GRAMELLINI VUOLE ESTIRPARE IL BUBBONE: FACCIA COME D’ANNUNZIO A FIUME

Per Gramellini, amato confidente e guida  di molti tra noi, “il bubbone italiano è tutto nella danza che i potenti ballano tra loro. E’ un bubbone incurabile. Si può soltanto estirpare, sostituendo radicalmente la classe dirigente italiana ogni 10 anni. Prima che si formi il nuovo bubbone”. Alla buonora, sostituire tutti magari dimezzando i 10 anni! Forse è la prima volta in mezzo secolo che una geremiade sulla Grande Malata contiene un’indicazione pratica, una prospettiva salvifica: azzerare.

E tuttavia: a chi si rivolge il maitre-à-penser subalpino per ottenere che qualcuno estirpi? Ai suoi lettori, si sa, non basta. Ai potenti stessi che ballano tra loro? Ai beniamini vecchi e nuovi dei media? Il vicedirettore de La Stampa non è scemo: sa che né i potenti né i conduttori dell’opinione si curano di alcun rimprovero, di alcun quaresimale. Allora chi estirperà, i macchinisti delle larghe intese? la cupola dalemiana del Pd? il presidente della repubblica, della Casta e del Bubbone? Il mezzo milione di humans che vivono di sola politica e fanno il grosso del bubbone?  Gramellini ci faccia capire chi sarà il Dracone capace di azzerare la classe dirigente.

Se non lo sa, conclami che i prominenten italiani, anzi tutta la democrazia rappresentativa e l’intero sistema della proprietà e del mercato a norma della Costituzione non vogliono e non sanno emendarsi in nulla. Possono solo essere demoliti con la dinamite come costruzione abusiva, come ecomostro.

Giorni fa abbiamo visto le desolanti immagini di papa Bergoglio in visita di Stato al Quirinale. In un salone chilometrico, nereggiante di abiti da cerimonia e punteggiato di onorificenze gaglioffesche,  il Vescovo di Roma che aveva promesso di incarnare lo Scandaloso di Assisi si lasciava rivolgere remissivo frasi di circostanza che lo compromettevano in un’ufficialità sciagurata. Non si è alzato, il pontefice più sovvertitore del mezzo millennio seguito a Lutero, a fustigare la gentaglia che aveva di fronte, che mirava a cooptarlo e che una volta Gesù scacciò dal Tempio. Non ha fustigato, perché la prassi delle visite tra pseudo sovrani non consente. Più ancora, non ha fustigato perché finora, di rivoluzionario, Francesco ha fatto solo allusioni, mossette e carezze ai bambini, più (ieri) la distribuzione dell’incredibile farmaco spirituale ‘Miracolina’. Eppure il suo uditorio e il salone chilometrico erano il bubbone stesso da estirpare, assieme a centinaia di figuri non presenti  quel giorno.

Papa Francesco è il solo personaggio all’orizzonte dello Stivale e del pianeta che potrebbe suscitare, senza ricorso alla forza, l’opera di giustizia invocata da Gramellini. Tolto lui, nessuno. Allora proviamo noi a dire al pensatore ex-sabaudo quello che dovrebbe fare per non moraleggiare nel vento. Volti le spalle alla letteratura, passi all’azione. Faccia come D’Annunzio a Fiume, come Kurt Eisner in Baviera (nel novembre 1918 divenne capo del Land trasformato in repubblica bolscevica). Persuada, sobilli, plagi un giovane colonnello dei carabinieri, dei paracadutisti, dei guastatori, dei nostri Navy Seals, a irrompere nel palazzo istituzionale giusto, Quirinale in primis, coi suoi fegatosi a mitra spianati. Faccia crepitare le armi contro i candelabri ufficiali. Oppure alla parata del militarismo democratico, il 2 giugno, punti i cannoni dei suoi carri sulla tribuna delle autorità supreme: una sola salva d’avvertimento basterà a far crollare il regime bubbonico e ad accendere la gioia selvaggia dello Stivale; i giornalisti e gli intellettuali democratici si allineeranno prontamente, le Camere e la Corte della manomorta costituzionale verranno chiuse e immesse sul mercato immobiliare, i furfanti della tribuna faranno un esteso soggiorno di lavoro manuale nell’Appennino.

Se non vorrà fare il Catilina, Gramellini si acconci a restare un quaresimalista come gli altri, benché più garbato e più arguto. Si contenti di stendere moralità edificanti, tutte molto lette e tutte senza speranza.

A.M.C.