LA CASTA STA TRIONFANDO: CONVINCIAMOCI A ODIARE QUESTA DEMOCRAZIA

Non poteva andare peggio a noi millenaristi imbecilli, a noi messianici ebeti che abbiamo preso sul serio gli opinionisti dei grandi media, soci in affari degli oligarchi. Per uno sforzo di umiltà avevamo anteposto al nostro il loro giudizio: più che sbagliato, truffaldino. Scrivevano sapendo di mentire. Soprattutto agli inizi del 2012 annunciavano che la partitocrazia e il malaffare nati dalla Resistenza erano spacciati, che la Seconda Repubblica moriva e con essi quasi un settantennio della nostra storia, prevalentemente dominato dalle malazioni. Fingevano di credere che la peggiore classe politica e le peggiori istituzioni del mondo occidentale fossero condannate dal disprezzo del Paese. Noi imbecilli abbiamo dato credito ed ora ci constatiamo frodati. La confederazione dei ladri impostori si è rialzata di colpo, così come un pugile al tappeto ritrova miracolosamente le forze.

La Terza repubblica comincia uguale alla Seconda e alla Prima. Tutto il potere torna ai partiti  delinquenziali. Più che mai i grandi media pendono dalle labbra dei segretari, portavoce e capigruppo. Niente tagli ai costi della politica, niente paletti contro i reati, niente crepuscolo degli Dei. Business as usual. Il prossimo 25 febbraio mille gaglioffi  si insedieranno e passeranno alla cassa per percepire la quota legale del bottino; per quella illegale daranno tempo al tempo. Nessuno dei vecchi ceffi sparirà, nessun ladrocinio sarà fermato, gli elettori non si ammutineranno. Al ristorante gli opinionisti delle grandi testate sghignazzeranno di soddisfazione coi segretari, portavoce, capigruppo.

Dalla sventura impariamo almeno una lezione. Il regime resiste, catafratto. I nostri connazionali sono lemmings spensierati: programmati a obbedire agli istinti, enzimi ed ormoni, non si fanno domande, accettano tutto, votano. Questo vuol dire una cosa sola: il sistema sorto nel 1945 e difeso dalla peggiore tra le Cartestracce costituzioniali non è risanabile. Un giorno un manipolo di militari giustizialisti, guidato da un uomo di fegato, dovrà abbatterlo come fecero gli ufficiali portoghesi del 1974. Imprescindibile il possesso delle armi, ma da noi basterà la minaccia delle armi. Quasi nessuno si leverà a difesa di una legalità data in appalto ai fuori legge.

Il 2012 dimostra che l’esperimento di un governo tecnico insediato anche perché ripristinasse la razionalità non ha neanche scalfito la politica delinquenziale. Nulla mai migliorerà finché le Istituzioni non saranno messe fuori gioco, visto che questa legalità difende i saccheggiatori. Anche se era prevedibile, è drammatico che un governante emergenziale come Monti abbia visto fallire o decomporsi ogni tentativo di risanamento (ma le regole d’ingaggio ricevute dal Colle -salvare la partitocrazia- non gli lasciavano scampo). Se non ci resta che sperare in un manipolo di congiurati giustizialisti è perché  verosimilmente la minaccia della forza taglierà il nodo che ci imprigiona.

La democrazia delle urne non vale niente. Chi sa immaginare una prospettiva non eversiva? Una volta che reparti d’elite, carabinieri paracadutisti eccetera, avranno fisicamente chiuso i portoni delle Camere, delle assemblee, delle istituzioni, degli uffici che erogano i fondi a centomila gerarchi, il regime non troverà seguaci e i giustizieri/demolitori avvieranno la Seconda Ricostruzione.

Il governo dell’eccezione militare sarà breve: il tempo di radere al suolo gli assetti sciagurati e di aprire una fase costituente gestita in compartecipazione con la gente: gli strumenti ora ci sono, collaudati e credibili. L’ideale, verosimile, sarebbe andare verso l’instaurazione di una delle varie formule di democrazia diretta selettiva. Ma sarebbe pur sempre una bonifica salutare se, dopo la parentesi di governo riformatore armato, si riaprissero i giochi convenzionali, però drasticamente risanati, amputati, asportati quanto basti. Il parlamento potrebbe diventare monocamerale, perdere l’ottanta per cento dei membri, essere in parte reclutato col sorteggio. Le Regioni e ogni altro organismo elettivo verrebbero risanati e ridotti a tutti i livelli. Cento altre riforme sarebbero varate dai militari. I consulenti, meglio stranieri. Esclusi tutti i politici professionisti e invece inclusi i cittadini individuati dal sorteggio. Prima di rientrare nelle caserme i reggitori giustizialisti dovrebbero almeno impostare le draconiane riforme di struttura richiedenti tempi più lunghi. Mancherebbero di sofisticazione costituzionale, ma meglio così. La più imperativa delle misure sarebbe rendere meno immorali e costose tutte le istituzioni e le funzioni pubbliche.

Questo e altro farebbe la gestione dei bonificatori militari, grazie alla minaccia delle armi di cui sono detentori unici, e grazie all’appoggio di settori sociali votati al cambiamento vero, non quello dei cartelloni elettorali. Nulla di rispettabile verrà mai dalla casta dei politici.

A.M.C.