STELLA, LA CASTA E DUE IMPRUDENZE

E’ una settimana che Stella -insuperabile nel genere che gli appartiene: denunciare le ruberie della Casta senza mai additare una via per sgominare la Casta- si impegna in un genere non suo. Gli ascoltatori di ‘Prima Pagina’, spesso precari, a volte tormentati dalla disoccupazione, lamentano le loro condizioni. Il noto editorialista, facendo forza sui propri istinti solidali, deve rispondere: non ci sono soldi, non possiamo garantire il posto di lavoro, non possiamo chiudere le frontiere ai prodotti che fanno chiudere le nostre fabbriche.

Qualcuno o qualcuna tra quegli infelici non si rassegna, insiste. Allora Stella si  libera degli scrupoli specialistici e tira fuori le unghie dell’imperativo politico. Stamane una insegnante lo ha investito: ‘mi si dice di riqualificarmi per un altro lavoro, ma mi sono laureata per insegnare, un altro lavoro non lo so fare’. Al che Stella ha gettato alle ortiche la severa tonaca della coerenza non-ci-sono-soldi-dimentichiamo-il-posto-fisso e con voce veemente si è lanciato nella proposta politica: “Uno Stato serio deve fare in modo che chi ha studiato da matematico lavori da matematico, chi da archeologo faccia l’archeologo”.

Ammirevole Gian Antonio, è un tenero, un cor cordium, e in qualche caso i piedi gli si staccano da terra e si libra. Dimentico delle centinaia di atenei che producono aspiranti a lavori da sogno, matematico archeologo musicologo cineasta, ingiunge ai governanti di ‘fare in modo’. Non ci sono soldi ma la collettività faccia in modo. Come, se non moltiplicando ‘n’ volte gli stipendi da matematico et cet?

Già più facile moltiplicare gli stipendi da archeologo, il nostro sottosuolo essendo ricchissimo anzi uberrimo di siti & reperti, basta scavare. Idem a favore di chi abbia fatto tesi musicologiche, metti, “Il canto gondoliero a Venezia dopo la serrata del Maggior Consiglio” o “L’arpa nei millenni”: uno Stato serio faccia proliferare cattedre, case discografiche, auditori, scuole di canto gondoliero e di conseguenza squeri per gondole, dimodochè ogni musicologo si realizzi, nel contempo percependo.

Il grido di battaglia di stamane me ne ricorda un altro di vari mesi fa. Per risolvere il problema, tremendo a Milano come a Helsinki, di integrare gli immigrati p.es. dall’Africa, Gian Antonio enunciò con bell’impeto: “Non lasciare che si formino ghetti periferici di sole etnie povere ma sparpagliare, sparpagliare gli immigrati nelle metropoli”. Chi deve sparpagliare se non questo o quel potere pubblico? Quindi, se nel tal quartiere le case quotano 14 mila/mq, comprarle e immettere gli immigrati. Se gli immessi non ce la fanno con le spese condominiali, subentrare.

In effetti dov’è il problema? Sparpagliare, immettere. Se i morti di fame si addensano agli orli delle periferie, anzi delle borgate sottoproletarie, è una bruttura che la collettività seria cancelli. Domanda,  non s’era detto che non ci sono soldi? Gian Antonio: no comment. Ma condòmini e inquilini delle case decenti, a molti euri/mq, saranno lieti degli sparpagli e delle immissioni? Li si possono requisire o espropriare? Riserbo di Gian Antonio.

Ecco perché osiamo auspicare: nessuno, salvo Sergio Rizzo, è stato migliore di Stella nell’investigare la Casta. Investighi sempre più, magari avanzi proposte antiCasta, e lasci a Monti Giarda Fornero e Passera i problemi mastodontici: i precari, gli immigrati, gli ultimi, i non graditi. Traduzione in lingua moderna del pliniano ‘Ne sutor ultra crepidam’: ‘Cordonnier, pas plus haut que la chaussure’ oppure ‘Pasticciere fa’ il tuo mestiere’.

Soldi e spread permettendo, i quadrumviri Monti Giarda Fornero e Passera faranno tesoro del pensiero di Gian Antonio e sparpaglieranno, punteggeranno lo Stivale di scavi archeologici e anche di squeri per gondole.

Porfirio