RIFERITI A METTERNICH IL PENSIERO E L’AZIONE DEGLI SCALFAREGGIANTI

Ci furono i Flagellanti, confraternite laiche che compivano viaggi penitenziali di trentatré giorni, con più sferzate al dì col flagello, strumento di autosupplizio e disciplina. Furono condannati nel 1349 da Clemente VI, il quale prima appoggiò, poi scomunicò Cola di Rienzo. Uomo di cultura, protettore di Petrarca, era un papa cui non andavano a genio i fondamentalisti della fede, detti appunto Flagellanti.

Oggi si animano gli Scalfareggianti. Chi sono? Niente di penitenziale, al contrario. Sono gli opinion leaders gregari del potente Eugenio Scalfari (Civitavecchia 1924), al quale fanno capo le vaste masse degli edonisti di sinistra. Nel 1976 il movimento venne lanciato in orbita dalla fondazione del quotidiano La Repubblica. Il grande successo della testata si dové al suo proporre valori trasgressivi e modelli consumistici elitari ai ceti piccolo-borghesi in passato rassegnati alle ristrettezze, e -sempre in passato- ingenuamente inclini all’egualitarismo d’ispirazione socialista. La laicità neo-illuministica e libertina è efficace lievito del moderno radicalismo chic.

Di recente, nell’agonia della Seconda Repubblica e nel mortale pericolo che incombe sulla partitocrazia nata dalla Resistenza, Eugenio Scalfari -abbiamo visto pensatore principe della sinistra filoplutocratica- è andato sviluppando un severo rifiuto dei conati ostili all’ordine costituito, in particolare di ogni malinteso passaggio alla Democrazia Diretta. Ha suscitato e fatto implacabile lo sdegno di Scalfari l’iconoclastico movimento 5Stelle, sobillato da un Catilina genovese di formazione comica. Gli opinionisti e i politici che, accettando il carisma di Scalfari, si schierano a difesa delle Istituzioni e delle Prassi cleptocratiche consolidate, si configurano appunto come Scalfareggianti, nemici giurati del disordine e dell’antipolitica. Scalfareggia, orgogliosamente, chi non tollera gli scherni, lazzi e cachinni che si indirizzano al benemerito assetto oligarchico, a partire dai risultati riprovevoli delle recenti legislative.

Ergendosi farinatescamente contro la sollevazione dei ciompi e dei sanculotti antiregime, il Fondatore di Repubblica viene a giusto titolo portato sugli scudi quale capofila di un vigoroso neo-legittimismo italiano, storicamente più giustificato di quelli d’Oltralpe. In  apparenza  il backlash  degli Scalfareggianti si rifà al conte Monaldo Leopardi, inflessibile genitore del dolce innamorato di Silvia e autore (Monaldo) di un manifesto iperconservatore firmato ‘don Muso Duro’. Invece il Fondatore  non nasconde che il suo combattimento contro le perniciose novità si ispira direttamente a Clemens von Metternich. L’ingratitudine dei sediziosi viennesi nei confronti di un titano che aveva torreggiato sull’Europa (nella rivoluzione del 1848 costrinsero il principe a mettersi in salvo a Londra; quando rimpatriò non gli restituirono il suo eccelso rango), l’ingratitudine dicevamo motiva oggi il Fondatore  all’intransigenza: nessuna debolezza verso i contestatori della democrazia rappresentativa e dei partiti cui si deve il presente splendore repubblicano.

Autorevoli esponenti neo-legittimisti a Vienna e nelle altre capitali dove si rimpiangono le dinastie storiche hanno già avviato l’iter per l’aggiunta al cognome civitavecchiese del superbo patronimico Metternich. Non è chi non veda l’apporto che la caratterizzazione metternichiana darà all‘engagement  degli scalfareggianti contro i perturbatori dell’ordine demopartitico. La presente irresponsabile insurrezione fu vaticinata nel 1997 da una bieca vignetta di Vincino dal titolo “Natura Morta”: raffigurava ” fiasco di vino con pera mela grappolo banana e copia della Costituzione italiana”.

Eugen Clemens Scalfar-Metternich non è uomo da lasciare impuniti il ‘Vaffa’ alle Istituzioni e il ”Tutti a casa’ ai rapprentanti della Nazione che se li guadagnò con le lotte!

Porfirio