SE AMANO LA CAUSA DEL POPOLO LE SINISTRE SPARISCANO or LASCINO LA POLITICA

Quale più quale meno, i paesi del Vecchio Continente avrebbero bisogno di socializzare ricchezza e povertà. Di mettere in comune le risorse e redistribuirle con meno iniquità. Non solo Grecia Spagna Portogallo Italia; anche Gran Bretagna, Germania, Scandinavia, più l’intero campo ex-comunista. A termine non immediato l’Europa tutta è minacciata dall’ergersi di competitori che non esistevano quando essa raggiunse il benessere generalizzato. Per non diluire il discorso, non parliamo del resto del mondo, cui pure il discorso neocollettivistico -ma amico dell’uomo- varrebbe.

Non saranno le forze conservatrici a fare la svolta socializzante di cui sopra; e questo è naturale. Non è naturale, anzi è mostruoso, che (tutti sappiamo) non saranno nemmeno le forze di sinistra. Si prenda l’Italia. Ovviamente né il recidivo Berlusca né chiunque gli succederà alla guida del campo conservatore attueranno mai le opere di giustizia e di razionalizzazione. E’ altrettanto certo -ma in teoria è contro natura- che senza Matteo Renzi non le attuerà Bersani, because of the funny Character da Terlizzi (Ba). Che anzi, più si rafforzeranno nel campo Pd le linee massimaliste, meno ricchezza sarà ridistribuita, meno opere di equità verranno compiute. Più la pace sociale sarà investita dalla militanza gauchiste, meno si allenterà la presa del capitalismo. Non per colpa dell’idea egualitaria; per colpa degli  uomini che ne sono portatori.

Spiegazione. Coloro che propongono di svoltare a sinistra sono (dai più) disistimati sospettati detestati oggi come lo furono un secolo fa, quando eccedettero nella Rivoluzione d’Ottobre; e come lo furono nei successivi settantacinque anni di stalinismo, di socialismo ‘realizzato’, di conati qua e là di presa del potere, di settarismo in armi, di pretese di sopraffazione ideologica e di coazione morale. Nel 1919-21 italiano provarono a imporsi con gli scioperi, l’occupazione delle fabbriche, lo sventolio di tessuti rossi, gli insulti ai sentimenti della gente. Il Fronte popolare francese naufragò in una dozzina di mesi. Quello spagnolo resse 16 settimane, poi fu abbattuto dalla Guerra civile. La mite repubblica di Weimar, prevalentemente governata dai socialisti, cercò l’appoggio dei Corpi Liberi prenazisti contro i tentativi rivoluzionari. Lo scontro sociale in mezzo mondo non fece mai avanzare la causa popolare, al contrario. Nel 1948 ci si illuse in Grecia di vincere coi mitra guerriglieri, in Italia con la ripresa delle mobilitazioni del 1919-21.

Tutto ciò è stato abbandonato con la morte dell’Urss e delle democrazie popolari, odiate dai popoli come pochi altri regimi della storia (oggi l’ex campo comunista è una marmaglia di satelliti degli USA). Tuttavia quasi dovunque sono rimasti nel business dell’opposizione i luogotenenti dei rivoluzionari e dei sobillatori del trentennio che finì nel 1948, poi degli agitatori disarmati del sessantennio successivo. Perché i popoli che difendono i propri retaggi avrebbero dovuto, perché dovrebbero, accettare una proposta sinistrista sempre accompagnata dalla pretesa di una (cervellotica, cioè falsa) superiorità culturale e morale? Si usa ripetere che sarebbe innaturale che le sinistre rinunciassero ad essere se stesse. Innaturale forse, utile sicuro. Restando sinistre le sinistre vengono regolarmente battute, anche là dove vincono le elezioni. Dopo Mitterrand la Francia fu più, non meno, prigioniera delle Duecento Famiglie. Idem la Spagna dopo Zapatero, l’Italia dopo Romano Prodi e Fausto Bertinotti, il Vendolo d’antan.

E’ ineluttabile. Se amano la causa del popolo, gli uomini di sinistra abbandonino la politica. Lascino che le svolte e i raddrizzamenti dei sentieri le facciano uomini e pensieri nuovi, mai identificati coi fatti e le illusioni del secolo che si aprì nell’Ottobre rosso; mai attivi a sinistra. Ogni volta che i reduci del detto secolo tentano la riscossa, la loro causa arretra.

Allora nessuna speranza per l’ecumene dei poveri? Qualcuna sì: che sorga e si metta in azione qualche apostata del credo capitalistico, qualche transfuga del liberismo, qualche riformatore energico e spregiudicato del vecchio ordine. Bismarck in Germania, Ataturk in Anatolia, Miguel Primo de Rivera in Spagna, i miliardari F.D.Roosevelt e Harold Macmillan in USA e Gran Bretagna, Charles de Gaulle in Francia -per non parlare di una schiera di governanti autoritari che erano colonnelli, persino sergenti, e per non parlare di alcuni leader religiosi- fecero nel concreto a favore della giustizia, quali che fossero le loro bandiere, molto più che tutti gli agitatori e i teorici rossi che conosciamo. Gli uomini che additiamo furono tutti vituperati dai duri e puri della lotta di classe (ma i perdenti furono questi ultimi). Il meglio sarebbe un grande papa che si facesse rivoluzionario. Un papa può dirsi ed essere rivoluzionario, con effetti sismici. Un personaggio di sinistra, no.

Conseguenza terra terra: ogni scheda deposta nell’urna color rosso rafforza l’Impero del Denaro, cioè del male. Nulla inganna di più che l’euforia da primaria progressista. E’ facile farla ai lettori di ‘Repubblica’ e di ‘Manifesto’, a quanti pensano all’unisono di Santoro e di Landini, a quanti si twittano l’un l’altro per inneggiare ai bagni di gauchisme.

l’Ussita