Franco Soglian, in Internauta di marzo, ha scritto che al mattino ci sveglia una notizia di corruzione, alla sera ci consegna al sonno la notizia di un’altra corruzione; Soglian ha riflettuto molto sulla corruzione (primi numeri di Internauta). La corruzione è l’aria stessa che respira la Repubblica nata dalla Resistenza e retta da una Costituzione “bellissima”.
Qui parliamo solo di alcune aggravanti della corruzione: i parenti e poche altre circostanze. Gran parte dei papi e cardinali dei secoli scorsi sono stati alloggiati, da Dante come da altri spiriti magni, nelle fiamme eterne dell’Inferno, perché nepotisti/familisti. Meriteranno sorte migliore i politici ed altri detentori di potere che agiscono in correità con mogli figli fratelli sorelle?
Prendiamo nota che un ex-ministro, in un primo tempo chiacchierato soltanto per un costoso appartamento romano ‘acquisito a sua insaputa’, oggi lo è anche per non so quale ruolo nella realizzazione di un grosso porto nautico. L’ex-ministro risulta proprietario di un posto barca nel detto porto. Anche la moglie. Anche la sorella. A un giornale che gli contestava la pluralità degli approdi, l’ex-ministro barcaiolo ha risposto: “Mia sorella è un’imprenditrice. Avrà il diritto di comprare ciò che vuole?”.
Certo che ha il diritto -a non tener conto della puzzolenza della cosa- nell’Italia, sorta , fulgida dalla Resistenza, oggi al 69° posto quanto a etica pubblica (dietro al Ruanda) nell’ultima classifica di Transparency International. Nella Repubblica intonatrice di inni del 151° nella quale, dice Galli della Loggia sul ‘Corriere’ 19 marzo, “c’è qualcosa di smodato nel rapporto tra la classe dirigente e il denaro e il lusso che il denaro consente: E’ una sorta di incontinenza e di esibizionismo senza freno, di compulsività acquisitiva. Sembra che ogni retribuzione non sia abbastanza elevata, ogni manifestazione di ricchezza mai troppo smaccata”.
Un editoriale partito così incisivo si affloscia repentinamente, finito il primo paragrafo, e si converte in una delle più mosce requisitorie contro l’imputato ‘Potere’. Interminabile, ma noto, l’elenco di malazioni ‘di chi conta qualcosa’: ville sull’oceano: case con viste strepitose; resort esotici; pranzi e cene da nababbi (con dettagli: uno spaghetto 180 euro); regali di pesci dal costo di quotazione in borsa; viaggi lussuosi a grosse delegazioni intere, impreziosite di parenti e amanti di entrambi i sessi; yacht, aerei privati, hotel a 5 stelle ‘minimo’.
Che oppone l’editorialista a un latrocinio così generale e sfrontato? ”Il gusto aristocratico della sprezzatura, che è il contrario dell’affettazione; il senso dell’eleganza basata sulla sobrietà; il presidente Einaudi che condivideva la sua mela con un commensale; (più ancora) “i giovani della haute lombarda di una volta, vestiti con i loden e le alte scarpe di Vibram; i vecchi tweed inglesi indossati con nonchalance dai signori della buona borghesia napoletana”. Avvertenza per il lettore: quest’ultima citazione a sfondo sartoriale non faccia pensare che il prof. Galli d.L. lavori a un’opera, ispirata al capolavoro di Edward Gibbon, sulla decadenza e caduta dell’abbigliamento signorile uomo.
Non è chiaro, invece, se per l’editorialista del Corriere il ‘mondo della sprezzatura’ e delle maniere eleganti sia un Paradiso Perduto, oppure una Riconquista nel nome della quale andare all’assalto. Nel primo caso non ci spetta che unirci al lamento funebre. Nel secondo, ci dica GdL : a) come abbatteremo dalle Alpi a Lampedusa ‘qualcosa di eccessivo, di smodato nel rapporto tra la classe dirigente e il denaro’; b) se il ritorno al loden, al tweed e alle scarpe al Vibram basterà a redimere lo Stivale, o almeno a risalire un po’ dal 69° posto in classifica; c) chi se non la politica democratica ha precipitato l’Italia tanto in basso, dai cieli alti del 1945, nonostante sia viva e operante la ‘più bella Costituzione del mondo’.
Se vorrà rispondere almeno alla domanda c), il professore non la prenda troppo alla lontana: dall’abiezione della plebe nella Roma dei Quiriti, dai panem et circenses, dalla corruttela del papato, dal fallimento da noi della Riforma, dalle dominazioni straniere. Passi in rassegna ciò che abbiamo oggi.
La verità è che la democrazia succeduta al fascismo non ha migliorato, ha peggiorato l’etica pubblica: Che l’ultimo mezzo secolo è stato un crescere della ricchezza e un immiserimento dell’anima nazionale. Che se un evento tellurico, cioè un Grande Distruttore, ben più Dracone di Monti, non azzererà la classe di potere lo Stivale non si salverà più. Che a fronte di una minaccia così grave i discorsi sullo stile, cioè sul bon ton, sono lapsus inspiegabili, benché divertenti. Laddove non deve sorprendere che quasi mai un politologo indichi le cose da fare. Now (un tempo si diceva ‘Hic et nunc).
A.M.C.