Domenica 18 novembre a Milano è nata una nuova pubblicazione culturale, Lucha Libre. Alla presentazione, ospitata dallo Spazio Concept di via Forcella, in pochi si aspettavano una partecipazione tanto vasta. Centinaia di giovani, chiaramente appassionati di arte già dal modo di vestire, hanno pagato cinque euro per avere una copia ed assistere all’evento inaugurale. Musica di sottofondo, illustrazioni appese alle pareti e un bar irraggiungibile per la fila sono il contorno del piatto forte: l’oggetto rivista.
Stampato in bianco e nero e con una struttura palindroma (ci sono due copertine e si può iniziare a leggerlo da entrambi i lati), Lucha Libre gioca sia per forma che per contenuti col concetto di dualità. Il ruolo centrale che si dà alle illustrazioni è l’elemento di originalità più affascinante di questo esperimento, nel tentativo di far incontrare il linguaggio della parola scritta con quello delle immagini. E duale è anche il contenuto: da un lato la fine del mondo e dall’altro il paese delle meraviglie. Due temi scelti non a caso. Il primo è agganciato direttamente al momento storico di crisi economica e il secondo è l’individuazione del possibile rimedio: la capacità di meravigliarsi e la fantasia (senza scadere nel nichilismo). L’animale guida per questo tentativo di riscatto è ovviamente Alice, presente nella rivista in compagnia di altri personaggi dell’universo di Carroll. Quanto al nome, Lucha Libre, la scelta è spiegata nell’articolo introduttivo: «La Lucha Libre è uno spettacolo di lotta messicana. Un viaggio di maschere, corpi, sudore(…). Una forma di combattimento circense, fatta di tentativi, sbagli e cadute, di cui vorremmo assimilare ogni passaggio».
Il progetto di Lucha Libre nasce circa due anni fa, per iniziativa di Andrea Lavagnini, programmatore cinematografico di 27 anni, e Tommaso Di Spigna, illustratore e fumettista di 23 anni. Come spiega lo stesso Andrea, «la nostra intenzione era quella di abbattere alcuni confini tra discipline, tra immagine e parola scritta, e trovare nuove vie per la narrazione critica». Di qui la scelta di un linguaggio divulgativo, che però non perda il suo carattere di approfondimento, e una certa varietà dei temi affrontati: dalla narrativa all’economia, dal cinema al fumetto, dalla musica alla filosofia. Lo scopo è dunque quello di avvicinare alla cultura persone che non siano addetti ai lavori, come spiega Giulia Broglia, 25 anni, una delle redattrici della rivista: «Noi pensiamo che ci sia una lacuna in Italia. Le riviste o sono specialistiche o di intrattenimento. Lucha Libre vuole essere una commistione dei due aspetti». «Non solo», prosegue Andrea Lavagnini. «Noi vogliamo anche dare spazio a chi non ne ha nell’attuale panorama culturale. Siamo circa 20 redattori e 40 illustratori, quasi tutti con meno di 30 anni. Alcuni sono artisti già noti, altri hanno le qualità per diventarlo. Il bello è che quasi tutti nella vita fanno un altro lavoro e possono portare esperienze diverse all’interno della rivista».
Il numero zero è stato autoprodotto e, nelle intenzioni dei fondatori, servirà nell’immediato futuro per portare avanti la fase di raccolta fondi per il progetto. «Per i quattro mesi a venire sarà quella la priorità – sostiene Andrea – anche perché i prossimi tre numeri ce li abbiamo già in testa. Si tratta di trovare fondi presso privati ed enti istituzionali. Il prossimo numero immagino quindi che uscirà tra otto mesi circa. L’obiettivo è registrare la testata e portarla a pubblicazione periodica, possibilmente bimestrale, e poi pagare il giusto tutti i nostri collaboratori. Non si può continuare a far passare il messaggio che in certi settori si lavori gratis». Un traguardo ambizioso ma che, se il successo di pubblico dovesse rivelarsi permanente, potrebbe essere raggiunto. La distribuzione della rivista infatti passa soprattutto attraverso gli eventi. «Noi ci teniamo – dice ancora Andrea – a mantenere un contatto diretto con le cose e con le persone. Nell’epoca di internet pensiamo che la nostra rivista possa spiccare proprio in quanto oggetto reale, da sfogliare e collezionare. Quindi ha più senso che venga venduta in contesti in cui le persone sono fisicamente presenti. Poi ovviamente attiveremo anche la possibilità di ordinare la rivista via internet e penso la venderemo anche in formato pdf ma a prezzo bassissimo. Non è tanto o solo il contenuto a dare valore alla rivista, quanto la sua materialità».
Dopo centinaia di strette di mano e miglia di scatti di Reflex, l’evento si conclude a mezzanotte con soddisfazione da parte dei promotori. «Siamo molto contenti», dice Giulia. «Abbiamo avuto un ottimo riscontro. Le persone che sono venute, tantissimi giovani, sono state favorevolmente impressionate. Adesso pensiamo di fare altre serate di questo tipo, anche se magari in locali più piccoli». Fuori dallo Spazio Concept, tanti trovano finalmente il tempo e il modo per sfogliare la rivista senza il rischio di danneggiarla. L’esperimento di Lucha Libre può dirsi riuscito sul lato delle immagini. Le pagine sono ricche di illustrazioni – alcune stupende – di stili e influenze diverse. Si passa dai fumetti a Picasso, dalla Brücke a Tim Burton, e l’interazione coi testi è spesso affascinante. Un po’ meno riuscito il tentativo di semplificazione del linguaggio e divulgazione, almeno in alcuni articoli. Ma, come nella lotta libera messicana, un colpo o una caduta sono solo uno spunto per migliorarsi la volta successiva.
Tommaso Canetta
versione estesa di articolo apparso su Il Giorno