LE CHANCES DI GLORIA CHE ANCORA RESTANO A MARIO MONTI

Se l’Uomo del Loden riuscirà a diventare capo dello Stato -salvando il paese da questo o quell’avanzo delle nostre due-tre repubbliche in liquidazione amministrativa- è probabile faccia cose grosse. Più grosse, è ovvio, di quelle fatte a palazzo Chigi, che non sono state grosse (le migliori furono solo abbozzate, o annunciate). Se non riuscirà, ma resterà a sforzarsi di fare lo statista, non è escluso che faccia il nostro bene in altro ruolo, per esempio quello di rilanciare l’edificazione dell’Europa: e in tal caso gioverà alla patria comune del Continente persino più che al paese di provenienza. Se invece tornerà alla Bocconi, o alla Goldman Sachs, o a qualsiasi altro polo di produzione di denaro col denaro (o polo di speculazioni e perdite), il suo fallimento come governante sarà tra i più gravi.

Grave per esempio quanto quello di Giovanni Giolitti, che nel maggio 1915 si fece battere da Gabriele d’Annunzio, dagli studenti patriottardi e dall’abominevole duo Salandra-Sonnino; risultato, 600 mila morti. Oppure grave quanto quello del suo luogotenente Luigi Facta, il presidente del

Consiglio che nell’ottobre 1922 credette di fermare il fascismo, un movimento grosso, con uno strumento piccolo: un decreto di stato d’assedio che il re V.E.III poté agevolmente rifiutare di firmare. A voler elencare altri capi di governo alla fine sconfitti o umiliati, non si avrebbe che l’imbarazzo della scelta. C’è Georges Clemenceau, il Tigre che “trionfando” a Versailles nel 1919 rese inevitabile il secondo conflitto mondiale, implicante in primis la distruzione di Cecoslovacchia, Polonia e Jugoslavia (da lui e da Woodrow Wilson inventate quali “potenze”) e l’annientamento militare della Francia stessa, “trionfatrice” abbiamo detto della conferenza della Vittoria a Versailles. Provò a diventare presidente della repubblica, e non riuscì. Anche il presidente Wilson finì male, però aveva varato l’imperialismo planetario armato degli USA. Un giovanotto aristocratico di nome F.D.Roosevelt, sottosegretario alla Marina nell’amministrazione Wilson, rilancerà in grande l’imperialismo armato. Messa così, Wilson fallì solo in parte.

Se il destino vorrà che Mario Monti finisca semplice bocconiano in chief, oppure uno dei marescialli della macrofinanza, egli Monti si consoli. Non avrebbe potuto essere più completo il fallimento del semidio dei libri di storia, Winston S. Churchill, grazie al cui belluino bellicismo la Gran Bretagna passò dalla superpotenza pentacontinentale del 1939 all’odierno status di commissionaria di borsa e  albergatrice specializzata in ex-sudditi coloniali. Altre débacles disonorevoli, quelle di Manuel Azagna (da dominus della Spagna repubblicana a fuggiasco nel 1939) o di Pierre Mendès-France speranza parigina; quest’ultimo associato nella sconfitta a tutti indistintamente i capi di governo della Quarta repubblica francese. A non voler parlare di Paul Reynaud, ultimo president du conseil della Repubblica precedente alla Quarta, quella abbattuta dalla Wehrmacht nel 1940.

Abbiamo fatto pochi esempi per consolare Mario Monti, ove davvero si rintanerà alla Bocconi, o a Yale, o in qualsiasi ipercapitale finanziaria asiatica. Se invece sarà innalzato a Primo Cittadino, potrà riscattarsi alla grande. In fondo entrerà nei manuali di storia il suo predecessore immediato, un signore che non era stato abbastanza importante nemmeno a Botteghe Oscure, però depose Berlusconi e si fece impresario di Monti. Quante opere grandi potrebbe ancora compiere quest’ultimo da Primo Cittadino! Intanto sorvegliare e correggere Bersani, o qualunque altro naufrago dell’estinta  repubblica. Poi prestare  fideiussione a favore del nostro debito sovrano. Poi imporre il più possibile della sua Agenda, cominciando magari dalle Grandi Invisibili, Equità e Frugalità, proclamate invano un anno fa.

Nel campo di diretta competenza del Comandante supremo delle forze armate, Monti potrebbe forzare la miniaturizzazione di queste ultime e la vendita, non l’acquisto, di cacciabombardieri, drones e superarmi spaziali. Potrebbe cancellare le missioni all’estero, o almeno fatturarle al Pentagono invece che a voi e a me. Potrebbe razionalizzare trentine di sottobilanci della Difesa, p.es. abolendo i Tribunali militari, che ancora esistono e costano. Se poi da Monti venissero, a reti unificate, inputs quali “servono carceri civili” oppure “non costruiamo Tav”, chi dice che sarebbero  inutili?

Infine l’opera più meritoria di tutte: non insediarsi nella reggia dei papi-re; per le modeste necessità degli uffici della presidenza usare solo un quarto del Palazzo infame; vendere o dare in affitto il resto. Meglio ancora sarebbe se il Monti settennale chiudesse del tutto il Quirinale, riducendo di nove decimi consiglieri corazzieri palafrenieri lacché, e cacciando i quirinalisti di tutte le testate. Il ricavato della vendita all’asta di mobili arazzi corazze cavalli e livree. destinarlo alle famiglie dei carcerati, ai reparti di oncologia pediatrica e simili. Se ciò farà, dedicheremo a Monti tutte le vie/piazze/corsi/viali Cadorna Diaz persino Mazzini.

Basilio