IL PAESE HA SBARAGLIATO LA CLASSE POLITICA

E’ accertato, è passato in giudicato, che dal 1945 i partiti hanno derubato il Paese in una molteplicità di modi, una parte dei quali legali. Hanno commesso innumerevoli reati, a valle dei quali si sono assegnati un finanziamento pubblico incostituzionale. Nessuno più contesta che la partitocrazia si è trattata al decuplo del ragionevole. 67 anni dalla cattura del potere sono stati un’ininterrotta grassazione, per di più crescente se è vero, come usiamo dire, che per andare a Washington a firmare trattati, Alcide De Gasperi si fece prestare il cappotto.

Concesso che, a un decimo di quanto ha erogato legalmente, la collettività aveva qualche obbligo verso la politica, risulta che tutto il resto -nove decimi- è stato un furto, che si è aggiunto a tutto l’illegale: tangenti, corruzione, presidenze, stipendi, consulenze, appalti. Coloro che hanno perpretato tutto ciò, perché non dovrebbero essere processati, tutti insieme compresi i Sommi, come a Norimberga? Si dirà, a Norimberga il vincitore ha imposto la sua giustizia. E il popolo italiano non è forse trionfatore morale sui suoi nemici, i politici? Chi può negare il significato di quel vero e proprio controplebiscito che è “il 2% ama i partiti”? Da quanto sopra discende che il finanziamento della politica, a un livello nove volte inferiore all’attuale, non dovrebbe riprendere se non dopo che il rapinato fosse stato restituito. Risarcire prima di osare richiedere. Discorso utopico, naturalmente. Il XXI secolo scorrerebbe via intero prima che la classe politica risarcisse.

Tuttavia sostenere che la politica è obbligatoria, e che sostenerne il costo è dovere dei cittadini, è pura gagliofferia. Per definizione, l’attività dei politici non è mai a beneficio del Paese. Per quello che danno, un decimo di quanto ricevono è sufficiente. Il di più è furto. Gli opinionisti dei grandi media sostengono il contrario perché sono soci e mezzadri dei politici. Se stanotte Kemal Ataturk si impadronisse del potere, tempo una settimana gli opinionisti dei grandi media inneggerebbero a Kemal Ataturk e vilipenderebbero (questa volta giustamente) la democrazia liberale. Ma il ragionamento varrebbe anche se Ataturk si chiamasse Giuseppe Bottai e portasse il kepì della Legion.

L’Italia che il 25 luglio 1943 tripudiò era stata compattamente fascista, e a certe condizioni lo ritornerebbe. Non avesse fatto la guerra nel 1940, il Regime sarebbe durato molto a lungo. Probabilmente più del franchismo, che pure aveva fatto scorrere tanto più sangue fraterno, ma che nel 1975, alla morte di Franco, si ritrovò con un paese piuttosto povero di veri antifranchisti. Ripetiamo: ad ogni 25 luglio/aprile lo Stivale finge di celebrare una propria vocazione democratica. Ma prima che cominciassero i rovesci in Grecia e in Africa, lo Stivale era fascista. I maitres à penser di oggi davano fama e onore ai Littoriali.

Porfirio