QUANDO GOVERNERA’ IL PARTITO DI REPUBBLICA

Il 23 maggio la Repubblica- che oltre ad essere una testata è un partito, come lo fu l’Uomo Qualunque- pubblicò una ‘peroratio’ del suo terzo leader dopo De Benedetti e Scalfari. Titolo, ‘Per chi suona la campana’. La leggemmo rigo per rigo, per avere la premonizione di come sarà lo Stivale dopo che laRepubblica avrà preso il potere. E ricavammo la certezza che lo Stivale resterà scadente tale e quale. Sola differenza, le decisioni saranno prese a Capalbio invece che, fino al novembre 2010, nei board Fininvest. Le diagnosi del 23 maggio garantiscono che quando laRepubblica capeggerà il governo cambieranno solo i modi di dire e di vestire. Stesse insipienze della stagione Prodi, stesse ricreazioni da primarie, stesse euforie da ‘cambi della guardia’ (il Ventennio chiamava così gli avvicendamenti tra alti gerarchi). Nulla di nuovo.

Ecco una delle analisi di laRepubblica, a valere come punto programmatico: “L’impoverimento progressivo della politica ha prodotto negli ultimi anni solitudini civili sparse, smarrimenti individuali del sentimento di cittadinanza”. Come desiderare prospettive più concrete di azione quando si promettono psicologismi e gassosità quali “autonomia e libertà della politica, aperta alla società e alla sua disponibilità a trovare nuove forme di coinvolgimento, di responsabilità e di impegno”?

Non una parola sulla natura cleptocratica della nostra democrazia. Ezio Mauro sembra ignorare che i politici della sua parte saccheggiano il paese dal 1945, come saccheggiano quelli avversari. Ha ogni ragione a dare per spacciato il Pdl, dopo una fortuna indegna. Ma che promette agli italiani? “Il Pd resiste più degli altri partiti perché ha una naturale capacità di coalizzare a sinistra, con Di Pietro e Vendola” e perché “dopo l’anomalia berlusconiana, in un sistema che funziona dovrebbe essere la sinistra ad avvantaggiarsi direttamente della scomparsa della destra”.

Di fronte alle sfide della globalizzazione non potrebbe essere più bismarckiano, cioè irresistibile e travolgente, il manifesto del Repubblica-partito: “La vera domanda è una domanda di lavoro, e cioè di obbligazione reciproca davanti alla necessità di legame sociale, di dignità e di responsabilità”. Con idee così perforanti e insolite, come dubitare che le elezioni del 2013 daranno il meritato suggello alla superiorità concettuale della sinistra? A condizione di “ridare un senso alla politica, alla funzione democratica dei partiti”. L’antipolitica, accusa l’aspirante Premier, “genera storie più che biografie, personaggi più che uomini di Stato”. E dice bene: il partitismo ha figliato statisti sub specie aeternitatis a bizzeffe del calibro di D’Alema, Casini ed Ezio Mauro. “L’antipolitica. spiega il Nostro, è sempre la spia dell’indebolimento di un sentimento pubblico e di una coscienza nazionale”. Ed ecco l’imperativo assoluto, arra di salvezza: “L’establishment italiano deve rendere conto di questo deficit complessivo di rappresentanza, di questo impoverimento del sistema-Italia, dello smarrimento di ogni spirito repubblicano condiviso”.

Non potrebbe essere un progetto di salvezza più circostanziato: programmi, circostanze, numeri. Nulla manca per articolare, nero su bianco, il piano d’azione del movimento che spazzerà via il deficit di rappresentanza, farà ricco il sistema-Italia e ricatturerà ogni spirito repubblicano condiviso.

Tuttavia. E’ stato accertato che i nostri politici sono i più disonesti ed avidi in assoluto (per la verità lo sono sempre stati, per lo meno da quando il propretore Verre saccheggiava la Sicilia e Cicerone lo metteva in croce). Dunque sono i peggiori. Che farà il premier Mauro, li espellerà dalla vita pubblica, cominciando dai quaranta-novantenni che sono in politica dai giorni della scuola dell’obbligo? Oppure farà come si è sempre fatto, ostracizzare solo gli avversari della cleptocrazia figlia della Resistenza, chi non ammira i divorzi facili e le nozze omosessuali, chi ama entrare in chiesa più che nelle sale-convegno, chi detesta i consumi edonistici che hanno fatto la fortuna di Scalfari e De Benedetti, in definitiva chi non si entusiasma per le conquiste laicoprogressiste? Ancora: guadagnano troppo i politici, gli alti burocrati, i boiardi e i top manager del capitalismo privato: in gran parte gente che si dà l’aria della modernità leggendo laRepubblica (la legge anche la piccola borghesia stracciona però aperta ai tempi). Mauro confischerà i sovraprofitti di regime? Poi: spendiamo troppo per lo sfarzo ufficiale, per darci un tono con i saloni e i corazzieri. Mauro taglierà con la  mannaia? Infine: tre quarti dei nostri bilanci militari sono superflui e nocivi, Repubblica li sventrerà, oppure li manterrà per preservare la capacità dello Stivale democratico di compiere spedizioni contro l’oscurantismo islamico, nonché per non danneggiare lavoratori, tecnici e tangentisti di Finmeccanica, gente moderna che legge le testate del gruppo Espresso?

Affrontare i mali qui esemplificati non sembra degno dell’engagement del gabinetto Mauro. Piuttosto assegnerà la priorità allo ‘spirito repubblicano condiviso’. Le Camere e ogni altra assemblea di lestofanti saranno abitate dalla stessa fauna che guarda alla Costituzione. Poco male. L’importante è che trionfi il progresso,  cominciando dalle nozze gay&lesbian.

Basilio