SE L’AVVOCATO DI BERLUSCONI HA RAGIONE, MANDIAMO PORCI E PANTEGANE IN PARLAMENTO

Il sen.avv.prof. Piero Longo, leggenda del foro padovano e co-principe dei legali di Berlusconi, ha enunciato in rapporto ai casi del Lazio e di ogni altro contesto repubblicano la dottrina che potrà cambiare il futuro delle istituzioni. Ecco, un po’ semplificata, la tesi: poiché ogni corpo sociale comprende anche ladri e imbroglioni, è inevitabile (oppure: ‘è opportuno’) che un tot degli eletti del popolo siano ladri e imbroglioni. In tal modo le assemblee e le élites di governo riproducono genuinamente, dunque rappresentano, la società quale è. Oltre ad essere stringente, la logica della dottrina Longo è corroborata dalle cose, dai fatti reali della politica nata dalla Resistenza. Va tenuta nel massimo conto.

Tuttavia, almeno per un aspetto la Dottrina merita uno sviluppo, anzi un coronamento. Se è vero che delle creature che abitano la clepto-repubblica fondata dai partigiani fanno parte anche i suini -si vedano le feste in costume del Lazio- e le pantegane (voce padana= grossi topi di fogna), è ingiusto che essi ed esse non siano rappresentate in politica direttamente, ma solo indirettamente attraverso i professionisti di  quella che l’Uomo del Colle definisce ‘la nobiltà della politica’. E’ evidente il vulnus ai diritti di cittadinanza del segmento zootecnico  di cui parliamo. Ergo, la Più Bella delle Costituzioni del Globo va aggiornata. Deve sancire che anche i maiali veri e le pantegane vere, a 4 zampe invece delle sole 2 dei loro attuali rappresentanti espressi dalle urne, hanno titolo a candidarsi a primarie ed elezioni, dunque ad entrare fisicamente nei consessi elettivi della Polis.

Apposite Disposizioni Transitorie dovranno regolare le complesse problematiche che sorgeranno  dall’aggiunta degli eletti suini, cloacali e di altri comparti della fauna: necessità di seggi ergonomicamente modificati sia in aula, sia nelle commissioni; buvettes e toilettes specializzate; inserimento nei menu di ristoranti e cafeterias finanziati dal contribuente di alimenti e liquami graditi ai nuovi eletti ai sensi di  uno o più corollari della Dottrina Longo; trattamento economico e pensionistico degli assistenti spettanti agli on.maiali e alle senatrici e consigliere pantegane; regole d’ingaggio per le scorte da assegnare agli eletti muniti di coda, lunga oppure corta e attorcigliata; norme e campagne educative  che combattano lo sfavore che la tradizione assegna all’intimità con suini e ratti di fogna. E così via via per gli altri temi che saranno posti dalla fine del pregiudizio di stampo razzistico contro le zoo-etnie di cui sopra. La saggezza dei Padri Ricostituenti saprà individuare le formule normative che mettano davvero fine alla minorità politica e culturale delle creature in parola. Corretta dalla fraternità del Poverello di Assisi verso tutte le creature viventi, la dottrina Longo prenderà posto tra gli ideali fondanti della società finalmente multi-specie.

Peraltro va bandito ogni facile ottimismo: i passi falsi non mancheranno e la comunità internazionale ci scruterà. La fase iniziale sarà contraddistinta da ingenuità. Non sarà agevole ai rappresentanti di porcilaie e condotti fognarii il pieno godimento dei privilegi e soprusi spettanti ai colleghi bipedi: rimborsi, erogazioni ai monogruppi paraparlamentari, fringe benefits dovuti (permanenti di viaggio, etc.). Assai spinosa la questione dei vitalizi: da una parte c’è la crescente longevità dei bipedi, dall’altra le più corte speranze di vita di suini e pantegane (pur in presenza di oggettive affinità, p.es., tra olgettine e topoline di cloaca). Ai quadrupedi che percepiranno gli assegni  per meno anni andrà corrisposta un’indennità una tantum. Ogni sperimentazione audace comporta trial  and error.

Porfirio