PENSIERI DEL CAPO DI 167 STABILIMENTI GENERAL MOTORS

Anche non è più prima al mondo -superata da Toyota- General Motors è una realtà industriale formidabile, operante in 33 paesi. In qualsiasi momento prodotti per un valore di 90 miliardi viaggiano per rifornire i 167 impianti dell’universo GM. Ma nel 2009 questo impero fu sul punto della bancarotta: lo salvò un massiccio intervento del governo americano.

Dan Akerson, che in quel momento divenne il capo supremo di GM, non avendo mai operato prima nell’industria dell’auto), è consapevole del pregiudizio di immagine, cioè commerciale, che l’azienda subisce quanto meno negli Stati Uniti per il fatto d’essere in piedi grazie ai soldi dei contribuenti: “There’s a percentage of people who say that as long as the company has 26% government ownership, they’ll not buy a car from General Motors. There is a certain percentage of the buying public that has a very free-market perspective on the economy. I do too. But had GM and Chrysler gone down, a good part of the supply chain would have collapsed. The supply chain folks like BorgWarner, Delphi, Visteon and others, plus the dealerships, employ 8 million people. $500 billion a year in payroll and $70 billion in taxes that would have been at risk, plus the social destruction. Every once in a while you have to do something for your citizens. Two administrations had the courage and the leadership to stand up”.

A valle di questa franca ammissione dei limiti del mercato, dunque dell’onnipotenza del capitalismo, questo titano del management ha articolato in un’intervista a ‘Fortune’ i principi che ispirano la sua conduzione di un’industria che mezzo secolo fa impersonava l’economia americana (‘What’s good for GM is good for the US’). Intanto “hats off to Toyota, they are a great company. But to produce the most cars, quite frankly, is pretty easy. Overproduce and no margin. That’s not the game we’re trying to play. The resurrection of General Motors has been centered on great products: the product lineup we have is what’s really important. In the month of April we were the first car manufacturer in the U.S. ever to produce and sell 100,000 cars whose average mileage exceeded 30 miles per gallon. Over the next three years, 70% of our portfolio will be turned over“.

‘Turned over’ in quale direzione? Akerson sottolinea che l’auto di oggi è fondamentalmente la stessa di un secolo fa: stesso motore a combustione interna, però più grossa, più potente, più sicura, eccetera. La prima delle propulsioni alternative è quella elettrica. L’80% circa degli americani non superano 40 miglia al giorno e la Volt di GM fa 40 miglia con una carica (un piccolo motore a scoppio interviene automaticamente per ricaricare la batteria, dunque la propulsione è sempre elettrica). Un giorno si faranno 300 miglia per carica, ma oggi “I  have been drìving my Volt for 3,000 miles, and I’ve used one gallon of gas. One gallon“. Un’altra rivoluzione per il mercato americano sarà il motore che va sia a benzina, sia a gas. Ma ‘il vero nirvana’ sarà, non prima degli anni Venti,  ‘the hydrogen fuel-cell technology’.

J.J.J.