CUPERLO “BELLO DEMOCRATICO” E IMBALSAMATORE

Quando l’ultimo capo della FGCI, la gioventù comunista per bene, azzanna Renzi per aver voluto una definitiva Leopolda senza alcun simbolo o icona del Pd; quando chiede minaccioso “che partito ha in mente Matteo?”, fa una schermaglia di corrente, anzi di fazione, ovviamente legittima, ma esiziale se prevalesse. Valgano le sue parole d’ordine: “Le bandiere sono importanti. Fidiamoci della nostra gente. Il popolo che ama la Costituzione deve restare unito. La Costituzione è la Bibbia laica. Sua bellezza e luminosità. Senza sinistra il Pd non esiste. Vivere la passione politica (la militanza di partito). Voler bene ai simboli. Riscoprire l’appartenenza. Assomigliare un po’ più a ciò che i Padri Costituenti avevano immaginato  di noi”.

Bravo questo trascinatore di tesserati e di inattivi anagrafici, che un delizioso slogan della macchina dalemiana ‘vintage’ ha proiettato nelle pre-primarie come “bello e democratico”!

Tuttavia Cuperlo è tecnicamente perseguibile per apologia di reato, reato di partitismo. Egli si ammanta di tuniche e scialli partitici, ma sa benissimo che i partiti sono stati e restano la nostra sciagura. Sono stati e restano il Mob di gangster che negli anni Venti spadroneggiò a Chicago. Egli sa benissimo che tutte le ‘forze politiche” sono sfacciatamente usurpatrici e ladre; che l’antipolitica è un ciclone in avvicinamento; che Renzi è diventato grande per essersi presentato -quanto sinceramente si vedrà- come antagonista della politica e degli schieramenti. Per aver fatto  sperare che demolirà le rocche del partitismo.

E’ di questi giorni la milionesima conferma dell’ininterrotto saccheggio  operato dall’Arco costituzionale. Secondo i magistrati inquirenti, all’Atac di Roma, con 12.000 dipendenti forse la maggiore impresa europea di trasporti urbani, la combutta degli amministratori di partito,  sinistra o destra non importa, rubava sfacciatamente e in grande. Si parla di 70 milioni l’anno, un terzo forse del ricavato complessivo della vendita di documenti di viaggio. I 70 milioni sarebbero stati ottenuti vendendo a beneficio degli amministratori e dei loro partiti biglietti clonati, cioè falsi, e non mettendone a bilancio il ricavato. A suo tempo sapremo se gli inquirenti hanno ragione. Sulla scala italiana si tratta di un episodio minore: un nonnulla rispetto alla grassazione permanente cominciata il giorno che i partiti democratici subentrarono, a bandiere costituzionali spiegate, a quello fascista.

Gianni Cuperlo, designato dall’apparato gerontocratico, ripropone alla lettera -con più garbo- l’antica minaccia di D’Alema allo Stivale: “Non ti libererai mai di noi”. E invece l’antipolitica e l’ammutinamento contro i partiti sono la grande novità dell’avvio del Terzo Millennio. Ogni giorno i media recano le prove di un odio all’oppressione dei politici professionali che nel mezzo secolo precedente covava, cresceva ma non si manifestava.

Matteo Renzi, quale che sia la sua sincerità, quali che siano le carenze della sua proposta (v. Internauta “Forse Renzi spianerà la via” ), mostra di avere ascoltato il grido di dolore degli italiani. Non solo ha annunciato che rottamerà i pluridecennali gestori della ditta di sinistra. Ha pure lanciato il rifiuto al patriottismo di partito, anche perché esso condanna le schiere del rinnovamento a restare minoranza. Non conta, dice Renzi, recuperare i sinistri delusi, conta guadagnare i non sinistri. Dovesse il Pd darla vinta al delfino di D’Alema Bersani Finocchiaro e Bindi, Matteo dovrebbe voltare le spalle alla fabbrica della sclerosi e rivolgersi alla gente, alla maggioranza sociologica. Tra l’altro liberarsi dei nostalgici sarebbe l’occasione di mettere in moto davvero l’annunciato caterpillar delle novità. Proclami subito, non dopo matura riflessione, le svolte grosse che sente necessarie. Il continuismo cuperlista è una tecnica di imbalsamazione.

A.M.C.