere gli errori più gravi.
Porfirio