SE BONAPARTE E IL CAVALIERE FOSSERO RIMASTI ALL’ELBA

Straripando di rispetto verso il Grande Sconfitto da Arcore, quando si è riofferto all’Italia non ci siamo uniti al coro dei denigratori, dall’Economist agli ultrà del merkelismo. Invece siamo riandati alla fosca vicenda del Corso, che col suo avventurismo aveva sconvolto l’Europa e qualcosa di più. L’epilogo andò come segue. Il 1° aprile 1814 il cinico Talleyrand, tra l’altro principe di Benevento, si fece nominare dalla ‘coda del Senato’ parigino -60 senatori su 140- capo del governo provvisorio della Francia. Il giorno dopo, alla testa della coda del Senato, proclamò decaduto Napoleone; il quale abdicò senza opporre resistenza (lo stesso farà il Cavaliere nel novembre 2011), ottenendo in cambio, oltre alla sovranità dell’isola d’Elba, di conservare il titolo di imperatore, di portare con sé un battaglione della Guardia, nonché di incassare un assegno di 2 milioni. Giorni dopo ebbe un crollo, tentò di avvelenarsi, ma il 20 aprile si accomiatò dai suoi granatieri a Fontainebleau e fece rotta per l’Elba. Dieci mesi dopo, “animato com’era -scrive uno storico della Sorbona- dalla fede nella propria stella”, sbarcò improvvisamente in Francia e così cominciarono i fatali Cento Giorni. Sconfitto definitivamente a Waterloo, l’ex-sovrano elbano provò a imbarcarsi per l’America, ma la via del mare era bloccata dalla flotta britannica. Dovette consegnarsi  e fu deportato a Sant’Elena, per morirvi sei anni dopo.

Se doveva finire così. per l’Eroe non sarebbe stato saggio restarsene a Portoferraio (Elba) col blasone imperiale, il comando di un battaglione e il beneficio della buonuscita? Venendo ai Cento Giorni del sovrano brianzuolo, i presagi non sono benigni. Abbandonato nella disgrazia, come Napoleone dai marescialli ingrati, non gli rimane che una coda del Pdl, cui cambierà il nome ma con la quale coda difficilmente scongiurerà la Waterloo di Febbraio. Certo il regnetto d’Elba/Mediaset era troppo diminutivo per l’ego del Cavaliere. Così rieccolo tra noi, candidato alla disfatta elettorale e al wagneriano Goetterdaemmerung, crepuscolo degli Dei.

Se morganaticamente sposerà Francesca, oscura adolescente forse conosciuta a Napoli oppure all’Elba, troverà finalmente la pace, nonno coccolato da una dolce nipotina. Però avrà dovuto pagare alti prezzi, persino in termini monetari. Dopo la sconfitta finale, i suoi vincitori -specialmente stranieri- non avranno clemenza. Forse non faranno prigionieri.

A Waterloo l’Imperatore seppe che l’Europa coalizzata sarebbe stata implacabile. Il Congresso di Vienna apprese la notizia del ritorno dall’Elba alla fine di una  delle sue tante feste da ballo (la grande diplomazia di allora era persino più futile di quella dei nostri giorni). Il solito Talleyrand-Perigord, uno dei più bei nomi di Francia ma bieco traditore del suo sovrano (traditore come quel Gano di Maganza, cognato di Carlo Magno, che a Roncisvalle fece morire Orlando, il più prode dei paladini) fece adottare dal Congresso la Dichiarazione del 13 marzo: “Napoleone si è messo fuori del consorzio civile. Come perturbatore della pace del mondo si è esposto alla vendetta del genere umano”. Immaginate voi la condanna, all’apertura delle urne di febbraio, che dilanierà il Grande Postribolatore! Si fosse contentato del piccolo reame dell’Elba, non sarebbe sfuggito a un destino orribile?

In ogni caso, restando all’Elba Egli avrebbe a tempo debito potuto acquistare cash, o con un concambio con una ‘division’ di Fininvest, una repubblica dei Caraibi. Ammaliati dal suo porgere e dai suoi shows televisivi,  i nuovi sudditi, molto più numerosi e allegri di quelli di Portoferraio, lo avrebbero plebiscitato Capo dello Stato. con conseguente impunità diplomatica rispetto a tutte le Procure del pianeta. E’ stato un errore non leggere più libri sul Corso maledetto.

Basilio