La velina che il Segretario generale della presidenza della repubblica ha diramato ai media ai primi di febbraio è un testo burocratico-promozionale che consolida sia i pregiudizi, sia le verità accertate su quella vergogna nazionale che è il fasto del Quirinale. Un solo esempio, tratto dalla comparsa difensiva del segretario Donato Marra: “Spesso si rinfacciano al Quirinale i dati dei bilanci di altre nazioni e la mancanza di un bilancio certificato e reso pubblico. Si fa il parallelo con l’Eliseo che costa 112,5 milioni, sostanzialmente la metà”. Come rintuzza il Segretario generale? Rimanda a “note precedenti che spiegano l’impossibilità del confronto, per la diversità delle funzioni e dei criteri contabili”. Stop. Nessun chiarimento, p.es. sulla “diversità delle funzioni”. Ovvio che non si chiarisca: nel sistema semimonarchico dato da de Gaulle alla V Repubblica le funzioni dell’Eliseo sono un multiplo delle funzioni del Quirinale talmente grosso che nessun segretario generale, pur di tempra michelangiolesca, riuscirebbe a difendere lo sconcio di funzioni assai minori e di costo doppio.
E’ vero, tre mesi fa l’Inquilino della reggia papal-sabauda ha cominciato a salvare il paese con il benemerito similcolpo di Stato che ha deposto Berlusconi e insediato Mario Monti. Ma a) per il similcolpo non occorrevano le 1787 persone del personale quirinalizio; ne sarebbe bastata una dozzina b) il personale e la ‘dotazione’ della presidenza sono ipertrofici, sproporzionati da sempre. Il Quirinale repubblicano è uno scandalo dal tempo, oggi a torto o a ragione rimpianto, di Enrico De Nicola. Se il segretario Marra vanta che i dipendenti sono 394 in meno rispetto al 2006 (insediamento di Napolitano) vuol dire oltre ad altre cose che fino al 2006 i parassiti della Corte erano 394 al di là del giusto secondo i criteri attuali, certamente oltre mille al di là del giusto secondo noi contribuenti.
Vuol dire che da due terzi di secolo la Repubblica, modellata da un Costituzione detta mirabile, impone agli italiani una reggia esorbitante, costosa, immorale. Costruito con i soldi rubati ai poveri per il fasto di un papa poco cristiano che ancora tentava di dirsi superiore a tutti i sovrani, il Quirinale non avrebbe dovuto essere assolto della sua indegnità, dunque non avrebbe dovuto essere scelto come casa-ufficio del capo nominale di uno Stato secondario, e in più disastrato dalla guerra. Tutti i presidenti repubblicani sono colpevoli di non aver chiuso il Quirinale per una residenza più sobria e meno gaglioffa. Avrebbero fatto risparmiare, ai costi di oggi, una decina di miliardi di euro.
Pur consapevole da sempre dello sconcio regale per una repubblica quasi partigiana, conosco poco i comportamenti dei vari padroni di casa e dei loro parenti, cortigiani, ciambellani e lacché: a parte alcuni dei fatti che costrinsero al ritiro personaggi quali il presidente Giovanni Leone.
Annotiamo che verso la fine del 2009 un segretario generale da poco uscito di carica, Gaetano Gifuni, fu indagato dall’autorità giudiziaria su denuncia, presentata ‘con grande rammarico’ (sembra in seguito alla scoperta di ammanchi di cassa) dagli uffici della presidenza. Secondo l’accusa, Gifuni aveva autorizzato il nipote Luigi Tripodi, capo del servizio Tenute e Giardini del Segretariato generale, ad abitare in una villa costruita abusivamente all’interna della tenuta presidenziale di Castelporziano. Il Tripodi fu colpito dagli arresti disciplinari sull’accusa di essersi appropriato, insieme ad un direttore e a due cassieri, di quattro milioni di euro. Ignoro il seguito.
Quali sono le prassi della dorata burocrazia quirinalizia lo dice il fatto che Gifuni, dopo uscito di carica, risultava ‘segretario generale emerito, consulente di Napolitano e risiedeva a palazzo Sant’Andrea, “dov’era il ministro della Real Casa”, dunque presumibilmente una bella sede, di proprietà dello Stato.
Tornando alla velina dell’incipit. Essa sottolinea che gli adeguamenti delle retribuzioni, forse anche dei fondi di dotazione, sono bloccati per il 2013, ma non per il 2014. Non è il preannuncio di un recidivo aumento degli oneri? Emerge anche che la previsione di spesa, 245,3 milioni, è superiore a quella che essa velina indica come dotazione a carico del bilancio dello Stato: 228 milioni.
Altri, cominciando da Gian Antonio Stella, hanno fatto le bucce alla perorazione pubblicitaria del Segretario generale (anch’egli fatto oggetto nel recente passato di non ammirativi rilievi circa l’entità dei suoi emolumenti. Egli replicò adducendo l’elevata dignità e responsabilità del suo ruolo. Tutti in effetti sappiamo quanto indispensabile sia alla Patria la burocrazia succeduta al ministero della Real Casa.
Come dicevo, sono poco informato sui nefasti della Corte repubblicana. Se fossero in parte fondate le dicerie e le accuse del genere di quelle che abbatterono un presidente e chiacchierarono i suoi edonistici figli, il Quirinale risulterebbe la reggia democratica meno amabile d’Occidente. Presto o tardi, meglio presto, andrà chiusa. In teoria lo farebbe uno come Monti, se ci arrivasse.
A.M.C.