Negli anni scorsi erano più frequenti che oggi le invocazioni all’Europa sociale: a un riequilibrio della costruzione europea nella direzione del sociale, a un patto per il lavoro che, secondo una formulazione di socialdemocratici tedeschi, realizzasse “una migliore coordinazione tra gli Stati membri volta a stimolare l’espansione”. Ma non si era chiari su quali avrebbero potuto essere le misure di rilancio.
Gli Stati membri dell’Unione Europea compongono un contesto di grande sofisticazione culturale. Tutto ciò che possono fare in pro dell’espansione lo fanno già. Allora ciò che in realtà si proponeva e si propone è il ritorno all’assistenzialismo. Ma il lavoro vero lo crea il mercato, non i governi. Quando questi ultimi ‘creano’ in realtà pagano salari artificiali col denaro dei contribuenti. Il che potrebbe anche andare, ove si producessero beni nuovi e vendibili.
Invece nelle economie ipersviluppate quasi mai esistono beni nuovi che siano vendibili, a parte il caso di invenzioni clamorose, i cellulari per esempio. Tutto ciò che il mercato richiede è già offerto dai produttori esistenti. Si possono però produrre beni fuori mercato, da regalare: rimboschire tutte le montagne, bonificare in grande l’ambiente, dare una casa e una protesi proprio a tutti, accogliere molti più immigrati dal mondo della miseria, portare le plebi alla cultura e alle arti, molte altre cose di elevata eticità.
Però mobilitare le risorse per opere così nobili esige una rivoluzione spirituale, per la quale palingenesi tutti i governi che conosciamo, cominciando da quello multinazionale che regge l’Europa, sono impotenti. Occorrerebbe un nuovo Lutero, meglio un nuovo Maometto, un grande capo capace di lanciare valori rivoluzionari e di convertire ad essi le società, non i ministri i commissari i parlamentari europei, tutti follemente innamorati dell’Ideale. Un tale nuovo Maometto ce l’hanno i promotori dei ‘Patti per il lavoro’ oppure contano di trasformare le società con le loro mozioni e direttive comunitarie?
Che poi, i beni prodotti nei posti di lavoro ‘creati’ dai ministri sarebbero competitivi con quelli dei continenti che, grazie anche alla ‘arretratezza’ delle loro legislazioni sul lavoro, si industrializzano in fretta ? Tipica risposta dei proponitori di misure espansive della mano pubblica: “Va creato lavoro di qualità”. Una volta una laburista, Ms Helen Liddell sottosegretaria all’Economia nel governo Blair, formulò un programma di insipienza irraggiungibile: “Essere competitivi sul mercato globale implica un’economia altamente qualificata con alti salari”.
Dov’è il problema, allora? Per affrontare lo scontro finale con la Cina, alziamo i salari e abbiamo vinto! Draghi cinesi, tigri asiatiche, coyoti sudamericani non fatevi illusioni. Ogni incremento in busta paga a Dortmund, Lille e Mirafiori è un chiodo nella vostra bara.
E poi voi di pensatori sindacali ne avete pochi. Noi invece, abbiamo pensatori sindacali e Labour per qualsiasi necessità. Alzando le paghe, e non di poco, vi spegneremo voi draghi tigri e coyoti.
J.J.J.