Abbiamo recentemente evocato, nel retaggio di un paese oggi accanitamente conservatore quale la Gran Bretagna (il primo ministro Cameron si rivolge ai ricchi del mondo oppressi o impauriti dalle tasse, “venite ad me”) l’episodio eroico dei Levellers, che verso il 1647 propugnarono l’uguaglianza tra i ceti. Furono schiacciati, anche con le fucilazioni, da Olivier Cromwell, degno maestro di durezza per Winston Churchill, che a Mers-el-Kebir fece affondare la flotta francese. I Levellers precorsero gli sforzi che si impongono, oggi più che mai, per combattere gli eccessi dell’ipercapitalismo. Ma risalendo nel tempo ci imbattiamo in altri uomini che in terra inglese, al presente così nemica del nuovo, anticiparono svolte epocali.
Così John Wycliffe, non solo rinomato maestro ad Oxford ma anche e soprattutto riformatore della fede e della società. Suscitò il movimento religioso dei Lollards, ispirò decisivamente Jan Hus e la grande parentesi ussita, spianò la strada alla più creativa rivoluzione cristiana, la Riforma luterana. Un grande inglese del XIV secolo che pensò il futuro e perciò fu combattuto dalla sua patria. “He was supreme -ha scritto lo storico inglese Reginald Lane Pool- in the philosophical disputations and his lectures were crowded, but it was not until he was drawn into the arena of the politico-ecclesiastical conflicts of the day that Wycliffe became of world importance. He publicly proclaimed the doctrine that righteousness is the sole title to dominion and to property, that an unrighteous clergy has no such title, and that the decision as to whether or not the property of ecclesiastics should be taken away rests with the civil power. Briefly, his argument is that the church has no concern with temporal matters at all, that for the clergy to hold property is sinful”.
Wycliffe contrapponeva la povertà del cristianesimo primitivo alla ricchezza dell’alto clero e al sistema finanziario del papato ad Avignone. La ‘chiesa visibile’ del suo tempo era ormai nemica del Vangelo. Anche i grandi ordini monastici (domenicani, francescani, benedettini, agostiniani) avevano tradito l’ideale evangelico della povertà. E’ ovvia la speciale rilevanza di questa denuncia di sette secoli fa, oggi che il Vaticano è tormentato dalla sua ricchezza e, più ancora, dalla sfida a permettere anzi a guidare nella Chiesa una vera e propria rivoluzione.
Prima di configurarsi come i seguaci, i ‘poveri predicatori’, di Wycliffe, i Lollardi erano attivi in tono minore in Olanda come movimento pauperistico affine ai fraticelli e ai begardi, tutti opposti alle gerarchie mondanizzate. In Inghilterra i lollardi accentuarono in senso ribellistico la predicazione di Wycliffe, e così provocarono aperte agitazioni sociali. Una quarantina tra i Lollards più combattivi, capeggiati da Sir John Oldcastle, furono messi a morte.
Papa Gregorio XI emise cinque bolle per condannare 18 ‘Conclusions’ del Nostro. Il quale rispose, oltre che con argomentazioni teologiche della cattedra, con fatti di concreta ostilità nei confronti del papato. Arrivò a definire Anticristo il pontefice. Sappiamo che suscitò un movimento di ‘simple priests’ che divulgarono le sue dottrine in termini accessibili al popolo. In quanto tradusse (secondo alcuni fece tradurre) la Bibbia, Wycliffe è considerato il fondatore della prosa inglese, così come Lutero sarà il fondatore del tedesco. I Lollards portarono agli umili la buona novella, essere il Vangelo la legge, non il magistero ecclesiastico. Di fatto i predicatori di Wycliffe denunciavano i mali della Chiesa troppo temporale, troppo nemica degli aneliti. I poveri sentirono dichiarare peccaminoso che gli uomini di chiesa esigessero soldi per battezzare, per celebrare matrimoni e funerali. Non è difficile immaginare l’influsso della predicazione lollarda sulla Rivolta dei contadini nel 1381. Ovviamente quest’ultima saldò la coalizione tra conservatori della Chiesa e dello Stato, che accusarono Wycliffe di sedizione. Peraltro, precisa il citato storico Pool, “Wycliffe’s communistic views are theoretical and confined to his Latin scholastic writings. Possibly his followers translated them in their popular discourses, and thus fed the flame that burst forth in the rebellion”. Uno dei trattati latini di Wycliffe, il ‘De officio regis’, fu un’aperta dichiarazione di guerra alla monarchia papale; anche in questo egli fu precursore diretto di Lutero.
In vita Wycliffe fu ripetutamente processato come eretico. Papa Martino V, assieme al concilio di Costanza, ordinò nel 1515 che le ossa di Wycliffe, morto nel 1384, fossero disseppellite e bruciate. Peraltro il riformatore ebbe, oltre che molti seguaci, anche protettori influenti. Morì nel suo letto. In patria fu seguito solo dai Lollardi ma in Boemia il grande teologo dell’università praghese, Jan Hus, si dichiarò suo strenuo discepolo. Conosciamo la sua fine sul rogo, ma la dottrina del maestro inglese e sua divenne la religione nazionale ussita. Lutero e altri riformatori europei dovettero molto a Hus, “and thus the spirit of the English reformer had its influence on the reformed churches of Europe”.
Questo avveniva quando la stirpe inglese era vibrante, già protesa a mettersi alla conquista del mondo e del futuro. Oggi si compiace di stucchevoli nozze e genetliaci reali, nonché di flussi di capitali altrui alla City.
l’Ussita