FORSE RENZI SPIANERA’ LA VIA AL GRANDE RIFORMATORE DEL FUTURO

Oltre che strumenti democratici sbagliati, i nostri partiti sono bande di usurpatori, sono gli appaltatori ladri del peggiore sistema politico d’Occidente; e da noi la cleptodemocrazia elettorale è impostura più grave che altrove. Tuttavia, a conti fatti, il Partito Democratico è meno stomachevole e porcino del Pdl. Potenzialmente il Pd rappresenta la maggioranza sociologica. Però è gestito da una gerontocrazia conservatrice, prigioniera di un retaggio detestato (il PCI), tramortita da una successione di sconfitte, inebetita dalle consuetudini e dalle assuefazioni.

Quando si alzò lo sfidante Matteo Renzi con la proposta brutalmente geniale di rottamare i gerontocrati, fu subito evidente che se il Pd avesse accettato, affidandosi a lui, avrebbe vinto le elezioni. Invece prevalsero le cariatidi, i registi dell’insipiente settarismo di una base senile. Da qualche mese il partito della maggior parte degli italiani è stato ridotto dal Colle all’umiliazione di puntellare un appalto governativo controllato dai plutocrati dell’One per Cent.

Che dobbiamo aspettarci, oggi che esistono le condizioni per la rivincita del Rottamatore? Quando avrà sgominato o almeno giubilato i vecchi gruppi di potere -i D’Alema, i Napolitano, i Bersani, gli Epifani, le Finocchiaro e le Sereni- verosimilmente Renzi andrà al governo. Se attuerà il programma fatto balenare, o meglio se non sorprenderà andando ben oltre quel programma, egli non risulterà il Demolitore/Ricostruttore che il Paese attende per guarire. Però ne sarà il Precursore: e anche così farà opera storica. Spianerà la strada a Uno più grande di lui.

A leggere il programma di Renzi, nell’inadeguata formulazione che conosciamo, sembra giusto definirlo un grosso piano di sgombero di cose rotte, tarlate e inutili, non un progetto di audace costruzione. Però, se realizzato, un piano importante, anzi dirompente. Sarà uno sbarco di garibaldini che almeno abbattono il Regno del Borbone.

Renzi non promette la Città Futura, ma cose grosse per il presente o per l’avvenire vicino. Intanto, in linea di massima, cancellare le eredità e le tradizioni: testi, bandiere, parole d’ordine, mobilitazioni, glorie, pseudo-glorie come la Resistenza sicaria, le iperconquiste sindacali che producono desertificazione. Renzi sostiene che rifiuterà le battaglie di retroguardia; che trasformerà un partito di ‘compagni’ in un’aggregazione della gente quale è, quasi del tutto indifferente alle nostalgie e ai tic di sinistra. Un secolo e mezzo abbondante di lotta politica, non solo in Italia of course, avendo dimostrato che il sinistrismo è velleità, Renzi incoraggerà l’ala passatista ad abbandonare il Pd. In cambio affluiranno gli ampi consensi che finora, andando alla Circe di Arcore, hanno reso immobile la politica dello Stivale.

Solo così verranno le cose annunciate dal sindaco di Firenze e da altri innovatori. Il Nostro promette -piuttosto vagamente- di mettere fine al bicameralismo perfetto, al finanziamento pubblico dei partiti e delle loro testate; di abolire o almeno ridimensionare le province; di vendere quelle proprietà pubbliche che costano invece di fruttare; di “ridurre l’intermediazione politica delle risorse collettive”; di sfoltire i ruoli dirigenziali del pubblico impiego; di portare  dal 12 al 40 per cento la quota dei bambini negli asili pubblici; di introdurre liberalizzazioni che facciano scendere le tariffe;  di combattere le rendite di posizione; altre cose moderatamente virtuose.

Sono razionalizzazioni che figurano bene in qualsiasi programma liberal-sociale dei nostri tempi. La condizione perché, nei loro limiti, si attuino è che le sinistre all’antica e le burocrazie partitiche catafratte vengano messe fuori gioco, l’ala sinistrista confinata  nell’irrilevanza di una o più frange lunatiche. Questa sarà, forse, la missione del Renzi precursore di Colui che ingaggerà le battaglie grosse: colpire sul serio la proprietà, i poteri forti, il turbocapitalismo, i redditi esorbitanti dei manager anche della mano pubblica, degli alti burocrati e dei parassiti d’alto bordo; abbattere i costi tradizionali dei poteri classisti, cioè indifferenti all’equità;: aggredire gli eccessi e le deviazioni del mercato e dell’impianto individualistico della società; azzerare le spese militari e diplomatiche; guidare la transizione verso la crescita zero e la protezione dell’ambiente; combattere il consumismo fomentato dal capitale; avviare il passaggio dal parlamentarismo tossico a questa o quella formula di democrazia diretta. In sostanza saranno le battaglie egualitarie oggi propugnate a chiacchiere dalla Gauche: ma le condurrà un Riformatore dalle mani forti, la mente e il cuore sgombri da legami ideologici.  Se non cancellerà il passatismo che blocca il Pd, Renzi sarà sprecato.

Se prevarrà, se spianerà la strada al Riformatore, il Nostro risulterà un protagonista storico del tipo di papa Bergoglio: non il pontefice rivoluzionario che la Chiesa anzi il mondo meritano, ma il Battista che apre le vie del Signore.

A.M.C.