Il vicedirettore di Repubblica, che da qualche tempo appare più saggio del suo direttore, e quasi l’opposto ideologico del Fondatore neolegittimista, rampogna il Colle perché intima alla magistratura di fermarsi, di non perseguire un Cagliostro da Arcore al punto di impedirgli di fare l’oligarca, capo dell’opposizione e coprotagonista della democrazia. Se i magistrati obbediranno, chissà perché, la prescrizione sancirà il diritto di Cagliostro all’impunibilità.
Ma che si aspettava Giannini? C’è logica, dunque prevedibilità piena, nell’azione dell’usufruttario del Colle. Scelse, quando i tempi furono maturi, di passare dal comunismo alla democrazia occidentale. Da allora, coerente con la scelta, ne accetta le conseguenze e le derivate. Aveva professato l’internazionalismo, oggi è il patriota che celebra oltremisura il sesquicentenario dell’Unità (lo celebra in un tempo di disdetta per ciò che presiede) e bacia in Quirinale i marò che hanno ucciso, non per cattiveria ma per difendere la (petroliera della) Patria.
Nella Guerra fredda era stato antiamericano ‘senza se e senza ma’, oggi va a rapporto alla Casa Bianca, grato del riconoscimento della fedeltà atlantica di Roma e sua personale. Ha più volte definita “giusta” la guerra nell’Afghanistan. Aveva condiviso lo storico antimilitarismo dei socialisti occidentali; oggi enfatizza all’occasione il ruolo delle Forze Armate di cui è il supremo comandante, ne difende i costi, lascia comprare F35 e sommergibili in una fase buia della nostra economia (come ci difenderemmo dal nemico?). Aveva a viso aperto parteggiato per i poveri, ora autorizza a tagliare il sostegno agli scolari storpi e ciechi. Benché incline a gusti sartoriali patrizi, aveva indossato le tute e i camici morali dei proletari. Oggi si lascia inneggiare per non avere in nulla mortificato la pompa e il costo della reggia pontificia (dei tempi peggiori del papato) e sabauda, nonché di varie dipendenze. Corazzieri, palafrenieri, ciambellani e lacché ringraziano per paghe e vitalizi eccellenti.
Tutto ciò discende dal distacco degli storici ormeggi del 1945-90 e dalla conquistata omogeneità all’oligarchia istituzionalizzata dalla Costituzione stesa dai giuristi di regime. Il berlusconismo è componente forte dell’assetto oligarchico: è naturale che l’Alto Garante ne protegga il capo, per pessimo che sia. Giannini, perché ti sorprendi? Non ricordi le regole del gioco?
Alleggerire il carico scongiurerebbe lo stallo del trimotore Italia. Tra le casse da far cadere nel vuoto c’è il parlamentarismo/partitismo, dunque la Costituzione del malaugurio. La cabina di pilotaggio non permette, il trimotore perde quota, nell’atterraggio di fortuna potrebbe sfasciarsi.
Se regnassi tu Massimo Giannini, e arrivasse una calamità grave, a fini di salvezza non metteresti da parte istituzioni e procedure? Non promuoveresti tra l’altro l’allungamento dei termini della prescrizione? Non sospenderesti il parlamento, se coi i suoi ritmi e regolamenti avvicinasse la bancarotta? Ti aspetti che sia il Quirinale a sventare i ricatti del parlamentarismo e di quella summa iniuria che è il summum jus. Ma dimentichi che il Quirinale assegnò a Mario Monti il mandato stretto di salvare la gestione partitocratica. Ora quella gestione, della quale il Pdl è socio è pesante, esige l’impunità per Cagliostro.
Tu vorresti che il Colle esercitasse una saggezza diversa: ma la Costituzione non lo permette. Tienitela.
Porfirio