La città più antica di Francia (fondata 26 secoli fa dai coloni greci di Focea, ma forse erano arrivati prima i fenici), è anche la meno francese, tanti sono gli immigrati dalle ex-colonie. L’esperimento della città ‘planetaria’ procede senza grossi traumi. Del risentimento contro africani e asiatici c’è anche qui, ma nell’assieme la metropoli appare semi-arabizzata pacificamente.
Il fenomeno è antico. Le guerre della Francia utilizzarono molta carne da cannone coloniale. Logico che la Madre-Padrona accogliesse in gran numero i sudditi extraeuropei. Il malandato quartiere tra la stazione di quarantena portuale, oggi trasferita, e l’Arco di Trionfo è abitato soprattutto da maghrebini.
I negozi arabi di moda, le gelaterie tunisine, le macellerie islamiche sgargianti di lustrini, luci e calendari del Ramadan calamitano una Marsiglia maomettana assai più tranquilla della banlieue parigina. Ma i giochi sono rischiosi anche qui. L’estremismo islamico è ben altro che quello ludico-insurrezionale-onanista della gauche 1968 e successiva. Un ex-consigliere di Mitterrand ebbe a declamare “Occorrono le Brigate internazionali, come nella Spagna del 1936. Io sono pronto ad arruolarmi”.
Ai primi del ‘700 una nave dall’Oriente, o dal Levante, portò qui una peste da 40 mila morti. Se in una città tanto araba arrivasse il ribellismo più militante sarebbero guai, magari con meno cadaveri. La forza dell’islamismo combattivo è nella sua capacità di osare l’inosabile e di non perdonare. La Siria insegni.
Secondo una tradizione dell’Islam, un giorno comparirà un altro al-Mahdi -‘colui che è guidato da Dio’- che convertirà tutti gli uomini alla vera fede e dunque porterà l’Islam al trionfo. Sarà un Messia di combattimento e di vittoria. Il Mahdi che apparve nel Sudan riuscì nel 1883 a sconfiggere un esercito britannico e due anni dopo a prendere Khartum, uccidendo il generale Gordon.
Marsiglia naturalmente è tutt’altra cosa che i suoi ghetti di coloniali. E’ il suo vasto sistema portuale. E’ le sue atletiche membra urbane. E’ le autostrade che attraversano intera la metropoli per collegare il porto al Nord e al Sud dell’Europa. Le vaste colline e i fondovalli che circondano la città storica si sono coperti di fabbriche postmoderne e di laboratori avanzati, per non parlare dei soliti quartieri residenziali, delle tecnopoli vicine (Luminy e Chateau Gombert) e di quelle semilontane quali Sophia Antipolis. In una Francia che ha fatto proprie senza riserve le categorie e le sfide della Information Age, Marsiglia asserisce propri vanti tecnologici che hanno radici lunghissime. Nel secolo XVII il suo grande Arsenal des Galères, allora ‘città nella città’, costruì una nave galera per il figlio di Colbert in un solo giorno. Strabone testimonia che per l’eccellenza delle sue scuole letteraria e medica Marsiglia convinceva una parte dell’alta società romana a far studiare i giovani qui, invece che ad Atene. In effetti alle spalle della realtà produttiva odierna c’è una vigorosa tradizione del sapere. Già quindici anni fa si contavano tre vere università, otto scuole per la formazione di tecnici, una dozzina di centri di ricerca del primo rango, vari parchi scientifici e tecnologici che funzionavano anche da incubatoi di imprese dei settori di punta.
Sono spariti settori tradizionali quali l’oleificio e il saponificio. Sono emerse nuove vocazioni: elettronica, aeronautica, petrolchimica, ricerca nucleare, siderurgia, off-shore, altri comparti che valorizzano le risorse locali di sapere avanzato. In più vari programmi hanno fatto dell’area marsigliese un polo dei trasporti, delle telecomunicazioni e del terziario più moderno.
