LEGALIZZARE DROGHE LEGGERE E PROSTITUZIONE!

Stiamo attraversando la peggior crisi economica degli ultimi decenni. Il governo tecnico sta esplorando molte vie per tagliare le spese e aumentare le entrate. Non che fino ad ora abbia brillato per fantasia (molte tasse e troppi tagli lineari), ma quantomeno lo ha fatto per onestà e determinazione. Due provvedimenti non sono stati tuttavia nemmeno presi in considerazione: la legalizzazione delle droghe leggere e della prostituzione.

A favore della prima si possono avanzare motivazioni quali la riduzione del danno, la lotta alla criminalità organizzata, la tutela della sicurezza, i maggiori introiti per lo Stato e, più banalmente, il buon senso. A favore della seconda, prima ancora di una qualsiasi motivazione economica, c’è una questione etica. Non si possono chiudere gli occhi a fronte delle migliaia di prostitute ridotte in schiavitù, sfruttate, magari minorenni. Non si può soprassedere sul mancato uso del preservativo. In più, ovviamente, non si può lasciare anche questa fonte di guadagno in mano alle organizzazioni criminali.

Sono temi per cui non possono valere soluzioni improvvisate. Si avvii una fase di studio delle varie esperienze internazionali in questi campi e si elaborino delle proposte dettagliate. In tema di prostituzione sono molti gli esempi da cui si può partire: Inghilterra, Germania, Spagna, Olanda. Con un sistema adeguatamente bilanciato si potrebbero impedire centinaia di migliaia di casi di violenza, sfruttamento e possibile pericolo sanitario, ottenendo in compenso l’emersione di un’economia che finora ha solamente riempito le casse della malavita.

Quanto alle droghe leggere la questione è più complessa. Il rischio di diventare una specie di Disneyland per cannaioli – stile “centro di Amsterdam” – non può essere sottovalutato. Si potrebbe scegliere se limitare la vendita agli stranieri solo in alcune aree determinate – e ottenere comunque i benefici economici diretti e dell’indotto – o se vietarla del tutto consentendo solo ai residenti l’acquisto. Ovvio che poi, in un modo o nell’altro, anche uno straniero potrebbe trovare il modo di procurarsi un po’ di marijuana chiedendo a qualche residente un favore. Così come è ovvio che un minore potrebbe aggirare un eventuale divieto chiedendo all’amico più vecchio. Sono conseguenze inevitabili, anche se contenibili, della legalizzazione. Ma se accettiamo il rischio per il tabacco – che dà più dipendenza – e per l’alcol – che fa molti più danni – non si vede perché farne una tragedia in fatto di droghe leggere.

Dall’alba dei tempi le droghe (incluso l’alcol) hanno fatto parte dell’esperienza umana e sociale. La demonizzazione non aiuta nessuno. Un recente rapporto dell’Onu ha certificato che mezzo secolo di politiche repressive hanno fallito, hanno sperperato milioni di dollari senza ottenere alcun risultato utile, anzi, il consumo è cresciuto notevolmente. E’ il momento di un approccio più realistico. E se a tanto buon senso sulle linee generali si aggiungesse un minimo di realismo in fatto di economia, certo il Paese ringrazierebbe.

Tommaso Canetta