Nel passato lontano la letteratura e l’iconografia tedesche amavano l’allegoria della Narrenschiff, la nave dei dementi: nocchieri, marinai e passeggeri senza il bene della ragione. E che altro è, se non Narrenschiff, la vicenda politica italiana vent’anni dopo la fine della Terzultima Repubblica? Le nostre istituzioni, i nostri costumi civili stanno per essere denunciati dall’Onu come canaglieschi e immondi; molte fabbriche vanno chiudendo; l’area della povertà estrema, che non ha di che pagare la bolletta della luce, si allarga rapidamente; si riducono le pensioni di guerra e gli assegni di accompagnamento ai ciechi e agli storpi, ma non le spese militari e quelle delinquenziali; e su che si arrovellano i pensatori del regime? Primarie, furbizie elettorali, passi indietro o di lato di Tizio o di Caio, faide giostre e tornei nei partiti.
Nella Nave dei Dementi, disalberata e senza timone, nessuno è consapevole del naufragio che verrà. Nelle anticamere e nei WC del potere si cavilla sui teoremi dei costituzionalisti, quando diventa sempre meno implausibile che la Costituzione venga cestinata, le sue istituzioni abbattute, i bonzi gli accoliti e gli inservienti del Tempio demoplutodemocratico mandati a spietrare i monti. Ormai si è accertato che il sacrosanto golpe che depose un Premier da pochade è stato un respiratore d’ossigeno per un malato terminale; che Mario Monti è un Luigi Facta, non un Giolitti di prima della Grande Guerra, quando innovava; che mai i partiti usurpatori e ladri smetteranno di saccheggiare e insozzare; che le prove future dell’economia e della socialità saranno troppo ardue per gli attuali gruppi dirigenti; e che non esistono gruppi migliori. Ormai dimostratosi tutto questo, l’imperativo è concepire l’alternativa assoluta e la svolta di civiltà. Invece si attende la salvezza dai fondi salvaStati, dalla crescita dei fatturati, da nuove pensate dei vecchi marpioni, dalle conversioni e pentimenti dei pregiudicati di Montecitorio e di venti paraparlamenti, dalle virtù terapeutiche dell’astensione dal voto e del sorgere di altri partiti; dallo spontaneo prosciugamento del pus civile.
E’ sicuro che non ci saranno né svolte né redenzioni. Nella migliore delle ipotesi lo spread si contrarrà; ingrossando il debito pubblico si salveranno a breve un tot di salari, consulenze e tangenti; si comprerà l’acquiescenza dei sindacati; si scongiurerà il sangue nelle strade; si riprenderà come prima sotto nuova gestione: dei figli e nipoti dei Proci. Nella migliore delle ipotesi.
Ci aspettano tempi nuovi ed aspri: tempi senza crescita, tempi di solidarietà obbligatoria, senza ripresa, senza liberismo e divinizzazione dell’impresa, senza diritti acquisiti, senza conquiste irreversibili del lavoro, con meno certezze della proprietà e della libertà egoista. Ci aspetta la disciplina egualitaria di un’economia di guerra. Si annuncia una qualche forma di Kibbutzsozialismus, giovanile e libero ma senza trasgressioni. Saranno tempi rivoluzionari senza le rivoluzioni tradizionali. Tutto ciò non sarà compatibile con ciò che abbiamo: una destra e una sinistra entrambe addicted al mercato, al Catasto, ai codici, ai capoversi di una Costituzione perniciosa; un centinaio tra partiti, correnti, lobbies, cosche e altri grumi di potere. Risultato, l’immobilismo.
Il contrario di tutto ciò non sarà né il potere vero alle sinistre (buone a niente, perché insincere: la gente non si fida) né la sollevazione popolare. Sarà un Decisore di ferro, che rovesci tutti i tavoli, chiuda i consessi, sciolga le bande, compia opere di salvezza e di giustizia. Sarà un Decisore amico dei poveri, come non pochi furono, chi più chi meno, nel passato: Miguel Primo de Rivera, Kemal Ataturk, Nasser, Castro. L’opera finale del Decisore sarà di restituire il potere, come liberamente fece Primo de Rivera. Consegnarlo alla democrazia diretta selettiva, un po’ ateniese un po’ elvetica, che avrà urne solo per referendum veramente sovrani e vari gradi di sorteggio per reclutare tra i qualificati -i portatori di meriti oggettivabili- i deliberatori e i reggitori della Nuova Polis. Mai più politici di professione. Lo Stivale, che fu abitato da un popolo dotato, ha diritto al non plus ultra dei ribaltamenti di sistema.
l’Ussita