C’ERA DEL BUONO NELLE PANZANE DI FILIPPO TOMMASO MARINETTI

In aggiunta alla fertilità d’invenzione ideologica che quasi tutti gli riconoscono, il fondatore del Futurismo italiano aveva un’insuperabile capacità di suscitare il riso. Ovviamente le risate azzeravano il valore di varie sue tesi. Ma l’effetto restava. Si vedano le proposte avanzate tra il dicembre 1911 e il giugno 1918, a Grande Guerra non ancora finita, per “l’unica soluzione del problema finanziario”.

“Si dice, esordiva FT, che siamo un popolo a tutti superiore per genio elastico e creatore e per giovane resistenza muscolare, ma disgraziatamente povero. No. Non è povero il popolo italiano. Noi Futuristi affermiamo che il popolo italiano è il più ricco della terra, poiché possiede un incalcolabile capitale inutilizzato: l’enorme patrimonio delle opere d’arte antiche ammucchiate nei suoi musei. Di questo patrimonio artistico, noi proponiamo senz’altro la vendita graduale e sapiente. L’Italia sarà in pochi anni abbastanza ricca per:

1. avere la più poderosa flotta militare del mondo;

2. avere un esercito quattro volte più forte dell’attuale;

3. avere la prima marina mercantile del mondo;

4. avere una grande navigazione fluviale;

5. Intensificare decisamente tutte le industrie esistenti, e creare immediatamente le mancanti;

6. sviluppare fino al rendimento massimo l’agricoltura e sanare tutte le   zone malariche;

7. vincere completamente l’analfabetismo;

8. abolire totalmente ogni imposta per venti anni almeno.

La vendita del nostro patrimonio artistico, ben lungi dal diminuire il nostro prestigio, dimostrerà al mondo che un popolo giovane e sicuro del proprio avvenire ne sa affrontare tutti i problemi, trasformando in forze vive le sue ricchezze morte”.

“Si obietterà che questa vendita allontanerà dall’Italia il fiume remunerativo dei visitatori stranieri. Non vogliamo discutere qui sull’utilità dell’industria dei forestieri, che pur regalando all’Italia molti milioni è tanto aleatoria da poter cessare per un caso isolato di colera o per una scossa di terremoto; ed è sempre dannosa perché snazionalizza e umilia il nostro paese, lo riempie di spie e trasforma un terzo degli italiani in albergatori, in ciceroni e in boys d’hotel. Dichiariamo soltanto che i forestieri verranno sempre, purtroppo, in gran numero in Italia poiché la nostra penisola è il riassunto meraviglioso di tutte le bellezze della Terra. Siccome la vendita delle nostre opere d’arte antiche sarà necessariamente graduale, i forestieri per molto tempo se ne accorgeranno appena”.

“Un’altra obiezione: non si devono privare gli italiani del piacere di godere in casa loro le opere dei grandi antenati. Rispondiamo: è assurdo che su 36 milioni d’italiani, i 34 milioni che sono incapaci, o  non hanno tempo, di amare le opere d’arte antiche continuino ad essere esasperati sino alla rivolta da sempre più gravose imposte, mentre il paese possiede un colossale capitale artistico praticamente trasformabile in oro.

Noi proponiamo che una piccola parte del prodotto della vendita sia consacrata a nuovi e più profondi scavi archeologici, i quali riempiranno certo, in pochi anni, i vuoti dei nostri musei e delle nostre piazze con innumerevoli altre opere d’arte antiche. Mentre gli altri paesi posseggono miniere di carbome e di ferro, il nostro possiede le più inesauribili miniere archeologiche. Il sottosuolo di Roma, dell’Umbria, della Campania e della Sicilia possono diventare le nostre Cardiff e le nostre Westfalie. Non esito ad affermare che a tre o a quattrocento metri sotto la mia Casa Rossa, a Milano, dorme un prezioso, elegante e nostalgico tempio di Venere.

Mentre si prevedono, dopo l’attuale conflagrazione, molte altre guerre, attraverso le quali l’Italia dovrà diventare la prima Potenza del mondo, la vendita delle nostre opere d’arte antiche è l’unica soluzione razionale del problema finanziario italiano”.

L’elenco delle cose che Marinetti diceva fattibili con gli smisurati ricavi della vendita delle opere d’arte è esilarante. Tuttavia, come possiamo riconoscere oggi che ci schiaccia un debito iperbolico, c’era del vero nelle rodomontate futuriste.

Marinetti  sapeva ridere, e far ridere, anche descrivendo da par suo l’accoglienza che queste e altre sue proposte ricevevano. Si veda il resoconto del discorso pronunciato alla ‘serata futurista’ al fiorentino teatro Verdi il 12 dicembre 1913, e soprattutto, in corsivo, la reazione del pubblico:

“La vostra frenetica allegria mi dà piacere, segna un nuovo trionfo per il nostro movimento eroico. Non s’era vista mai tanta esuberanza di vita giovanile in questa vecchia fortezza del passatismo! (Urla selvagge, trombe, fischi).

La vostra energia, la vostra ferocia sono sintomi meravigliosi del prossimo risveglio di questa razza fiorentina non ancora del tutto soffocata dalle biblioteche e dai professori (Urla, pioggia di maccheroni, carote, pomidoro, patate, cipolle).

Noi rappresentiamo idee che voi non conoscete (Urli: sì! sì! sì!…Fiale puzzolenti ammorbano il palcoscenico. Un signore sviene tra un agitarsi di carabinieri, guardie e commissari). Questi proiettili asfissianti e puzzolenti dimostrano che il passatismo si difende come può (Applausi entusiastici, insulti, battibecchi, risate). Uscirete di qui domati, portando in voi un’ammirazione involontaria, che non saprete reprimere. Ci sapete instancabili nello sforzo di svecchiare l’arte italiana e di favorire il genio creatore della nostra razza (Baccano infernale, proiettili d’ogni specie). Siete seimila mediocrità contro otto artisti dei quali non potete negare il formidabile ingegno! (Si grida: Manicomio! Manicomio!!) Preferisco il nostro manicomio al vostro Pantheon! (Applausi, fischi, trombette, insulti, colluttazioni e proiettili).

Tutti gli sforzi dunque e tutte le violenze, tutto il denaro e tutto il  sangue per il compimento dell’impresa libica. Viva la Libia!”

E’ passato un secolo intero. I tempi sfidano la nostra capacità inventiva assai più che l’effimera impresa libica. E’ statisticamente probabile che nascano uno dieci cento Marinetti (uno dei quali si chiama Beppe Grillo?); che in parecchi dei nostri figli sorgano impulsi beffardi o assurdi alla Filippo Tommaso. Se così andrà. riaprirà il laboratorio Italia. Oppure ci convinceremo che mentono allegramente, come Filippo Tommaso, i tanti che cianciano di estro degli italiani.

A.M.C.