DIEGO MARINARO: C’E’ ANCORA VITA NELLA CONTRADA MEFITICA CHE CHIAMAVAMO PATRIA

Lo sapete tutti, ‘assillo’ è il nome in disuso di un insetto dei Dìtteri, chiamato anche tafano e in altri modi, che perseguita di morsi cavalli, bovini e altri quadrupedi. Dove trovano acque, i tormentati vi si cacciano dentro per trovare sollievo annegando gli assilli. Così io. Nel guardare 4-5 minuti un giorno sì e due no un telegiornale vengo punito dalle implacabili facce e natiche degli indignitari dìtteri della nostra politica, bersani santanché cicchitto gasparri e peggio, cominciando dal vendolo di Terlizzi. Non mi fanno ancora impazzire per la rabbia, però quasi sempre rimpiango di non essere cavallo o bue nelle vicinanze d’una pozzanghera. L’afflizione dei tafani di monteCitorio monteSenato eccetera!

Ma un sabato mattina mi propongono di pedalare un quarto d’ora nella palestra della media Cavalieri a Milano, su una biciclettina fissa collegata a un generatore-misuratore: se con tante biciclettine la nostra scuola saprà produrre più kilowatt delle scuole avversarie di Milano, vincerà un chimerico premio ‘Energiadi’ che farà tanto bene alle attività scolastiche non contemplate dalla Legge di stabilità. Sul premio non fa affidamento nessuno, genitori, nonni, scolari e insegnanti. Però vado lo stesso alla palestra e che trovo? Un piccolo popolo di scolari genitori nonni e congeniali che pedalano alacri, con un’immedesimazione e una gioia che brillano negli occhi e gonfiano i tricipiti. Nessuno spera nel premio (andrebbe alla cassa), tutti si consentono l’euforia di sapersi insieme, in buona salute e in  ancor migliore coscienza. Prevalgono gli ingegneri tardoquarantenni rimasti ragazzini, le medichesse solidali, altri del ceto sotto-medio idealista. Non ci sarà il premio, resterà il piacere dell’happening very low cost, più quello di andare all’opposto del consumismo delle griffes. Che ti fa la più umile delle risorgenze dello Spirito!

Pedalo un po’ anch’io che mai mi sono curato di atletica leggera, di gare nemmeno a parlarne, alla larga dei giochi che vogliono impegno, quando mai noi trappisti abbiamo fatto palestra? L’agonismo per beneficenza sì, però è più interessante osservare le facce dei pedalatori-a-fin-di-bene. Ebbene mi sorprendo contagiato dalla felicità delle biciclettine.  C’è più sentimento di quel che immaginavo in questa fetta di mondo che un tempo, prima che si identificasse nella Trimurti moda-calcio-alti consumi, chiamavo patria. Nella palestra dei Buoni Sentimenti vedo adunate un’ottantina di brave persone, più spiantate che agiate però consapevoli degli studi fatti, perciò degli obblighi che ad altri non competono.  Si appagano di fare insieme una cosa che per milioni di Santanché è senza costrutto, ma vivono in una terra infestata di tafani e vogliono salvarla.

Dunque lo Stivale non è abitato solo da cani libidinosi e smaniosi di addentare. Le brutture prevalgono -l’Italian style, i giovanotti zootecnici che giocano alla guerriglia urbana, gli intellettuali suonati che predicano la rivolta dal Sessantotto (quando nella soddisfazione generale il capitalismo cominciò a stravincere), i banchieri berlusconiani, le vecchie ereditiere e le vedove allegre che per rafforzare la proprietà finanziano ‘il manifesto’- ma una minoranza elitaria resiste, fa il volontariato (così apparentandosi agli Dei)  e in più produce kilowatt benefici. Juvat vivere esclamò Ulrich von Hutten cavaliere e poeta, al constatare che la ribellione protestante riscattava la cristianità dall’abiezione del papato fornicatore nepotista posseduto dal demonio. Juvat vivere annunciano a modo loro le felpe e i pedali civici della palestra Cavalieri.

Che poi, rintanatomi in casa, mi succede di ascoltare il sindaco di Capànnoli (Pi) annunciare a Radio 24: “Abbiamo preso a caso 80 cittadini sui 40 mila iscritti all’anagrafe, esclusi tutti i politici e tutti i professionals delle cose civiche, e gli abbiamo proposto di decidere loro come spendere 400 mila euro del bilancio comunale. Unanimi hanno deciso di spenderli per le scuole: compresa la tinteggiatura di pareti col lavoro volontario di genitori nonni e simpatizzanti. L’anno prossimo faremo 500 mila euro”.  C’è più amor di patria, c’è più onore a Capànnoli che in tutte le allocuzioni del Partitocrate in Chief nel settennato celebratorio dell’unità.

Diego Marinaro