PORSCHE E SUV SCAPPANO, POCO MALE SE FUGGONO UN TOT DI CAPITALI

Se è proprio vero che dal blitz di Cortina in poi si quadruplicano le supercar e i Suv che abbandonano la Patria, svenduti a poco pochissimo in Ucraina e paraggi; se è proprio vero che i loro proprietari, un po’ evasori fiscali, non si azzardano più a mettersi al volante, nel terrore d’essere fermati dalle Fiamme Gialle e sado-interrogati sui loro tax-returns; se è sicuro che il macchinone da 300 mila è diventato una grossa liability, dall’essere un tempo una corona di gloria: allora stiamo vivendo un momento storico, da nascita del mondo, da fiaba. ‘Iuvat vivere!’ cantava Ulrico di Hutten, poeta cavaliere, nei giorni aurorali dell’insurrezione germanica contro Roma che vendeva indulgenze all’ingrosso, a beneficio diretto delle casse della sorella di un papa, nonché di altri candidati ai gironi dell’Inferno. La Germania e il Nord Europa luterano demolivano con possenti arieti la cittadella papista, e Ulrico di Hutten esultava. Iuvat vivere!

Così noi, grazie a Befera cioè a Mario Monti. E ora si mette anche François Hollande, che un giornalista spiritoso ha chiamato l’Hollande Furioso. Per la verità l’aspirante socialista all’Eliseo non ha annunciato alcun terremoto: se sarà eletto porterà al 75% l’aliquota sui redditi oltre un milione. Non un sisma, se nel 1944 -c’era la guerra- gli Stati Uniti tassavano più o meno gli stessi redditi al 94%. Ma è una benedizione che il calcio negli stinchi dei milionari francesi venga da un pacioso politico di provincia: Hollande è un notabile di Tulle, capoluogo della Corrèze, dipartimento agropastorale del Massif Central. Se invece della pedata paesana fosse la gambizzazione rivoluzionaria di un gauchiste furibondo, i percettori oltre il milione dovrebbero dormire sonni tranquilli. Tutto ciò che la Gauche-bien-à-gauche tocca, fallisce. Se invece la minaccia viene da un garbato socialdemocratico, i giornalisti possono scrivere -esagerando e colorando- che le banche svizzere si preparano a slavine di euro di ricconi francesi; che gli immobiliaristi belgi allestiscono offerte di dimore di gran lusso, sempre a detti ricconi.

Non molto di tutto ciò è probabile. L’economista Jean-Paul Fitoussi ha saggiamente ridimensionato la minaccia Hollande: “In campagna elettorale il Nostro cerca di rifarsi a Mitterrand, l’unico socialista che vinse l’Eliseo nella Quinta Repubblica. Piuttosto è il momento attuale che non è propizio agli alti redditi. Anche Sarkosy ha annunciato che alzerà le tasse. Negli anni Sessanta l’aliquota massima USA raggiungeva il 90%. Un po’ di ricchi francesi scapperanno, ma non tanti. Non cascherà il mondo”.

Qui subentro io, e mi rivolgo con deferenza a Mario Monti, che ha in mano il futuro dei nostri arciricchi. E’ il fiduciario della finanza e della proprietà planetarie, possiede bizzeffe di beni. E’ senior partner del sistema. Ma tutto ciò non lo costringe ad essere solidale coi miliardari. Aggredirono i ricchi vari potenti della storia che nascevano gran signori. Due Roosevelt, Theodore ( indebolì i ‘robber barons’) e Franklin Delano. Il generale marchese Miguel Primo de Rivera, dittatore di Spagna per quasi sette anni, e suo figlio che sognava il fascismo sociale e fu prontamente fucilato. Napoleone Terzo si protese verso i proletari. Louis-Philippe d’Orleans, ricchissimo e parente del sovrano, votò la decapitazione di Luigi XVI (ma morì sul patibolo quando il figlio, futuro Re Luigi Filippo, disertò dalla Repubblica). I fratelli Gracchi, eroici tribuni della plebe, erano figli della figlia di Scipione l’Africano, top del patriziato romano. Clìstene e Pericle, gli alcmeonidi artefici della democrazia ateniese, vantavano di discendere addirittura da un re.

Allora Mario Monti non tema di colorarsi un po’ di rosso. Faccia qualcosa di più e meglio di Hollande. Abbassare i troppo ricchi per redimere i troppo poveri non sarebbe cosa da sedizioso sinistrista, da Catilina all’incontrario; bensì da Alcmeonidi, da dinastie Roosevelt, Bonaparte e Primo de Rivera. Il SalvaItalia non lasci alla sinistra settaria e buona a niente le grandi opere di costruzione sociale: le farebbe affondare senza scampo.

Monti raccoglierebbe solo gloria se avocasse una parte delle grandi fortune. Dei capitali fuggirebbero -non troppi, data la crescente tracciabilità dei movimenti- ma le fughe di denaro consentirebbero di confiscare tutto ciò che non si riuscisse a far emigrare. L’obbligo dell’esilio ai padroni dei capitali esportati e alle loro famiglie sarebbe un bel deterrente. Si fa presto a dire ‘riparare all’estero’. Andrebbero abbandonate le case sontuose, le grandi ville, le collezioni d’arte, l’appartenenza ai giri alti, le scuole d’élite, i club esclusivi. Perciò parecchi accetterebbero le pacate aggressioni tipo François Hollande: e del resto Monti saprebbe confezionarle bonarie, poco traumatiche.

Porfirio