PER UNA VOLTA SARTORI PREDICA VERITA’

Il noto politologo toscano Giovanni Sartori, a dire di alcuni il maestro di quasi tutti i nostri politologi, fa da decenni l’illustratore per le masse di una situazione ingrata: che essi politologi non hanno niente di nuovo da dire. Per loro l’Occidente si è fermato alla Magna Charta, o se si preferisce allo Statuto elargito da Carlo Alberto: eleggete pure dei deputati. Peccato che oggi 43 su 60 eletti al parlamentino regionale ex-sabaudo sono indagati per questa o quella forma di ladrocinio.

Il magistero di Sartori può riassumersi così: fin quando il pensiero politico non si convertirà al doppio turno alla francese, la nostra Polis resterà sciamannata e oppressa da presagi di morte. Il demonio peggiore, il vero e proprio Anticristo, che complotta la perdizione della Res publica, è per Sartori “il direttismo”. Marchia così l’infamia di considerare moribonda, e fetida di necrosi, la democrazia rappresentativa. Peraltro il prof.Sartori assevera con la sua autorità tecnica che oggi, uscite di scena la monarchia e l’aristocrazia ereditarie, questa o quella formula di democrazia diretta assistita dall’elettronica è la sola alternativa al parlamentarismo cleptocratico che saccheggia lo Stivale più che ogni altro reame d’Occidente.

Di questa certificazione o expertise siamo naturalmente grati noi tutti -pochi o tanti si vedrà sulla distanza- che detestiamo la democrazia rappresentativa appaltata ai politici professionisti (del furto). Tuttavia sappiamo, sull’esperienza di molti decenni, che l’antidirettismo è un’ossessione che dementa il Nostro. Di fatto lo fa campione e cantore della peggiocrazia trionfante. Negli anni della guerra la rubrica radiofonica del ‘microfono del Duce’ Mario Appelius terminava coll’imprecazione “Dio stramaledica gli Inglesi”. Sartori, nato in Toscana come Appelius, non manca quasi mai l’invettiva contro il direttismo.

Ma giorni fa il suo editoriale nel ‘Corriere’ “Una modernità fuori misura”, sovratitolato “Gli eccessi che la Terra non sopporta” meriterebbe d’essere inciso nel bronzo e premiato col Nobel: “Predichiamo un progresso senza limiti, una crescita senza limiti, uno sviluppo senza limiti e, ancor peggio, una popolazione senza limiti. E’ demenza ipotizzare una crescita infinita in un pianeta che ha dimensioni finite e perciò stesso anche risorse finite (…) Il rimedio vero sarebbe una drastica riduzione delle nascite (specialmente in Africa) che ci restituirebbe un pianeta vivibile. A questo effetto le maggiori responsabilità sono della Chiesa cattolica. Per ora papa Francesco si è limitato a carezzare molti bambini, a stringere molte mani e a distribuire in piazza San Pietro la “Misericordina” che poi, aperta la scatolina, è un rosario (…) Ripeto, l’unica cura ancora a nostra disposizione è ridurre la popolazione. I combustibili fossili vanno messi al bando, mentre noi continuiamo allegramente a incendiare i nostri boschi senza che mai un incendiario sia preso e condannato. (…) Che vergogna. E anche che incoscienza”.

Direte: riesce un politologo a ragionare così bene? Di solito no. Ma se una volta enuncia verità assolute perdoniamogli la politologia incapace di pensiero.

Porfirio