L’INCUBO DEL DOPO MONTI: MEGLIO IL GOLPE

Monta l’angoscia su ciò che accadrà dopo il governo dei tecnici, discutibile com’è. C’è chi spera che la forza delle cose costringerà a prolungarne l’esistenza, cioè a rinviare le elezioni per motivi di salute pubblica, anzi dello ‘stato di guerra’. Chi assicura già aperti i cantieri per un partito montista, oppure per la ricerca di questa o quella formula di montismo dopo Monti. In questo caso l’apparato partitico fingerebbe di ripudiare se stesso, per portare avanti metodi ed obiettivi fissati nel fatale novembre 2011. Al contrario il fronte legittimista-conservatore, trasversale tra tutte le forze e gli interessi, reclama la fine dell’eccezione e il “ritorno alla democrazia”, cioè la restituzione del Paese ai partiti.

In realtà tale restituzione sgomenta persino chi la esige. Sarebbe certa la bancarotta alla greca e l’insurrezione dei ceti immiseriti. La più grave delle nostre ferite è il debito pubblico: chi ne è responsabile se non il sistema dei partiti? Se il gioco tornerà a loro la catastrofe è certa. Napolitano, sommo esponente del partitismo, dice il contrario, ma sbaglia. Propongono gli ottimisti di regime: i leader principali si impegnino inequivocabilmente a portare comunque avanti la linea Monti, e allora non saranno possibili né le astuzie, né gli scherzi.

Per parte nostra non esistono dubbi: la parola dei capipartito non vale niente, lo dicono 67 anni di potere. Ma le elezioni non potranno che reinsediare le bande partitiche, magari alquanto rimaneggiate da fattori di turbamento quali 5Stelle, oppure deformate da una più micidiale e più sacrosanta vendetta dell’antipolitica. Dunque logica vuole: o niente elezioni, e si ignorino le vestali e le prèfiche della democrazia fraudolenta, oppure elezioni sì, ma niente partiti, bando al professionismo dei politici, divieto delle loro candidature. Si sciolgano i partiti e si vigili attentissimamente perché non si ricostituiscano. Poiché è dimostrato che i partiti e i politici sono nemici del buongoverno e dell’uomo, non c’è niente di male se a) le elezioni vengono rinviate a tempi migliori, meglio sine die, oppure b) incombendo il disastro nazionale i partiti vengono obliterati.

La Costituzione vieterebbe sia queste, sia altre soluzioni appena innovative. La Costituzione è un’esiziale manomorta. Ebbene la Costituzione va disobbedita e sospesa. Quando incombe lo tsunami qualsiasi testo giuridico, per di più congegnato dai partiti, vale zero. Rispettare ancora la Carta sarebbe grottesco. Se, come ha detto Monti, “il percorso di guerra è durissimo”, se anzi incombe la sconfitta, se il prezzo della sopravvivenza è il colpo di Stato, esso va pagato. Peggio per i Costituenti, che ci imprigionarono nella Manomorta.

A.M.C.