Il comprensorio Marsiglia-Provenza si vanta il maggiore polo francese di ricerca scientifica dopo l’area parigina. Il porto, qui caratterizzato come Europort du Sud, è il primo scalo di Francia e del Mediterraneo, terzo d’Europa, probabilmente terzo del mondo per gli idrocarburi. Il porto è collegato al Rodano, a sua volta collegato al Reno: è la grande via d’acqua tra il Mediterraneo e il Mare del Nord. Genova, che oggi soffre, ottant’anni fa appariva avvantaggiata rispetto a Marsiglia perchè le ferrovie del Sempione e del Gottardo la collegavano al bacino del Reno, cioè al Mare del Nord.
Imponenti le realizzazioni nel settore energetico. Quando nacque, il centro nucleare di Cadarache gestiva il più grande reattore sperimentale di fusione (superconduttore) al mondo. Una parte considerevole della produzione siderurgica francese avviene a Fos-sur-Mer, mentre le Bocche del Rodano fanno il terzo polo aeronautico di Francia dopo Bordeaux e Tolosa.
Ma Marsiglia si è assegnata soprattutto traguardi di leadership post-industriale, immateriale, fatta di programmi ispirati al futuro. Marsiglia si vede come centro decisionale dell’azione francese nel Mediterraneo, riccamente dotato di strutture. Per esempio il polo terziario denominato Euroméditerranée, con una base fisica di oltre 300 ettari, impiegherà nel 2015 ventiquattromila persone. Tra altre iniziative di promozione metropolitana vanno menzionate le ‘zone franche urbane’: 38 quartieri marsigliesi nei quali le attività economiche godono di sgravi fiscali e previdenziali.
Nella grande hall della Camera di commercio, decana tra le consorelle dell’Esagono in quanto istituita nel 1599, figura, al posto della solita scultura ornamentale, più spesso che no in ‘style pompier’ la torpedo Turcat-Mery da 7 cavalli, costruita qui nel 1927. Essa sembra rappresentare lo specifico orgoglio dei marsigliesi: non i simboli, i valori alti, ma le cose, materiali e immateriali. La stessa metropoli merita d’essere visitata non perché sia ricca di monumenti allegorici, bensì in quanto larga esposizione delle opere dell’uomo. I monumenti dei secoli remoti sono pochi; in compenso la prefettura è una tra le più belle, della nazione, l’Opéra è un gioiello dell’Art Deco e la Cité Radieuse di Le Corbusier è una ‘macchina per abitare’ che alloggia 1600 persone. Al largo del Vieux Port c’è l’isola col castello di If, immortalato dal Conte di Montecristo di Dumas. Vi tennero prigioniero l’Uomo dalla Maschera di ferro.
La Marsiglia moderna esplose nell’Ottocento con la conquista dell’Algeria e con i successivi balzi dell’imperialismo francese, secondo solo a quello britannico, in Africa e in Asia, continenti in funzione dei quali il grande porto si dilatò. La prima Esposizione coloniale francese si tenne qui e non altrove, nel 1906. Centinaia di migliaia di rimpatriati dall’Algeria aggiunsero un contorno in più al mito di questa città nel cinema. I marsigliesi avevano conquistato i rivoluzionari francesi col canto che intonarono partendo alla volta di Parigi; però la ‘Marsigliese’ non fu composta qui, ma a Strasburgo.
Sono glorie locali i navigatori Pitea ed Eutimene, che nel quarto secolo a.C. fecero viaggi di scoperta: il primo arrivò in Germania e nelle isole britanniche, il secondo costeggiò l’Africa fino al Senegal, una delle terre destinate a diventare francesi. Il mare è così importante che Marsiglia acclamò il ritorno dei Borboni alla caduta di Napoleone, visto il danno che aveva subito dalle continue guerre dell’Empereur e dal blocco continentale. Invece l’Europort du Sud non deve avere perdonato a Sarkosy la mancata realizzazione del suo vasto progetto di integrazione e rilancio del Mediterraneo, sotto guida francese. Non sappiamo se il progetto viva ancora. Se sì, Marsiglia può ancora sperare di incoronarsi Regina del Mediterraneo.
A.M.C.