Colpisce il 27 novembre l’editoriale de ‘Il Sole 24ORE’ sull’Ilva, firmato Alberto Artioli. Ingiunge, né più né meno, che non si può più permettere a “pochi magistrati” di dettare la verità. Ai cancri da siderurgia, solo un richiamo di passaggio e a denti stretti; il grosso dello scritto elenca con severità i danni inferti al fatturato e al Pil dal fermo della più grande onco-acciaieria d’Europa. Altri cinque grandi impianti Riva paralizzati. Innumerevoli comparti merceologici infartati, dalle viti e da altre minuterie alle travi per grattacieli, dai lavabiancheria alle Maserati. Duri conteggi dei costi di dover importare acciaio (ma non ci avevano detto che India, Cina e un altro mezzo pianeta vendono a buon mercato?). Incalzanti capi d’accusa contro i sabotatori delle fortune industriali dello Stivale.
Un assalto così implacabile da convincere l’impressionabile sottoscritto: se il Pil è a rischio, se il Pil è più importante dell’ambiente, e se d’altra parte si vogliono ridurre i tumori, non resta che trasferire i tarantini in luoghi di salubrità e villeggiatura. I tarantini non devono eccedere nella tutela di se stessi, al punto di mettere a repentaglio i volumi della siderurgia. Facciano le valigie e ringrazino per il cambiamento d’aria. La Confindustria non mancherà di far conoscere più in dettaglio il giudizio della filiera dell’acciaio. E i pericoli per coloro che operano nel compound dell’Ilva, una volta riaccesi i forni? Beh, avranno vinto la loro battaglia, percepiranno, che altro vorranno? Toccherà ai vari livelli di governo allestire treni/aerei vicinali per raggiungere l’acciaieria dalle località di villeggiatura, inevitabilmente lontane dal golfo di Taranto. Ci saranno disagi da pendolarismo, ma tutto non si può avere. I lavoratori sono intrinsecamente solidali, è logico, coi padroni della filiera.
E il Governo dei tecnici, che dice? Uno di loro, Clini ministro dell’Ambiente, ha già additato con un’apposita AIA (Autorizzazione integrata ambientale) la via per rilanciare l’Ilva. Sarebbe contro natura che fosse il team Monti, così attento al giudizio dei mercati, a permettere l’abbassamento del Pil sulla base di una semplice serie di lastre oncologiche. Qualcosa il governo troverà -p.es. un decreto legge che proibisca i tumori- per fermare la congiura della magistratura tarantina, il cui procuratore capo è arrivato all’oltranzismo di affermare: “Il diritto che non accetta contemperamenti o compressioni è quello alla vita e alla salute. Tutti gli altri diritti devono cedere il passo, compreso il diritto al lavoro”. E’ evidente che l’alto magistrato privilegia la salute propria e quella della casta dei giudici e cancellieri domiciliati a Taranto: si profila dunque un chiaro conflitto d’interessi e sarebbe opportuna un’indagine sul procuratore capo per ovvio comportamento antisindacale.
I lavoratori della filiera, dalle Alpi al Lilibeo, non si perdano d’animo: c’è chi pensa a loro giorno e notte. E’ il gattamelatesco governatore Frasivendolo da Terlizzi il quale, stando alle voci, alle intercettazioni e al Gip, ha già mostrato coi fatti d’essere vicino alle aspirazioni dell’industria pesante pugliese. Tra pochi mesi sarà ministro, forse del Lavoro onde disfare i misfatti della Fornero. E’ difficile immaginare cosa potrà fare a favore della salute e delle buste paga di Taranto se le casse sono vuote, se Bruxelles vieta nuovi salvataggi di Stato, e se per attirare gli investitori va ridotto l’indebitamento. Conosciuto l’esito delle primarie Pd, lo statista da Terlizzi ha già dato un’indicazione estremamente concreta: “Vogliamo sentire profumo di sinistra”. Se non sarà infastidito dalla Procura, avvolgerà i cassintegrati nel detto profumo.
Per scaramanzia, comunque, le maestranze profumate si tengano care le case che abitavano nell’hinterland tarantino prima di comprare nelle adiacenze dell’Ilva. Le provvidenze del loro governatore potranno non bastare a pagare il mutuo al rione Tamburi. Magari, per andare più sul sicuro, progettino stili di vita alternativi a quelli sottoborghesi elargiti dai salari onco-siderurgici. Non ci saranno filiere capaci di far tornare le vacche grasse. Campare con poco si può, e bisognerà farlo. Non si prospettano esuberi a migliaia nella pubblica amministrazione? In compenso è certo: Bersani e Vendola ridistribuiranno la ricchezza, azzereranno le spese non virtuose e il profumo di sinistra ci stordirà.
Porfirio