Perché dovremmo amare la Patria d’oggi allorquando tambureggiano le storie di quotidiana infamia, dai tentativi di dotarci di vettori da guerra spaziale al trattamento principesco di trombati alla Gianfranco Fini, dal dogma che i patrimoni privati e pubblici non si toccano all’indifferenza per un suicidio al giorno? Il nostro è uno Stato-canaglia:
All’aprirsi del Secondo Settennato del Lord Protettore della democleptocrazia il ‘Corriere della Sera’ ha pubblicato, peraltro con signorile leggerezza di tocco, il seguente minimalismo (cm 11 x 3): “Avrebbe usato materiali e manodopera della tenuta presidenziale di Castelporziano per costruire mobili per la sua abitazione privata. Per questo l’ex segretario generale della presidenza della repubblica Gaetano Gifuni è stato condannato dal Tribunale di Roma a un anno e 5 mesi di reclusione, pena sospesa. Condannato a 4 anni e 6 mesi per irregolarità anche il nipote di Gifuni, Luigi Tripodi, che gestiva la tenuta”. Il 7 ottobre 2012 il ‘Corriere’ era stato più duro: “PRIMA condanna” aveva intitolato il suo pezzo su un verdetto che intimava a Gifuni, a suo nipote e ad altri figuri della basse-cour dell’ex segretario generale di risarcire lo Stato per fatti sui quali noi scriventi siamo male informati. Ci limitiamo a rilevare che Gifuni, quando era iperciambellano della Reggia (sotto Ciampi e Napolitano) era, nella dizione corrente, “potentissimo”; cioè beneficiava in grande dei privilegi elargiti ai Proci dalla repubblica sorta sugli eroismi e sugli assassinii della Resistenza.
Quale che sia l’integrità della gestione della tenuta di Castelporziano, denunciamo il fatto stesso che la tenuta esista, sia presidenziale invece d’essere stata venduta alla fine della monarchia, costi molto e impieghi troppa gente, inclusi guardaboschi, cacciatori, palafrenieri e burocrati più o meno integerrimi. La tenuta si estende per 5892 ettari (quasi 59 milioni di mq), comprende una spiaggia riservata lunga 3,1 km, campi coltivati e pascoli per 750 ettari. Il resto, a foresta, è probabilmente la più ricca della penisola in specie botaniche e animali ( come tali richiede ‘cacciatori’ e palafrenieri a carico del contribuente).
Ovviamente i benefici in salute e in spirito della grande oasi, -molto amata dai Savoia, specie i più amanti della caccia- non vanno solo all’austero monarca e alla consorte donna Clio, nonché ad altri familiari ed intimi della First Family. Vanno anche a parenti, conoscenti e coinquilini dei millesettecento corazzieri, consiglieri, maggiordomi e lacché della Reggia. Non sarebbe giusto negare loro le dolcezze del paradiso in terra: Dopo tutto c’è anche nella basse cour chi ama cavalcare, cacciare, fare gratis (al top dell’eccellenza) altre attività ritempranti.
Ci inorgoglisce pure il fatto che la Prima Famiglia possa contare, oltre che sui 180 mila mq del Quirinale e all’Eden di Castelporziano, anche di una residenza a Napoli: villa Rosebery, un gioiello del neoclassico partenopeo, già appartenuto a lord Rosebery, nel 1894 successore di Gladstone quale capo del governo britannico. Tuttavia qui il similquirinale conta solo 66.000 mq. Noi non sappiamo di quante residenze estive goda il Bundespraesident germanico; sappiamo invece che Camp David, la residenza di montagna del presidente USA nel Maryland settentrionale, è un grosso e disadorno chalet, ben meno fascinoso delle nostre dimore e parchi di corte.
Peggio per gli americani: non si fossero ammutinati contro Giorgio III, ne avrebbero ereditate di dimore dinastiche da valorizzare oggi in spirito di democrazia! Potrebbero trattare il loro presidente con la sontuosa larghezza che pratichiamo sul Colle Più Alto, a Castelporziano e a villa Rosebery. Larghezza più che meritata: l’anno prossimo saranno 60 anni che Giorgio serve disinteressatamente il Paese, senza interruzioni. Cominciò a 28 anni anni, quando Palmiro Togliatti lo notò e lo fece deputato. Non ci sono saloni e parchi che bastino per dire la riconoscenza del popolo, Casta ed esodati/inoccupati/suicidi col gas compresi.
A.M.C.